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Olimpiadi Tokyo, a due mesi dal via i dubbi crescono

Proseguono i preparativi per le imminenti Olimpiadi di Tokyo, nonostante le crescenti preoccupazioni e richieste di ritiro da parte del popolo giapponese. A soli 60 giorni dall’apertura dello spettacolo sportivo, che è stato già rinviato lo scorso anno a causa della pandemia di Covid-19, si discute ancora sull’opportunità di organizzare un evento globale mentre le campagne di vaccinazione sono ancora in corso nei vari paesi. Mentre la torcia olimpica continua il suo percorso attraverso le città, con la trasmissione in diretta per gli appassionati, il Comitato Olimpico Internazionale, l’unico organo in grado di decidere l’annullamento dei Giochi, prosegue per la sua strada. Tuttavia, diversi sondaggi mostrano che la popolazione giapponese è ancora contraria allo svolgimento dell’evento.

Il Giappone è indietro nella campagna vaccinale

L’entusiasmo che solitamente accompagna le Olimpiadi è stato oscurato dai timori di aumentare i contagi. Un rischio reale, considerando che finora il Giappone ha registrato oltre 12.000 morti, nonostante non abbia raggiunto i livelli dei paesi più colpiti dalla pandemia. Il virus non è mai scomparso completamente e la campagna di vaccinazione in Giappone è iniziata in ritardo. Attualmente, solo il 4,4% della popolazione è stato vaccinato, mentre si sta procedendo con la vaccinazione degli operatori sanitari. Il Paese si trova tra gli ultimi posti nella classifica dell’OCSE per quanto riguarda la percentuale di vaccinati.

Le sfide delle Olimpiadi

A Tokyo e nelle altre città giapponesi, dove attualmente è in vigore il secondo stato di emergenza del 2021, con scadenza al 31 maggio, cresce la preoccupazione che gran parte delle risorse finanziarie del governo siano destinate alle Olimpiadi. C’è molta sfiducia verso il governo, che gode solo del 33% di fiducia della popolazione per quanto riguarda la gestione della pandemia. Preoccupano anche le numerose persone coinvolte nell’organizzazione di un evento globale come le Olimpiadi. Nonostante il divieto di ingresso per i cittadini stranieri, che si applica anche agli studenti, si prevede la presenza di circa 80.000 visitatori (invece dei 180.000 stimati inizialmente, prima della pandemia) per i Giochi, tra cui circa 12.000 atleti olimpici e paralimpici. Il Villaggio Olimpico potrebbe diventare un potenziale focolaio di contagio, nonostante gli organizzatori abbiano designato 30 ospedali a disposizione degli atleti, con il reclutamento di 200 medici e 500 infermieri volontari. Queste risorse sottratte al sistema sanitario nella lotta contro il virus. In sintesi, la situazione è estremamente complicata, anche considerando la sorprendente posizione ufficiale del CIO, espressa dal vicepresidente John Coates, secondo cui i Giochi potranno svolgersi nonostante lo stato di emergenza a Tokyo.

La questione finanziaria

Oltre alle preoccupazioni sanitarie, resta inevitabilmente la questione finanziaria, ovvero le perdite che il Giappone dovrà affrontare nel caso in cui le Olimpiadi dovessero essere rinviate o addirittura annullate. Il rinvio di un anno della competizione ha già comportato costi di circa 2,8 miliardi di dollari per il comitato organizzatore, e quindi per il governo giapponese, a causa della rinegoziazione dei contratti con gli sponsor, portando la spesa totale a 15,4 miliardi di dollari. Tuttavia, le stime ufficiali sono ancora più elevate, indicando una spesa complessiva di circa 25 miliardi di dollari. Questa cifra comprende anche il miliardo di dollari destinato all’implementazione dei protocolli Covid-19. Secondo Reuters, gli organizzatori delle Olimpiadi giapponesi potrebbero dover affrontare una spesa tra due e tre miliardi di dollari. Tuttavia, l’annullamento degli eventi sarebbe dannoso anche per il CIO, che ha garantito contratti di partnership commerciale e diritti esclusivi di marketing globale a grandi aziende come Alibaba, Toyota e Dew, in cambio di un assegno di 500 milioni di dollari ciascuna.

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