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Amministrative, la prima prova del nuovo futuro

elezioni cervello

In un Paese disomogeneo e asimmetrico come è l’Italia, in primis dal punto di vista territoriale, le elezioni amministrative sono da sempre un momento importante, perché rappresentano un’ottima spia sull’andamento della politica nazionale prima che su quella locale.

INFATTI, DI FRONTE a una sostanziale corrispondenza tra il sistema politico-partitico nazionale e quello locale, ogni elezione amministrativa nei fatti, nel definire i nuovi assetti politici locali, non è altro che un termometro della soddisfazione politica dei cittadini; misurando dunque il reale consenso, a prescindere appunto dalla sua dimensione. Questa consapevolezza del duplice valore – locale e, appunto, nazionale – di questo tipo competizione politica, soprattutto se coinvolge una o più grandi città, impone quindi di guardare a questo momento elettorale sempre con molta attenzione, a maggior ragione se abbiamo di fronte un Paese, come il nostro, noto per essere ‘fatto di campanili’, nonché molto abile nel mescolare, in ogni competizione politica di questo tipo, i fatti ‘dell’uscio di casa’ con la politica estera, l’aia con la piazza grande. Insomma, per dirla tra Guicciardini e Machiavelli, il ‘particulare’ con il generale.

COSÌ, DENTRO QUESTO IMPASTO politico, riuscire a cogliere il verso e il senso di ciascuna competizione non è in genere affar semplice, richiedendo alla politica un fiuto allenato a decrittare tutti gli umori sociali, mescolandoli poi in una proposta nuova e antica al tempo stesso; tale da convincere gli elettori per ciò che propone per il loro uscio e per il loro passaporto, per ciò che sperimentano e vivono da vicino e da lontano anche grazie ai media, oggi pure digitali. Su questo sfondo, le prossime elezioni – che sono politiche suppletive, regionali calabre e amministrative – aggiungono un ulteriore valore o salienza, come si dice tra gli addetti. Non soltanto coinvolgeranno oltre 12 milioni di elettori, 18 capoluoghi (compresi Torino, Milano, Bologna, Napoli e la capitale del Paese, Roma), 1.162 Comuni, 9 Comuni sciolti per fenomeni di condizionamento e infiltrazione di tipo mafioso, l’intero assetto politico regionale della regione Calabria, nonché due politiche suppletive nei collegi della Camera di Siena e di Roma Primavalle, ma si caratterizzano pure per essere espressione di una serie di caratteristiche ulteriori. Si svolgono dentro un contesto nel quale lo stato di emergenza pandemica è ancora vigente; avvengono, conseguentemente, dentro il clima politico di un governo di unità nazionale, che trova corrispondenza nella storia repubblicana sostanzialmente solo con quelli del periodo pre-costituzionale; preludono e iniziano a dischiudere i potenziali scenari sul futuro dell’assetto dei partiti in vista dei prossimi appuntamenti politici nazionali, dall’elezione del capo dello Stato nel febbraio 2022 alla fine – che alcuni auspicano addirittura anticipata – della legislatura, naturalmente prevista invece nel 2023. Tutte queste variabili ulteriori aggiungono incertezze interessanti sull’esito elettorale di queste anomale elezioni amministrative, alla luce delle prospettive di costruzione del sistema politico nazionale sullo sfondo del rispetto e dell’attuazione del Next generation Eu e delle importanti politiche strategiche che sta delineando il Governo, presieduto – non a caso, né per caso – da un non-politico di professione come Mario Draghi.

COSA ALLORA CI DOBBIAMO aspettare? Come allora interpretarle? Tre indicazioni possono aiutarci. In primo luogo, memori della storia – a partire dalle elezioni amministrative del 1946, il loro vero precedente – saranno elezioni che mireranno a rifondare, dal basso, la rappresentanza politica. La quale, grazie a un importante motore di cambiamento come è la legge elettorale sull’elezione diretta del sindaco, favorirà l’emergere di nuovi soggetti, protagonisti, istanze sociali e politiche, da coltivare potenzialmente pure per lo scenario nazionale che verrà. In secondo luogo, saranno il terreno di prova della stabilità o meno degli assetti dell’attuale posizionamento di ciascun partito, in bilico tra il sostegno o il contrasto al governo Draghi, la vocazione a ‘distinguersi’ per esistere, pur nell’inevitabile necessità di trovare alleati, a partire dall’elezione del capo dello Stato. E dunque mostreranno, tra successi e insuccessi, la bontà delle scelte fatte. Per lo più, necessariamente, ambigue, sbilenche, incerte. Infine, saranno la prima vera cartina di tornasole di come i cittadini intendono le scelte compiute dal governo Draghi. E di quanta forza danno alle sue vele. Per alcuni si tratta dell’ultimo punto: ma, a guardar bene, forse è il primo. Giustamente.

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