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Naddeo (Aran): Doppio binario per lo smart working nella Pa

Non solo smart working per obiettivi, che poi è quello che prevede la legge. Ma anche la possibilità di lavorare da casa mantenendo un’organizzazione per orari, proprio come accade a chi va in ufficio. Con annessa possibilità di avere buoni pasto o straordinari. Prende forma il rinnovo del contratto della pubblica amministrazione per ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. E, inevitabilmente, si parla anche della regolamentazione del lavoro da remoto.

Ed ecco che nell’ultimo incontro con i sindacati Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, l’agenzia governativa che si occupa della contrattazione, ha proposto un doppio binario per gli statali. Si tratta di una novità rispetto a quello che prescrive la normativa di riferimento: la legge 81 del 2017, infatti, definisce esplicitamente lo smart working (espressione tutta italiana che non ha riscontri altrove) come “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro”.

L’idea del presidente di Aran, che martedì prossimo presenterà un testo scritto con la proposta ai sindacati, è quella di dare alle amministrazione un range più ampio in cui muoversi. “Sarà non soltanto il primo accordo nel pubblico impiego ma in generale in un contratto colletivo nazionale di lavoro. Nel privato ci sono molti accordi ma sono a livello aziendali”, spiega. Questa, vuole essere un’altra strada, più al passo con i tempi, rispetto al ‘vecchio’ telelavoro. “Noi – sottolinea Naddeo – abbiamo ancora un accordo quadro sul telelavoro vecchio di 20 anni e tuttora vigente ma il mondo è cambiato da allora”.

L’idea è quella di sfruttare l’esperienza fatta anche in alcuni rami della pubblica amministrazione durante il lockdown. “Io sono un po’ burocrate come dice Brunetta, però mi piace anche innovare, non ho paura di farlo. Ed è vero che c’è la legge del 2017 ma secondo me non è scritto da nessuna parte che non ci può essere una modalità di lavoro da remoto che non è strettamente collegata agli obiettivi invece che agli orari di lavoro”. D’altra parte, osserva Naddeo, bisogna ammettere che il modello per risultati in alcuni casi può essere difficile da applicare. “A volte non è semplice individuare gli obiettivi da attribuire a ogni lavoratore per ciascun accordo individuale. E se l’amministrazione questi obiettivi non riesce a declinarli, rischiamo che lo strumento non trovi applicazione”.

Secondo Naddeo “bisogna superare ciò che è stato fatto finora in maniera arrangiata” e “se forniamo alle amministrazioni questi due canali riusciamo ad andare più vicino alle varie esigenze e favoriamo una modalità che può essere certamente innovativa, che può conciliare i tempi vita-lavoro e che può rendere anche l’amministrazioen più efficiente”.

Ma come verrà verificato il rispetto dell’orario di lavoro? “Normalmente viene controllato con il tornello ma se io ho una piattaforma tecnologica che mi consente di capire quando il dipendente entra e quando esce dal sistema di lavoro alla fine è la stessa cosa”. C’è sempre il rischio che il dipendente si connetta ma in realtà faccia tutto tranne che lavorare durante l’orario. Secondo Naddeo, però, questo è un falso problema. “Anche nel lavoro in ufficio il tornello misura l’orario ma non dice cosa faccio una volta entrato. Quindi funziona esattamente allo stesso modo: se il dirigente doveva verificare prima lo fa anche adesso, e poi c’è l’interazione con i team di colleghi, le riunioni di lavoro, le interlocuzioni con le altre istituzioni. Quindi non si tratta di criteri molto lontani da quelli della presenza in servizio”.

Il contratto che dovrebbe essere firmato, ovviamente, affronta anche le esigenze di chi invece non vuole vincoli di orario ma preferisce accordi basati sui risultati. La prima proposta presentata prevedeva la creazione di tre fasce – operatività, contattabilità e disconnesione – che però dovrebbeero essere ridotte a due. “Io – spiega Naddeo – ritengo che il punto di partenza debba essere il diritto alla disconnessione, che poi in realtà è un tema che riguarda anche i lavoratori in presenza. Poi, su operatività o contattabilità non faccio le barricate”. Inoltre, il problema della mancata emissione dei buoni pasto o degli straordinari verrebbe superato con una sorta di indennità compensativa.

Può questa proposta fare da capofila anche per il privato? “Inanzitutto – osserva il presidente di Aran – mi auguro che tutto questo possa andare bene per gli altri contratti che dobbiamo fare, come per esempio enti locali e sanità. E comunque, non mi dispiacerebbe se una volta tanto riuscissimo a fare un contratto collettivo pubblico che possa essere preso a esempio nel privato”.

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