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Quando il manager è uno stupratore

Un nuovo caso di violenza sessuale coinvolge un manager. È stato arrestato per violenza sessuale aggravata, sequestro di persona e lesioni personali aggravate Antonio Di Fazio, 50 anni, amministratore unico della Global Farma srl, un’azienda che opera nel settore farmaceutico. Facile, e immediato, il legame con la vicenda di Alberto Genovese, l’imprenditore ancora in carcere e accusato di diversi stupri.

Le storie sono diverse, e in tutti e due i casi è la magistratura a dover stabilire responsabilità e relative condanne. C’è però un filo conduttore che fa interrogare sul legame tra potere, disponibilità economica e la tendenza ad abusare delle donne. Esiste realmente? Ha senso evidenziarlo?

Le violenze sessuali si consumano ovunque e in ogni ceto sociale, spesso anche all’interno dei nuclei familiari. Qualsiasi argomentazione statistica che metta in relazione la posizione apicale in un’azienda e la propensione al reato di natura sessuale potrebbe prestarsi a interpretazioni di segno diverso. Sicuramente, non ha alcun senso generalizzare.

Ci sono però casi eclatanti che hanno fatto clamore. Basti pensare a quello Jeffrey Edward Epstein. Ha lavorato nel settore bancario e finanziario in vari ruoli, anche presso la Bear Stearns, prima di fondare la propria azienda. È stato arrestato, e condannato, per abusi sessuali e traffico internazionale di minorenni. È morto suicida in carcere nel 2019.

Altro caso clamoroso quello di Harvey Weinstein. Il famoso produttore cinematografico americano l’11 marzo 2020, dopo una battaglia legale durata due anni e mezzo, è stato definitivamente condannato dalla Corte Suprema dello stato di New York con l’accusa di stupro e violenza sessuale a 23 anni di carcere da scontare nell’istituto penitenziario di Rikers Island. Circa 80 donne hanno annunciato pubblicamente di aver subito degli stupri, aggressioni sessuali e molestie da Weinstein.

Uomini affermati, abituati a ottenere quello che vogliono, a esercitare un potere e a disporre degli altri. Nei casi in cui diventano stupratori, quasi sempre seriali, c’è evidentemente la degenerazione, la perversione e anche la patologia.

L’associazione tra manager e stupratore resta un dato di cronaca, quando c’è. Ma le molestie legate al luogo di lavoro, o alla promessa di un lavoro, come nell’ultimo caso, sono un altro dato concreto. E quello tra potere, nella sua manifestazione deteriore, disponibilità economica, e violenza sulle donne è un nesso che va evidentemente indagato. Per isolare, denunciare e prevenire.

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