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Le banche chiedono tariffa libera per prelievi bancomat

Libertà di tariffa per i prelievi bancomat, quando si usa la carta in apparecchiature non di proprietà della banca di cui si è clienti. Lo ha chiesto il consorzio Bancomat, la società che gestisce i distributori di contanti di circa 125 banche all’Antitrust, che ha deciso di approfondire la richiesta, aprendo un’istruttoria.

 

L’Autorità garante per la concorrenza e il mercato è stata coinvolta in quanto il consorzio che gestisce la carta elettronica copre praticamente l’intero universo bancario. Trattandosi di operazioni che prevedono rapporti commerciali fra banche in concorrenza, e servizi in grado di modificare i rapporti di forza sul mercato, devono ottenere il via libera dell’Antitrust.

 

In pratica il consorzio Bancomat ha comunicato l’intenzione di introdurre un modello alternativo rispetto a quello in vigore, “che prevedrebbe la sostituzione delle commissioni interbancarie con l’applicazione al titolare della carta di una eventuale commissione definita in via autonoma da ciascuna banca proprietaria dell’ATM e che eroga, dunque, il servizio di prelievo attraverso le proprie apparecchiature”. Per le banche la commissione sarebbe resa nota al titolare della carta prima dell’autorizzazione all’operazione di prelievo. Oggi, invece, la tariffa fissa di prelievo per il cliente su apparecchi diversi da quello della propria banca è di 2,50 euro.

 

La tariffa libera, spiega la società, “sarebbe giustificata dall’aumento dei costi sostenuti dalle banche nella gestione degli Atm, legati all’evoluzione tecnologica di tali apparecchiature e ai maggiori rischi collegati ad iniziative fraudolente più sofisticate; costi che, in molti casi, sarebbero maggiori rispetto all’ammontare della commissione interbancaria”.

 

Il capitale sociale di Bancomat è distribuito tra 125 soggetti dei quali i principali sono: Intesa Sanpaolo che detiene il 25% circa del suo capitale sociale; Unicredit che ne detiene il 19% circa; Iccrea Banca con l’11,5% circa; Banco BPM con il 7,6% e Monte dei Paschi di Siena che ne ha in mano circa il 7,5%.

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