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L’inflazione non fa paura alla Bce, nessuna stretta

Non cambia l’indirizzo di politica monetaria della Bce, nemmeno alla luce del rialzo dell’inflazione “moderatamente al di sopra” del target simmetrico del 2%. L’Istituto di Francoforte continua a considerare “transitorio” l’aumento dei prezzi e, quindi, lascia in piedi l’impianto espansivo e di accomodamento con cui sono stati attivati gli strumenti per affrontare la crisi pandemica.

Il board dell’Eurotower ha deciso oggi di lasciare invariati i tassi d’interesse che restano ai minimi storici: “Il tasso principale rimane a zero, quello sui depositi a -0,50%, sui prestiti marginali a 0,25%”. Inoltre, continuerà il Programma di “acquisti netti di attività nell’ambito del Pepp”, il Pandemic Emergency Purchase Programme, “con una dotazione finanziaria totale di 1.850 miliardi di euro, almeno sino alla fine di marzo 2022” e, in ogni caso, “finché non si riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus”. Verranno mantenute “le condizioni di finanziamento favorevoli con un ritmo degli acquisti netti moderatamente inferiore rispetto al secondo e al terzo trimestre dell’anno”. Anche se l’intera dotazione non necessariamente “dovrà essere utilizzata appieno”.

Nessuna novità, dunque. La riunione del Consiglio direttivo ha confermato le aspettative, in attesa della riunione del 16 dicembre che dovrebbe fornire i dettagli sull’uscita dal Programma straordinario pandemico di acquisto di titoli per passare a quello ordinario, App. Ma tutto dipenderà dai parametri di crescita e inflazione. Se è vero che oggi nessuno si aspettava dalla Bce un cambio di passo, né grandi decisioni, altrettanto certo è che l’attenzione degli investitori era tutta per la ‘lettura’ che la principale istituzione monetaria dell’eurozona avrebbe dato su ripresa e balzo inflazionistico, alla luce dell’evoluzione della pandemia.

La presidente, Christine Lagarde, in conferenza stampa ha fornito la valutazione della Bce: “Ci attendiamo altri rialzi” dell’inflazione a breve termine, “ma poi una moderazione il prossimo anno”. “A settembre l’aumento progressivo del livello dei prezzi “ha raggiunto il 3,4%” ed è probabile che “salga ancora quest’anno”. Il rialzo “riflette ampiamente la combinazione di tre fattori: i prezzi dell’energia, che sono saliti bruscamente e che a settembre hanno pesato per circa metà dell’inflazione complessiva”. Secondo: “il recupero della domanda dovuto alle riaperture che supera l’offerta, lo si vede nei prezzi dei beni di consumo più colpiti dalle penurie sulle forniture”. Terzo: “ci sono gli effetti di base dovuti al taglio dell’Iva in Germania che stanno ancora contribuendo”. Ma per la numero uno di Francoforte “l’influenza di tutti e tre questi elementi andrà ad allentarsi o a calare nel paragone su base annua” dal 2022. Quanto alla crescita, l’eurozona “continua a riprendersi con forza, anche che se lo slancio della ripresa si è in qualche misura moderato”: la carenza di materie prime e beni “sta frenando alcuni settori”.

Ma c’è un punto essenziale che la presidente ha evidenziato: “Le misure” della Bce “continuano ad essere cruciali per la ripresa”, perché “se le carenze di offerta dovessero durare più a lungo, potrebbero rallentare la crescita” e “le strozzature con i loro effetti inflazionistici potrebbero rafforzarsi”. Questo significa che Il Programma straordinario Pepp “a questo stadio si concluderà a fine marzo 2022”, ma la Bce manterrà margini di flessibilità sull’acquisto dei bond: “Dobbiamo assicurarci che continui ad essere così e sono sicura che potremo farlo in futuro”. E sui tassi di interesse: “Condizioni per un aumento non hanno probabilità di verificarsi”. Lagarde ha affrontato anche il tema delle dimissioni dalla Deutsche Bundesbank di Jens Weidmann: “Ho avuto con lui un ottimo rapporto nel Consiglio direttivo. Nulla fa pensare” a un addio motivato dalla “frustrazione per le decisioni sotto la mia guida”.

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