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Sigarette elettroniche, slittato a metà aprile parere Ue

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Le sigarette elettroniche fanno male come quelle tradizionali? Oppure, c’è una riduzione del danno che va considerata? A queste due domande, particolarmente rilevanti per il futuro del mercato del tabacco e di quello dei prodotti alternativi, deve rispondere la Commissione Ue. Doveva arrivare a inizio marzo la pubblicazione del parere del Comitato Scientifico della Commissione UE. E, invece, arriverà in ritardo, a metà aprile. Il Report dello Scheer (Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks) è funzionale a tracciare l’indirizzo regolamentare Europeo rispetto ai prodotti innovativi alternativi alle sigarette, che nel corso del 2021 saranno protagonisti di due importanti appuntamenti regolatori a livello comunitario: la Tobacco Products Directive (TPD) e la Tobacco Ecxise Directive (TED).

Già il 23 settembre scorso lo Scheer aveva adottato una posizione preliminare sulle E-cigs, che è stata poi aperta a una consultazione pubblica fino al 26 ottobre. La fase di consultazione aveva visto numerose critiche – da parte dei produttori di sigarette elettroniche, delle associazioni di consumatori e del mondo medico-scientifico – in quanto la posizione preliminare non prendeva neanche in considerazione il ruolo che i prodotti alternativi, come le sigarette elettroniche e tabacco riscaldato, possono avere per eliminare le sigarette in un’ottica di riduzione del danno. Come sottolineato durante la riunione del gruppo di lavoro Scheer sulle sigarette elettroniche, il 2 dicembre 2020, la consultazione pubblica ha raccolto 691 contributi da parte di autorità del mondo medico-scientifico, alcuni dei quali hanno sostenuto la necessità di considerare “la riduzione del danno delle sigarette elettroniche rispetto alle sigarette tradizionali”.

Recentemente, il dibattito sulla regolamentazione dei prodotti innovativi a livello comunitario era già stato oggetto di un’accesa polemica scoppiata in Italia sullo European Beating Cancer plan, l’ambizioso piano della Commissione Europea annunciato lo scorso 3 febbraio, volto a ridurre significativamente il numero di morti per cancro con investimenti pari a 4 miliardi del bilancio UE. Il piano UE ha generato da subito numerose critiche per l’evidente penalizzazione nei confronti del Made in Italy relativamente a diverse filiere, quali quella del vino, dell’agroalimentare ma anche rispetto ai prodotti alternativi alle sigarette.

Gli obiettivi del piano prevedono, tra l’altro, un abbattimento della percentuale dei fumatori dal 25% di oggi (22% in Italia), al 5% nel 2040, per creare ‘una generazione zero tabacco’. A fronte di un obiettivo lodevole e ambizioso, tuttavia, la strategia adottata dalla UE rischia di fallire, in quanto non includendo il principio della riduzione del danno insieme alle tradizionali politiche di prevenzione e controllo, si rischia di perdere l’opportunità rappresentata dall’evoluzione tecnologica. Nel non considerare tale principio, l’UE va contro le evidenze emergenti a livello di mercato in diversi Paesi del mondo (come l’Italia o il Giappone) muovendosi in maniera diametralmente opposta rispetto ad altre amministrazioni (UK, USA, Nuova Zelanda) che hanno sposato con successo una strategia di riduzione del danno da fumo grazie ai prodotti innovativi.

Le proposte della Commissione per il Beating Cancer Plan, così come il report preliminare dello Scheer, tendono infatti a una equiparazione tra le sigarette classiche e i prodotti senza combustione, E-cig e prodotti a tabacco riscaldato: un approccio che di fatto ignora le molte raccomandazioni ottenute in fase di consultazione da esperti internazionali, nonché le evidenze scientifiche di oltre 30 studi indipendenti e i pareri di oltre 10 enti regolatori in tutto il mondo, tra cui la Statunitense Food and Drug Administration e il Public Health England (UK).

La FDA, l’ente responsabile tra l’altro per la regolamentazione di farmaci e prodotti del tabacco negli Stati Uniti, tra i più autorevoli enti di salute pubblica al mondo e protagonista dei protocolli di autorizzazione dei vaccini per il COVID-19, riconosce il principio di riduzione del danno. La FDA ha previsto l’introduzione della categoria “Prodotti del Tabacco a Rischio Modificato”, status ottenibile soltanto a fronte di un articolato processo di revisione delle evidenze scientifiche disponibili sui nuovi prodotti. In base a tali evidenze l’agenzia determina se un prodotto è appropriato o meno per la tutela ovvero per la promozione della salute pubblica, tenendo conto dei rischi e dei benefici nel complesso.

La posizione del PHE, basata sulla revisione di tutta la documentazione scientifica prodotta sulle E-cig, è che le sigarette elettroniche sono del 95% meno dannose rispetto al fumo. Da diversi anni l’ente britannico è un convinto sostenitore di un approccio al fumo incentrato sul principio di riduzione del danno, che prevede l’adozione delle sigarette elettroniche come strumento fondamentale per la lotta al fumo convenzionale.

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