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Global 500, le aziende più ricche del mondo nell’era Covid

apple most admired companies global 500

La lista Global 500 di Fortune mette in ordine, ogni anno, le maggiori aziende mondiali per fatturato. Non va confusa con la Fortune 500, che riguarda invece le sole aziende americane. Per questo in classifica ci sono anche le (solite) 6 italiane: Generali, Enel, Eni, Intesa Sanpaolo, Poste italiane, Unicredit.

Più una settima, doverosa da citare per il legame con l’Italia ma sempre più internazionale, dopo la creazione di Stellantis: Exor, holding della famiglia Agnelli. Quasi tutte, tranne Intesa, perdono posizioni in classifica, a partire da Eni.

La lista internazionale rappresenta entrate per 31,7 trilioni di dollari, quest’anno, una cifra che si è leggermente ridotta rispetto alla classifica dell’anno scorso, quando è stato raggiunto un record di $ 33,3 trilioni; le entrate totali per le più grandi aziende del mondo sono scese del 4,8%.

È stato il primo segno meno in 5 anni. Ma parliamo comunque di un peso enorme sull’economia mondiale: queste 500 aziende raggiungono più di un terzo del Pil del globo.

La colpa naturalmente è della pandemia, che ha colpito indiscriminatamente qualsiasi Paese al mondo costringendo quasi chiunque all’istituzione dei lockdown.

Qualche esempio più intuitivo dell’impatto della pandemia da Covid-19:

Le vendite cumulative sia nel settore energetico che in quello automobilistico sono diminuite di oltre il 10%, e tutte e sei le compagnie aeree che sono apparse nella classifica dello scorso anno non sono riuscite a farne parte quest’anno. Altro grande trend: la trasformazione delle supply chain. Chi ha saputo gestire una produzione stravolta dai blocchi internazionali è riuscito a resistere nonostante le difficoltà delle catene di approvvigionamento per beni fondamentali come i microchp.

Il risultato di questi cambiamenti si legge nell’ondata di nuove entrate nella classifica, a discapito di altre aziende più colpite dalla crisi: lo scorso anno le debuttanti della Fortune Global 500 sono state 26. Quest’anno sono 45.

 

Sul podio di quest’anno c’è la solita numero uno: Walmart, il gigante del retail americano, con l’altro gigante Usa, Amazon, nella posizione numero 3, e la giovane (fondata nel 2002) State Grid cinese nel mezzo, alla due.

Ma allargando lo sguardo all’intera classifica, e già alla top 10, si vede come siano due Paesi in particolare a guidare l’economia mondiale: Stati Uniti e Cina insieme hanno più aziende in classifica che gli altri 193 Paesi del mondo combinati. Un dominio che la pandemia ha accentuato, a discapito del posizionamento delle aziende europee e giapponesi. La Cina ha ormai stabilmente superato gli Usa, in classifica: ci sono 143 aziende, contando Taiwan, mentre gli Usa ne hanno 122.

Apple (alla numero 6) ha realizzato profitti per 57 miliardi di dollari ed è l’azienda più redditizia della Global 500, ponendo fine al regno biennale di Saudi Aramco. La gigantesca compagnia petrolifera è scesa alla posizione numero 14.

Sei sorelle (più una)

E le italiane? La prima (che italiana non è ma che all’Italia è storicamente legata) è Exor, al numero 37 della classifica. Ha perso nove posizioni, registrando un calo di fatturato del 16% e un dimezzamento dei profitti.

Dopo c’è Assicurazioni Generali, al numero 73. Anche in questo caso un calo di posizioni (7), fatturato (-8,3%) e profitti (-33,5%), per l’azienda più ricca d’Italia nella global 500 di quest’anno.

L’unica che è riuscita invece ad aumentare i profitti è stata Enel (+22%). Ma il gigante elettrico perde sia posizioni, -31, scendendo alla 118, sia ricavi (-17%).

Come Enel, un altro gigante energetico ha scontato gli effetti della pandemia sulla domanda di energia. Ma nel caso di Eni va aggiunto anche l’effetto del crollo del prezzo del petrolio nel 2020 (un crollo che le grandi compagnie petrolifere ora stanno recuperando).

L’anno terribile di Eni è testimoniato dal -37% alla voce fatturato, dall’impressionante -6039,3% alla voce profitti e dalle 103 posizioni perse in classifica. Il cane a 6 zampe scende infatti alla posizione numero 216.

La 291esima azienda mondiale per fatturato è Intesa Sanpaolo, che rispetto alla classifica dello scorso anno può vantare la gigantesca acquisizione di Ubi. È anche l’unica italiana che quest’anno guadagna posizioni: 19, arrivando appunto alla 291 e aumentando i ricavi del 2,2%, con i profitti che scendono del 20%.

Poi c’è Poste Italiane: calano i ricavi (-6,7%) e gli utili (-8,4%) Con un calo in classifica di 5 posizioni, alla numero 355.

L’altra grande banca italiana oltre Intesa, Unicredit, è a nove posizioni dall’uscire in classifica. Con un calo di 22 gradini, è scesa al piazzamento numero 491, registrando un calo di fatturato del 9,2% e un calo degli utili del 184%.

La metodologia di Fortune

Le società della Fortune Global 500 sono classificate in base ai ricavi totali per i rispettivi anni fiscali terminati entro il 31 marzo 2021. Tutte le aziende nell’elenco devono pubblicare dati finanziari e segnalare parte o tutti i dati a un’agenzia governativa. Le cifre sono quelle riportate dalle aziende e i confronti sono con le cifre dell’anno precedente come originariamente riportate per quell’anno.

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