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Con le dimissioni di Giuseppe Conte, e l’apertura di una crisi di governo formale, sono cambiate le regole del gioco. È il Quirinale, entro i margini concessi dalla Costituzione, a dettarle e dovrà essere il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, a pretendere che vengano rispettate.

 

Insieme alle regole, cambiano anche i ruoli dei protagonisti in campo. A partire da quello di Giuseppe Conte. Finora è stato regista, da Palazzo Chigi, di trattative e tatticismi che, seppure con risultati modesti, lo hanno visto come unico riferimento possibile per evitare il precipitare della crisi di governo. Ora, almeno per i prossimi due giorni, sarà una delle opzioni da sondare e intorno al suo nome si consumerà un primo giro di consultazioni. In 48 ore, potrebbe ottenere la chance di un ultimo tentativo, con un pre-incarico per formare un nuovo governo che aprirebbe un weekend di trattative serrate. Oppure, potrebbe uscire definitivamente di scena, nell’ipotesi in cui emergesse una convergenza su un nome diverso o anche solo un veto significativo rispetto alla sua terza esperienza consecutiva da premier.

L’altro salto di qualità che ha fatto la crisi con le dimissioni di Conte riguarda il terreno di gioco. Una cosa è trattare nei corridoi dei Palazzi, o sulle pagine dei giornali, un’altra è parlare al Quirinale.

 

Le forze politiche, tutte, saranno chiamate da Mattarella a prendere una posizione netta e, soprattutto, a renderla pubblica, ufficiale, e inequivocabile. L’obiettivo delle consultazioni è quello di scattare una fotografia tanto più fedele possibile al reale posizionamento delle forze in campo. Fino alla conseguente decisione del Capo dello Stato, che potrebbe arrivare venerdì sera o sabato mattina, lo spazio per trattare sarà sostanzialmente congelato.

 

Se arrivasse un pre-incarico a Conte, è presumibile che la maggioranza vada cercata con il rientro di Italia Viva e un allargamento centrista, grazie ai nuovi gruppi di Camera e Senato, e al coinvolgimento di singoli parlamentari. Se, invece, dovesse concretizzarsi uno scenario nuovo, è presumibile che la maggioranza possa allargarsi in modo più strutturale e convergere su un premier diverso da Conte.

 

In un caso o nell’altro, sarà Mattarella, ascoltate le ragioni di tutti e riscontrati i numeri potenziali, a decidere da che parte andare.

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