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Amazon, la pipì e i diritti del lavoro

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La notizia è di quelle che fanno il giro del mondo. Amazon ammette che i suoi autisti sono costretti a fare la pipì nelle bottiglie. Colpa delle condizioni di lavoro legate a Covid, colpa di una macchina mondiale che si tiene sul tempo e l’efficacia delle consegne. Le giustificazioni sono abbastanza scontate. Il fatto che ci sia stata l’ammissione ufficiale è invece un passo significativo.

Arriva grazie al lavoro della stampa americana e grazie a una cultura che dà ancora valore al peso della reputazione e della verità. Si può insabbiare, nascondere e negare ma solo fino a un certo punto. C’è una soglia oltre la quale conviene dire le cose come stanno.

Meglio ripartire dalla pipì nelle bottiglie, assicurare che saranno prese le misure che servono a riportare gli autisti nella condizione di urinare in un bagno, e mostrarsi collaborativi. Non è solo una strategia di comunicazione. È anche la prima manifestazione di una consapevolezza negli anni schiacciata dalla logica del maggiore profitto al minore costo possibile: esiste un problema nell’organizzazione e nella gestione del lavoro anche per Amazon.

Allargando lo sguardo, e andando oltre il sacrosanto diritto degli autisti di Amazon di fare la pipì in condizioni umane, resta il tema dei diritti dei lavoratori in un rapporto di lavoro reso ‘liquido’ e quasi inafferrabile dalle dimensioni enormi del datore di lavoro, dalla tecnologia e dalla velocità.

Gli autisti di Amazon sono quello che resta del fattore umano della forza lavoro in una società sempre più alimentata dalle logiche della Gig economy. Sintetizzando e semplificando: una paga, bassa, a fronte di un servizio, una prestazione, che non è più lavoro strutturato ma una somma numerica di consegne nel minore tempo e con il minore costo possibile.

L’emergenza legata a Covid ha reso questo modello, per molti, un approdo senza alternativa. Oggi riguarda un numero di persone sempre più ampio e il modello Amazon, per dimensione e diffusione nel mondo, è un riferimento. Il tema dei diritti dei lavoratori sta emergendo come una priorità non più eludibile, neanche negli Stati Uniti dove ogni tentativo di sindacalizzazione è stato finora marginalizzato e neutralizzato.

Dietro la pipì degli autisti di Amazon c’è molto altro. Ci sono le condizioni che vanno contrattate, e non solo concesse a singhiozzo, per rendere una prestazione un lavoro e non solo un numero infinitesimo che fa una somma gigantesca.

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