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G7, intesa sulla tassazione “almeno al 15%” per le multinazionali

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Il cancelliere dello Scacchiere Rishi Shunak, il primo a darne l’annuncio, lo ha definito un “accordo storico”. I ministri delle Finanze del G7 hanno infatti raggiunto una posizione comune sulla riforma della tassazione minima delle multinazionali. Una decisione che interessa principalmente (ma non solo) i giganti digitali.

L’intesa di principio, che successivamente dovrà essere portata in sede di G20 e Osce, prevede una aliquota globale minima “almeno del 15%” per la tassazione delle grandi imprese, che andrà applicata Paese per Paese.

Un tema di cui si discute da anni. L’obiettivo è infatti evitare che le multinazionali, attraverso una pianificazione sul dove stabilire le sedi fiscali e dove far figurare il fatturato, possano pagare tasse minime mentre spesso hanno ricavi per decine di miliardi. E se la distanza tra profitti e soldi pagati al fisco era significativa prima, ancora di più lo è diventata durante la crisi pandemica.

Secondo il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, che ha partecipato in rappresentanza di Bruxelles alla riunione che si è tenuta a Londra, “le possibilità di un accordo globale sono notevolmente aumentate. Ora dobbiamo fare l’ultimo miglio per espandere questo consenso a tutti i membri del G20 e a tutti i paesi coinvolti nel quadro inclusivo dell’Ocse”.

L’intesa, dice il ministro dell’Economia Daniele Franco, si basa su “due pilastri”: da una parte l’introduzione del principio di un’aliquota globale minima del 15% per le grandi imprese, da applicare Paese per Paese in modo da allontanare gli eccessi di concorrenza sleale, dall’altra una stretta sull’elusione che farà pagare “la giusta quota” alle multinazionali di Big Tech con l’imposizione di tasse sul 20% degli utili oltre la soglia del 10% di profitto da “riallocare nei Paesi in cui si effettuano le vendite”.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, saluta “con grande soddisfazione” l’accordo che considera “un passo storico verso una maggiore equità e giustizia sociale per i cittadini”.

A favore dell’intesa si sono espressi Google e Facebook. “Vogliamo che la riforma della tassazione internazionale abbia successo, e riconosciamo che potrebbe significare un carico fiscale maggiore per Facebook, e in diversi Paesi”, ha detto Nick Clegg, vicepresidente affari globali di Fb.

Mentre un portavoce di Google ha spiegato: “Sosteniamo fortemente il lavoro svolto per aggiornare le norme fiscali internazionali, ci auguriamo che i Paesi continuino a lavorare insieme per garantire che un accordo equilibrato e duraturo venga concluso presto”.

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