Buon 25 aprile, a tutti

Buon 25 aprile, a tutti. L’augurio più importante, e più banale, non sempre e non da tutti viene accolto come dovrebbe. La festa della Liberazione dal nazifascismo è una festa nazionale che celebra una data simbolica, scelta per indicare la fine dell’occupazione tedesca, appoggiata dai fascisti della Repubblica di Salò, nel 1945.

È una festa di parte, e divisiva, sostiene chi la contesta. Vero, è la festa della parte di italiani che si riconosce negli ideali anti-fascisti della Costituzione e divide chi crede nella libertà da chi sostiene la rivisitazione nostalgica della dittatura e del totalitarismo. Una divisione sostanziale. L’idea che il 25 aprile sia una data “troppo politicizzata” ricorre e il tentativo di renderla una Festa diversa, cercando di riempirla di significati nuovi, non fa altro che rafforzarne l’importanza. Oggi è la Festa della Liberazione dal nazifascismo, non ci si libera da altro.

Ricordare, rinnovare la memoria, parlare della Resistenza e del sacrificio che ha consentito di ritrovare la libertà e la democrazia vuol dire prima di tutto rispettare la storia. Un valore che andrebbe condiviso, sia da chi vive il 25 Aprile come “L’unica festa veramente importante” (cito una frase di mia madre che ogni anno torna a farsi sentire), sia da chi nel 25 Aprile non riesce a vedere che “una festa degli altri”.

Lo stesso concetto di ‘pacificazione’, che viene strumentalmente utilizzato per suggerire un ridimensionamento del 25 aprile, va considerato nella sua accezione sana. Pacificare non vuol dire cancellare. E non vuol dire neanche alimentare un revisionismo pericoloso. Pacificare vuol dire condividere, a prescindere dall’estrazione politica, il punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia rimanere nell’arco costituzionale: la democrazia e le sue origini.

E la democrazia italiana nasce dalla Resistenza e passa per il 25 aprile. Buon 25 aprile, a tutti.