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I manager dell’Era Covid: come cambiano le preferenze delle aziende

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La crisi ha mutato le preferenze delle aziende nella ricerca di dirigenti. Ma ovunque la parola d’ordine è una sola, secondo Alessandro Testa di Jefferson Wells: efficienza. La versione originale di questo articolo, a firma di Alessandro Pulcini, è disponibile sul numero di Fortune Italia di novembre 2020.

 

TRA LE DOMANDE che ci siamo posti dall’inizio dell’emergenza sanitaria riguardo il suo impatto economico, ce n’è una che, nell’incertezza, perlomeno suggerisce possibili risvolti positivi, una volta finita la pandemia: cosa impareremo? Secondo Jefferson Wells, brand di ManpowerGroup, dalla crisi senza precedenti che stiamo vivendo le aziende hanno tratto un insegnamento prezioso: per sopravvivere bisogna essere più efficienti.

 

 

ManpowerGroup è una multinazionale tra i leader mondiali in ambito risorse umane: gestisce, seleziona e valuta dipendenti e lavoratori in 80 Paesi nel mondo, compresa l’Italia. Con Jefferson Wells ha deciso di dedicare un intero brand a un settore specifico del mondo della ricerca del lavoro, quello relativo ai manager e ai top executive. In entrambi questi due livelli professionali, dice il direttore di Jefferson Wells, Alessandro Testa, il Covid ha portato cambiamenti importanti in termini di profili e caratteristiche cercate dalle aziende. E il “filo conduttore è sicuramente il tema dell’efficienza”.

 

Jefferson Wells - Alessandro Testa
Alessandro Testa – Courtesy Jefferson Wells

 

La recente indagine di Jefferson Wells su professioni, settori e competenze attualmente più richieste ha svelato come specifiche figure professionali siano balzate in cima alle preferenze delle imprese. A livello manageriale, in particolare, si afferma il Project manager. A livello executive il Cfo. Entrambi, dice Testa, hanno quei compiti di coordinazione e ottimizzazione fondamentali in un momento storico senza precedenti come quello attuale. “Il Cfo è focalizzato sulla gestione della parte contabile, sulla relazione con il sistema bancario e la gestione dei finanziamenti, tutti aspetti fondamentali durante un periodo di grande tensione finanziaria”. Il project manager, invece, ha un ruolo simile nella gestione del singolo progetto, dove si deve occupare “di rispettare le scadenze e coordinare tutti i colleghi”.

 

 

Queste preferenze tese all’ottimizzazione dei processi aziendali sono, con poche eccezioni, diffuse in qualsiasi industria. Con la pandemia “le prospettive sul fatturato dell’anno in corso sono scese mediamente del 20-25% in vari settori, a esclusione del mondo farmaceutico e di quello digitale”, dice Testa. E con un impatto così negativo l’efficienza è diventata un obbligo, considerati anche i vincoli legati alle misure governative, che hanno finora impedito ristrutturazioni e quindi grandi tagli al personale. Le aziende, un po’ perché queste sono state le previsioni dall’inizio della pandemia e un po’ perché la diffusione dei vaccini sembra sempre più imminente, sperano nel “rimbalzo nel primo semestre 2021. Quindi al momento non si agisce in maniera di ridurre pesantemente la capacità produttiva”, dice Testa.

 

 

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Ma alcuni cambiamenti saranno permanenti, sempre in nome dell’efficienza. È il caso, naturalmente, del lavoro a distanza. Al di là della sua efficacia, va considerato che per implementarlo molte aziende, perlomeno le più previdenti e quelle che non hanno lasciato soli i lavoratori, hanno dovuto spendere soldi. “Non tutte le aziende erano pronte a far lavorare i propri dipendenti con i necessari strumenti per il lavoro remoto, quindi hanno dovuto investire”, e così come gli stessi manager hanno dovuto imparare come gestire la transizione. Passata l’emergenza, dice Testa, si arriverà quindi nella fase in cui si cerca di essere altrettanto produttivi con strumenti nuovi. Ad esempio, “il fatto che tante persone lavorino da casa ha ridotto la necessità di spazi”, creando in alcuni casi la possibilità di risparmiare sugli immobili, ma molte aziende “stanno pensando a dedicare i loro spazi al coworking, magari per incontri in ore pianificate. O addirittura rendono i locali disponibili a terzi, e questo apre a possibilità molto interessanti”.

 

 

Uno scenario incerto significa, al netto dei rischi, l’apertura di tante nuove possibilità. Per sfruttarle, a livello di leadership, sarà fondamentale quindi avere manager e dirigenti che posseggano una delle soft skill più ricercate in epoca Covid: l’adattabilità. Il manager, dice Testa, “deve avere capacità creativa e di problem solving. Penso al mondo della moda, che è stato spesso in grado di dirottare la produzione verso l’ambito sanitario”.

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