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Lavoro da remoto: più produttività ma più spese personali

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Una nuova ricerca realizzata da Lenovo a livello globale evidenzia gli aspetti vincenti, le sfide e le conseguenze dell’adozione improvvisa del modello work-from-home (WFH) durante la pandemia Covid-19, e come le aziende e i loro dipartimenti IT possano abilitare una nuova era del lavoro da remoto. In particolare, questo studio rivela come oltre la metà della forza lavoro intervistata a livello globale ritenga che in futuro si lavorerà da casa sempre di più e sempre più spesso. Lo studio, dal titolo “Technology and the Evolving World of Work”, analizza le modalità con cui i dipendenti in tutto il mondo stanno affrontando questa “nuova normalità” dopo che la grande maggioranza di quanti hanno risposto (72%) ha confermato un cambiamento nelle dinamiche lavorative negli ultimi tre mesi. Lavorando da casa, ci si sente più connessi e produttivi che mai, ma i dati mostrano anche timori legati al proprio benessere economico, fisico ed emotivo.

 

Lo studio è stato condotto dall’Intelligent Devices Group di Lenovo interrogando i dipendenti in 10 mercati – Stati Uniti, Brasile, Messico, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Cina, India e Giappone – tra l’8 e il 14 maggio 2020, con interviste a 20.262 persone. Queste hanno risposto a domande relative alla loro esperienza con la tecnologia sul luogo di lavoro e all’impatto della pandemia sulle loro preferenze ed equilibrio tra vita personale e lavorativa.

 

I dipendenti intervistati a livello globale hanno affermato che si sentono più ‘connessi’ ai loro dispositivi: l’85% ha dichiarato di fare maggiore affidamento sul proprio PC (laptop e/o desktop) rispetto a quando si trovava in un ufficio. Circa due terzi degli intervistati (63%) si sentono più produttivi lavorando da casa rispetto a quando erano in ufficio. Il 52% degli intervistati ritiene che continuerà a lavorare da casa più di quanto facesse prima del Covid-19 – anche quando non saranno più obbligatorie le misure di distanziamento sociale. Questa nuova fiducia nel lavoro da remoto ha accresciuto la necessità per le aziende di dotarsi di soluzioni IT personalizzabili, moderne e scalabili. Il 79% degli intervistati concorda sul fatto di aver dovuto fare da responsabile IT di sé stesso, lavorando da casa, e la maggior parte degli intervistati ritiene che i datori di lavoro debbano investire di più in formazione sulla tecnologia per agevolare il lavoro da casa in futuro.

 

Con un passaggio al lavoro da casa tanto rapido quanto quello generato dalla recente pandemia, i lavoratori hanno dovuto fare investimenti personali in tecnologia quando non l’hanno fatto i loro datori di lavoro: 7 dipendenti su 10, tra gli intervistati a livello globale, dichiarano di aver acquistato nuovi dispositivi tecnologici per lavorare da remoto. Circa il 40% degli intervistati ha dovuto migliorare a proprie spese, in toto oppure in parte, la propria dotazione tecnologica. Gli intervistati in Italia hanno dichiarato di aver speso personalmente in media circa 305 euro per aggiornare o migliorare la tecnologia necessaria per lavorare da casa durante la pandemia – circa 62 euro in più rispetto alla media mondiale di 238 euro, a titolo di confronto, tra i dieci Paesi analizzati, solo in Germania (336 euro) e Stati Uniti (307 euro) si è speso in media di più.

 

Il nuovo approccio al lavoro ha anche messo in luce alcune difficoltà. Il 71% degli intervistati lamenta l’emergere di nuove problematiche o il peggioramento di alcune condizioni fisiche, tra cui dolori alla schiena e difficoltà a dormire. Avere una postazione adeguata per lavorare da casa, che comprenda ad esempio mobili appropriati e un monitor esterno di grandi dimensioni che possa essere adattato alle proprie esigenze, è importante per aumentare il comfort. Prendersi delle pause è altrettanto importante, poiché molti di quei break a cui siamo abituati in ufficio si verificano a ritmi diversi durante il lavoro da remoto. Poiché la tecnologia ha alimentato il lavoro da casa in tutto il mondo, gli intervistati hanno anche espresso preoccupazioni più generali sulla sicurezza e sulla forte dipendenza dalla connettività per svolgere il proprio lavoro. I dipendenti concordano sul fatto che la loro principale preoccupazione relativamente alla tecnologia è la maggiore vulnerabilità delle aziende per cui lavorano alle possibili violazioni dei dati. Complessivamente, i dipendenti intervistati a livello globale hanno espresso sentimenti contrastanti: mentre alcuni si sono dichiarati felici (27%) ed entusiasti (21%) di lavorare da casa per sempre, altri si sentono neutrali (22%) oppure in conflitto (17%).

 

“Questi dati ci offrono spunti molto interessanti sulla complessa relazione che i dipendenti hanno con la tecnologia in un momento in cui la sfera personale e quella professionale stanno diventando sempre più interconnesse con la crescita del numero di persone che lavorano da casa”, ha commentato Dilip Bhatia, Vice President of Global User and Customer Experience di Lenovo. “Gli intervistati fanno sempre più affidamento sulla tecnologia e si sentono più produttivi, ma si preoccupano per la sicurezza dei loro dati e si aspettano che le aziende investano in formazione tecnologica. Stiamo utilizzando questi risultati per migliorare lo sviluppo delle nostre tecnologie smart e offrire ancora più strumenti utili a chi lavora e lavorerà da remoto”.

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