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Ferrovie e digitalizzazione: quando l’intermodale vince

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I risultati e le prospettive dell’Interporto di Padova dimostrano che puntare su intermodale, ferrovie e digitalizzazione è la strada giusta. La versione completa di questo articolo, a firma di Morena Pivetti, è disponibile sul numero di Fortune Italia di luglio/agosto 2021.

Il Coronavirus non ha penalizzato l’Interporto di Padova, non ne ha scalfito l’operatività e neppure i conti. Al contrario, ne ha accelerato la crescita e l’ha portato nel 2020 a battere tutti i record, di movimentazioni, di fatturato e di utile: ex malo bonum avrebbero detto i romani. Merito dell’intermodalità, ovvero dell’integrazione fra il trasporto via gomma e via ferrovia, la ragione fondante dell’attività degli interporti, infrastrutture che la normativa italiana classifica di interesse nazionale e che operano secondo il criterio di un ridotto impatto ambientale.

Proprio la ferrovia, in Italia la Cenerentola dei trasporti, la sua affidabilità, la sua ‘resilienza’, per dirlo con un termine diventato di moda, ha dimostrato di essere vincente di fronte alla crisi sanitaria globale, garantendo gli approvvigionamenti e insieme la sostenibilità ambientale. Dalla ferrovia sono arrivati i successi dello scorso anno dell’Interporto di Padova. E dalla digitalizzazione, che lo vede all’avanguardia nel Paese. Le operazioni di ingresso e uscita dei camion senza che l’autista debba scendere dal mezzo, quelle di scarico e carico automatizzato di container e semirimorchi sui treni, hanno reso efficiente e veloce l’attività e protetto la salute di tutti: dei 3.000 dipendenti della 150 aziende insediate nella struttura come delle migliaia di camionisti transitati nei mesi della pandemia.

Un ulteriore elemento distingue Padova dagli altri otto interporti di 1° livello: è l’unico caso nel panorama nazionale in cui la società di gestione – costituita da Comune, Provincia, Camera di Commercio e Ferrovie dello Stato – oltre alla proprietà di oltre un milione di metri quadrati di aree, di cui 280mila coperti di magazzino e 240mila di binari e banchine, ha il controllo dei terminal e anche il know-how su come gestirli, visto che è titolare del software strategico, sviluppato all’interno.

Lasciamo parlare i numeri: nel 2020 l’interporto ha toccato il record di traffico movimentando circa 6,2 milioni di tonnellate di merci, di cui ben il 43% per ferrovia, con le unità di carico intermodali cresciute del 13,75% a 360.580 Teu e gestendo l’arrivo e la partenza di 7.180 treni che hanno servito La Spezia, Genova, Livorno, Trieste, Capodistria, Milano, Bari, Catania e Rivalta Scrivia in Italia, Colonia in Germania e Geleen in Olanda. Proprio lo scorso anno sono stati istituiti collegamenti ferroviari giornalieri con interporti tedeschi e olandesi per il traffico dei semirimorchi, che hanno permesso alle aziende venete di continuare a esportare sui mercati europei. Segnando così un altro record storico: quello del traffico intermodale.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di luglio/agosto 2021. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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