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Banco Bpm e Cattolica, verso lunga guerra legale

Si va verso una dura e lunga guerra legale tra Banco Bpm e Cattolica Assicurazioni.

 

La banca guidata da Giuseppe Castagna ha comunicato formalmente alla compagnia assicurativa l’avvenuto esercizio dell’opzione di acquisto della quota del 65% detenuta da Cattolica nel capitale delle joint venture Vera Vita (che detiene il 100% della compagnia assicurativa irlandese Vera Financial DAC) e Vera Assicurazioni (che detiene il 100% di Vera Protezione). Ma è tutt’altro che un’operazione finanziaria come le altre. Per il semplice fatto che le due società forniscono una versione dei fatti completamente opposta.

 

Banco Bpm ritiene di poter effettuare l’operazione perché c’è stato (nella sua interpretazione) un cambio di controllo societario in Cattolica con l’ingresso di Generali. Circostanza, questa, che Cattolica contesta. Anzi, la compagnia assicurativa ritiene di avere rilevanti crediti derivanti dagli inadempimenti del BancoBPM agli accordi di Bancassicurazione.

 

Due sono i temi che sembrano emergere con sufficiente chiarezza. Da una parte, la necessità di Banco Bpm di chiudere la partnership con Cattolica, presumibilmente per accelerare verso l’operazione di consolidamento che coinvolge Bper. Dall’altra, le esigenze della compagnia assicurativa che è ancora una cooperativa in attesa della trasformazione in spa che avverrà ad aprile prossimo. Necessità ed esigenze che non coincidono. E che ora finiranno nelle pieghe di un lungo arbitrato. Che dovrà prima esprimersi sul controllo di Generali, un controllo che può essere di fatto ma non effettivo, e poi eventualmente sul prezzo dell’operazione.

 

La posizione di Banco Bpm. La comunicazione di esercizio dell’opzione di acquisto trasmessa a Cattolica riporta le ragioni che portano a ritenere che l’esecuzione, in data 23 ottobre 2020, dell’operazione societaria e industriale tra Assicurazioni Generali e Cattolica, annunciata al mercato il 25 giugno scorso, abbia determinato un cambio di controllo su Cattolica e pertanto dia titolo a Banco BPM a esercitare l’opzione di acquisto della quota detenuta da Cattolica nel capitale delle joint venture. Nella propria comunicazione Banco BPM ha anche precisato, formulando ogni riserva al riguardo, di non aver avuto accesso, nonostante ripetute richieste formulate a Cattolica, alla documentazione relativa all’ingresso di Assicurazioni Generali nel capitale di Cattolica ed ai connessi accordi industriali avendo peraltro Cattolica sin qui contestato, nella corrispondenza intercorsa, che si sia verificato un cambio di controllo.

 

La posizione di Cattolica Assicurazioni. L’opzione di acquisto è stata richiesta da BancoBPM supponendo un asserito cambio di controllo di Cattolica, ai sensi dell’articolo 2359 del Codice Civile, quale supposta conseguenza dell’acquisizione, da parte di Assicurazioni Generali, del 24,46% del capitale sociale di Cattolica tramite la sottoscrizione dell’aumento di capitale riservato effettuato in data 23 ottobre 2020. La posizione assunta dal BancoBPM è comunque del tutto priva di fondamento, sotto ogni profilo, non trovando riscontro in alcuna previsione né di legge né di contratto come attestato da autorevoli pareri legali indipendenti e dagli orientamenti espressi dalle Autorità di Vigilanza, in particolare col provvedimento di autorizzazione rilasciato da IVASS all’ingresso di AG nel capitale. Sull’iniziativa di BancoBPM – che ha effetti solo potenziali e del tutto teorici, perché integralmente e radicalmente contestata dalla Società, che anzi ritiene di avere rilevanti crediti derivanti dagli inadempimenti del BancoBPM agli accordi di Bancassicurazione – ci si riserva ogni azione a tutela della posizione di Cattolica anche sul piano risarcitorio e reputazionale.

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