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Impennata prezzi energia, la risposta Ue a ottobre

Gentiloni

L’aumento dei prezzi dell’energia preoccupa anche l’Europa più di quanto si voglia dare a vedere. I ministri dell’Economia della zona euro si sono dati appuntamento oggi a Lussemburgo– presenti per la Commissione il vice presidente Valdis Dombrovskis e il commissario Paolo Gentiloni – per discutere dei costi delle fonti energetiche alle stelle e del bisogno di approvvigionamento di quantità maggiori di gas e petrolio.

Nella giornata in cui anche l’Opec+, il cartello dei maggiori Paesi esportatori di greggio insieme al gruppo dei Paesi indipendenti guidati dalla Russia, prende le sue decisioni sul possibile aumento della produzione, l’Eurogruppo studia una soluzione. Ma per la “proposta operativa” di Bruxellesbisognerà attendere ottobre”. Ad annunciarlo è proprio il titolare dell’Economia, Gentiloni, secondo il quale “l’importante è assicurare coordinamento tra i diversi Paesi, rispondere ai problemi posti soprattutto per le famiglie più vulnerabili e le Pmi, e farlo con misure mirate e temporanee che non contraddicano la strada verso la transizione climatica”.

Il punto dirimente è sempre l’inflazione. La Francia, con il ministro Bruno La Maire, getta acqua sul fuoco e ritiene che l’aumento dei prezzi sia “temporaneo e legato alla forte ripresa. Siamo ovviamente molto vigili ma non è materia di preoccupazione”, afferma. Dal canto suo Gentiloni, pur ritenendo che “gli elementi temporanei siano ancora predominanti nel livello di inflazione”, invita a “monitorarlo molto seriamente e accuratamente. Un tasso del “3,4% non era esattamente previsto”. Ma il problema riguarda soprattutto il mercato del gas che è sotto pressione. Le tariffe salgono, e di parecchio, mentre nel mondo c’è chi fa incetta di riserve come la Cina. La ministra spagnola, Nadia Calvino, avverte che “quello dei prezzi dell’energia è un problema molto serio. La Spagna l’ha posto in cima all’agenda e siamo soddisfatti di vedere che sta diventando una priorità anche in Ue”. Madrid spinge per creare una “riserva strategica” di gas naturale cui possano attingere tutti gli Stati membri e che “i 27 parlino con una voce sola quando negoziano con i fornitori internazionali”.

Il commissario all’Economia non esclude una sorta di “procurement” dell’Ue, “però non è la stessa cosa che acquistare i vaccini”. L’invito ad “agire” per evitare aumenti “brutali” arriva anche dalla Francia. Secondo La Maire va eliminato il legame, altamente “inefficiente”, che sussiste nel mercato Ue tra il prezzo dell’elettricità e quello del gas. Secondo Parigi la “risposta chiave” sta nella “produzione nucleare” e “il mercato dell’energia dovrebbe apparire più europeo” e “più indipendente”. Il ministro insiste: “Non vogliamo dipendere dalle forniture provenienti dall’estero”. Per “avere successo nella lotta al cambiamento climatico, abbiamo bisogno di investire di più nell’energia nucleare”.

Intanto, come dicevamo, i rappresentanti dei Paesi esportatori dell’Opec e quelli dei produttori alleati, guidati dalla Russia (insieme formano l’Opec+), oggi si sono riuniti per decidere se implementare la produzione di greggio al fine di mantenere il prezzo a barile nel range 70-80 dollari. La risposta è stata negativa. Verrà, infatti, mantenuto il programma di graduali aumenti mensili di 400 mila barili che ha comportato subito un nuovo balzo dei prezzi: il West Texas Intermediate (Wti) è salito a 77,8 dollari, mentre il Brent del Mare del Nord viaggia in area 81,5 dollari, rispettivamente +2,7 e +2,8 per cento. Il petrolio e chi lo produce non smettono di pesare sui mercati e nel mondo. A dispetto di energie rinnovabili e transizione ecologica.

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