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Il 5G e l’assedio delle fake news

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Dallo spionaggio cinese al rischio tumori, lo sviluppo del 5G potrebbe essere frenato dalle campagne di disinformazione. La versione completa di questo articolo, a firma di Fabio Insenga, è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre.

 

La Tav, i vaccini, ora perfino il Coronavirus. Contesti diversi e ‘opposizioni’ diverse. Eppure, un filo conduttore che lega le principali manifestazioni della retorica del ‘NO’ c’è: il confine, labile, tra informazioni e fake news. Sulle prime è giusto dividersi, pesando le ragioni di una parte e dell’altra. Le seconde finiscono per drogare un dibattito che perde il contatto con la realtà e si arrende ai negazionismi. A questa dinamica non è riuscito a sottrarsi uno dei dossier più significativi per lo sviluppo tecnologico, il 5G. La somma di diversi fattori rischia di rallentare uno sviluppo che promette, o prometteva, una discontinuità significativa. Da una parte, uno scontro geo-politico che nasce dalla contrapposizione Usa-Cina e si propaga a livello globale. Dall’altra, l’ormai cronica tentazione di piegare la scienza alla fantascienza per denunciare rischi presunti e relative conseguenze per la salute. Il fronte complottista è alimentato da tutte e due le sponde. “Il 5G serve ai cinesi per tenere in pugno il mondo”. Oppure, “le onde radio del 5G sono nocive per i nostri bambini”. Rispetto a tutte e due le affermazioni è doveroso fare un po’ di chiarezza.

 

La guerra fredda tra Usa e Cina è sempre più dura. E il terreno di scontro preferito, con ostilità apertamente dichiarate, è quello della tecnologia. Con un capitolo più sensibile di tutti gli altri, il 5G. L’ostracismo verso Huawei e Zte, fumo agli occhi di Donald Trump, con le elezioni presidenziali americane ormai alle porte, è diventato un tema geopolitico rilevante a livello globale. I grandi operatori cinesi sono considerati un braccio armato del Partito comunista, capace di un sofisticato spionaggio e pronto a tramare contro la sicurezza nazionale. Non solo degli Stati Uniti ma anche degli altri Paesi occidentali, Italia inclusa. Lo schema è esattamente quello della Guerra fredda. L’obiettivo è quello di creare un blocco compatto di Paesi che rifiutano la tecnologia cinese, aderendo al Clean Network, l’iniziativa lanciata dal dipartimento di Stato statunitense. La strada, in questo senso, sembra ben tracciata.

 

La versione completa di questo articolo, a firma di Fabio Insenga, è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2020. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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