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Ripresa, quella sintonia tra Draghi-Mattarella (e Visco)

Sergio Mattarella lo dice in occasione dei festeggiamenti per il 2 giugno, Mario Draghi parla dall’Emilia Romagna. Ma quelle che usano sono parole fortemente in sintonia, quasi sovrapponibili. Se infatti il presidente del Consiglio considera l’unità come un vero e proprio antidoto per agganciare una ripresa duratura e dice che “serve un’Italia unita nel desiderio di tornare a crescere e credere nel suo futuro”, il capo dello Stato approfitta di un messaggio indirizzato ai prefetti per esortare il Paese a “fare rete”.

Espressioni che suonano del tutto simili anche a quelle pronunciate ieri da Ignazio Visco che parlando della “formidabile sfida” che il Paese ha davanti ricordava come “siamo tutti chiamati a far sì che cresca e sia diffuso il benessere, siano adeguatamente protetti coloro che più saranno colpiti”.

Non a caso, infatti, Mario Draghi lo cita nel suo intervento al distretto ceramico del modenese. “Come ha detto ieri il governatore della Banca d’Italia, l’attività produttiva nel Paese si rafforza. Gli indici di fiducia delle imprese sono ai massimi da tre anni. Gli imprenditori pianificano investimenti, segno che sono tornati a essere ottimisti. Le famiglie sono per ora un po’ più caute, ma anche qui ci sono forti segnali di miglioramento” e “l’Ocse ha appena rivisto al rialzo le sue previsioni per l’Italia”.

Tre discorsi, insomma, uniti da un comune denominatore: dare fiducia, invitare a vedere la luce alla fine del tunnel, senza però dare nulla per scontato. Anzi, ricordando che serve il contributo di ciascuno.

A certificare i segnali di ripresa oggi, d’altra parte, è anche l’Istat che segnala un’inversione di rotta del Pil nel primo trimestre del 2021. Una crescita di appena lo 0,1% ma che, non essendo attesa, fa guardare con maggiore ottimismo ai prossimi mesi.

Ottimismo, appunto. Da qualche tempo Mario Draghi ha cominciato a buttare qua e là nei suoi discorsi sprazzi di positività. E infatti parla di una è Italia “che è viva e forte e ha tanta voglia di ripartire”. Ma, appunto, esorta a non abbassare la guardia. “L’opportunità che ci viene data oggi non è quella di tornare a una costruzione istituzionale che era quella prevalente prima della pandemia, perché noi crescevamo molto poco. Il timore che abbiamo tutti è che finita la pandemia e avviatasi una forte ripresa questa non sia duratura e poi si torni di nuovo su quel sentiero di crescita molto modesto degli ultimi anni”.

E lo stesso fa Sergio Mattarella nel suo messaggio ai prefetti quando ricorda che “il Paese è ora di fronte ad opportunità di ampio respiro, grazie anche alle pianificazioni e agli investimenti a livello europeo” e che in questa fase è cruciale il ruolo svolto da “quanti esercitano una funzione pubblica, chiamati a sostenere le iniziative promosse per la ripartenza, il cui buon esito dipenderà dal contributo di tutti e dalla complessiva capacità di fare rete delle componenti istituzionali e della società civile”.

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