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Catricalà era una persona perbene

Per un giornalista, i rapporti con buona parte degli interlocutori cambiano rapidamente. Dipende dalle stagioni, dagli incarichi, dalle reciproche necessità. Con Antonio Catricalà, nel mio caso, è stato diverso. Ci sono stati periodi in cui ci siamo sentiti tutti i giorni, fonte preziosa perché sapeva cosa dire e cosa omettere. Ci sono state interviste importanti. Ne ricordo una, in particolare, da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Lavoravo all’Adnkronos e finì, integrale, su diversi quotidiani. Merito soprattutto delle risposte che aveva scelto di dare su temi allora controversi. Poi ci sono stati i periodi in cui ci siamo sentiti meno. Ma ogni volta che ho alzato il telefono ho trovato sempre la stessa disponibilità, anche quando la riposta è stata ‘questa volta non posso’. Ricordo ancora uno scambio di messaggi che aiuta a descrivere chi era Antonio Catricalà. Lo cercavo, pochi mesi dopo il passaggio a Fortune Italia, per avere una conferma su una vicenda che lui conosceva bene. La risposta fu telegrafica ma risolutiva. Con un post scriptum: il senso era ‘le persone perbene restano le stesse, anche quando cambiano ruolo’. Ecco, Catricalà era una persona perbene.

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