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Fisco, il governo punta a rimandare le scadenze

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Un capitolo privilegiato su cui il governo è al lavoro nell’ambito del prossimo ‘decreto agosto’ è quello del fisco. Qualora il Parlamento mercoledì prossimo desse l’ok al nuovo scostamento di bilancio da 25 miliardi, già approvato dal governo, l’esecutivo dovrà subito mettersi all’opera per impiegare quei soldi in misure che possano ‘tamponare’ la crisi economica che si profila per l’autunno.

 

Una delle prossime misure dovrebbe riguardare l’estensione dello stop alla riscossione coattiva dei tributi fino alla fine dell’anno. Inoltre, sarà estesa fino al 31 dicembre 2020 anche la moratoria mutui per le famiglie, il cui termine era stato fissato al 30 settembre. Misure che sanno di risposta alle opposizioni che hanno fatto del tema delle tasse il proprio cavallo di battaglia. Ieri, nel corso di un incontro pubblico a Prato il leader della Lega Matteo Salvini ha affermato: “Questi matti a settembre pensano di inviare 12 milioni di cartelle esattoriali di Equitalia a casa degli italiani. Noi faremo di tutto per bloccarle, perché sarebbero un massacro per l’economia”.

 

Sul fronte lavoro, sono due le misure di decontribuzione che il governo è pronto a mettere in campo: in primo luogo, viene prevista una decontribuzione fino a fine anno per le aziende che tolgono i lavoratori dalla cassa integrazione e li rendono operativi. Il secondo strumento di decontribuzione riguarderà invece i neo-assunti.

 

Secondo il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo il pacchetto dedicato al lavoro sarà “la parte più consistente dei 25 miliardi di euro” di scostamento di bilancio approvato dall’ultimo Consiglio dei ministri. “Con la parte più consistente di questi 25 miliardi intendo fornire ulteriore protezione ai lavoratori e alle imprese, in questa fase di ripartenza di questo Paese”, ha detto in un video su Facebook mettendo in fila i provvedimenti che troveranno spazio nel prossimo decreto in arrivo: la proroga di altre 18 settimane della cassa integrazione o in alternativa uno sgravio per quelle aziende che decidano di far rientrare i propri dipendenti sul posto di lavoro; il rinnovo dello stop ai licenziamenti; incentivi per le nuove assunzioni; rifinanziamento del fondo nuove competenze; proroga della Naspi e della Dis coll.

 

Sull’altro fronte che dovrebbe sostenere la ripresa economica del Paese, invece, cioè l’impiego dei soldi che arriveranno dal Recovery Fund europeo, continua il dibattito su chi e in quale sede debba scrivere il piano di riforma. Ieri Forza Italia ha proposto di lasciare voce in capitolo al Parlamento, con l’istituzione di una bicamerale: “Per uscire da questa crisi così profonda non bastano i soldi del Recovery Fund o del Mes, serve innanzitutto avere una visione, un’idea, un progetto comune per lo sviluppo del Paese. Ed è per questo che Forza Italia sta chiedendo di istituire subito una bicamerale per scrivere assieme le riforme che dovranno disegnare l’Italia per i prossimi venti anni” ha dichiarato Sestino Giacomoni, vicepresidente della Commissione Finanze alla Camera e membro del coordinamento di presidenza di Forza Italia. Sulla proposta il premier Conte ha dimostrato nelle ultime ore una certa apertura, rimarcando come resti “ovviamente una scelta del Parlamento” e come possa “offrire una più agevole e efficace modalità di confronto col il Parlamento”. Anche buona parte del Pd è favorevole alla bicamerale, mentre resta contrario Salvini: la bicamerale “sa tanto di vecchio” ha commentato il leader della Lega aumentando il distacco che ormai separa il leghista da Berlusconi.

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