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Coronavirus, la debolezza della politica può fare morti

È giusto che la politica si divida sui temi rilevanti. È comprensibile che lo faccia quando si deve decidere a chi affidare la gestione dei duecento miliardi che arrivano dal Recovery Fund. È perfino accettabile che lo faccia, magari in maniera meno strumentale, quando si tratta di scegliere se accedere o meno al Mes sanitario. Diventa pericoloso, e colpevole, dividersi sul Natale, speculando sulla legittima aspirazione degli italiani a riconquistare una quota di libertà. Ci sono 887 morti, oggi, che si sommano agli altri sessantamila dall’inizio della pandemia da Coronavirus.

 

Una politica debole tende a fare errori. Una politica debole che fa errori in questa fase, cercando consenso nella maniera più sbrigativa possibile, rischia di fare altri morti. La responsabilità di un governo e di una classe dirigente non può che misurarsi con la capacità di prendere, e difendere, decisioni impopolari quando sono necessarie. Le trattative sulle deroghe per gli spostamenti durante le Feste, nel tentativo di intestarsi uno strappo alle regole imposte seguendo le indicazioni della comunità scientifica, sono una palese dimostrazione di debolezza. Intesa nella sua accezione peggiore: l’incapacità di rimanere coerenti con le decisioni prese.

 

Non servono gli appelli e le parole della schiera di virologi e scienziati, che si rincorrono di fronte alle telecamere, per capire che arriverà una terza ondata di epidemia del Coronavirus e che quanto sarà intensa e distruttiva dipenderà essenzialmente da come saremo capaci di comportarci nelle prossime tre settimane.

 

Basta leggere i dati e ricordare quanto successo in estate. Partendo da contagi vicini allo zero si è arrivati al nuovo picco di ottobre e novembre. Ora, partendo da ventimila contagi e quasi mille morti al giorno, come si può pensare che gennaio, con il freddo e l’influenza che arriverà puntuale, possa non essere un mese difficilissimo? Nessuno si può spingere a ipotizzare il contrario. Eppure, si pensa al Natale e al Capodanno.

 

Chi ne fa una questione sociale, ricorrendo alla mozione degli affetti, rischia di mettere a rischio la vita degli anziani pur di far passare loro Feste ‘serene’ e in compagnia. Chi ne fa una questione economica, insistendo sull’importanza dei consumi, dimostra di non comprendere che la macchina produttiva, faticosamente rimasta accesa in questi mesi, rischia di schiantarsi definitivamente se l’emergenza dovesse imporre un nuovo stop generalizzato.

 

A questo, e alla responsabilità che hanno, dovrebbero pensare le forze politiche che in queste ore fanno a gara a chi si spende di più per ridare agli italiani un Natale normale, quando il Natale non può essere normale.

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