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L’inflazione agita i mercati. Fari puntati sulla Fed

I mercati si attendono un rialzo dei tassi inflazionistici e guardano all’appuntamento di stasera, quando la Federal Reserve annuncerà le sue decisioni sulla continuazione o no della politica monetaria espansiva, come un giro di boa, almeno per i prossimi mesi. La rimozione o meno degli stimoli monetari da parte della Banca centrale americana – ma anche di quella inglese (la Bank of England annuncerà le sue mosse nelle prossime ore) – si conferma la misura più attesa di una settimana contraddistinta da scarsa fiducia sulle prospettive fornite dalla Bce, relativamente alla diminuzione del potere di acquisto del denaro.

Cosa sta accadendo? Nel mondo i prezzi stanno aumentando ovunque e il fattore incertezza su evoluzione della pandemia, approvvigionamento delle materie prime e caro energia, con conseguenze sulla tenuta dei mercati, sia di titoli pubblici che privati, sta di fatto provocando oscillazioni. La Banca centrale europea, che non ha mostrato preoccupazione per l’inflazione, prevedendo rialzi per quest’anno ma un rallentamento sostanziale a partire dal 2022, non ha convinto.

In ogni caso, il dato inflazionistico deve necessariamente essere letto insieme a quello della crescita. Francoforte ha lasciato i tassi di interesse invariati e proseguirà l’acquisto straordinario dei titoli a un ritmo destinato solo “moderatamente” a rallentare. Questo significa che se anche la Bce dovesse acquistare bond per 65 o 70 miliardi di euro, non più per 80 al mese, si tratterebbe lo stesso di cifre enormi che eccezionalmente sono state messe in campo proprio per la pandemia.

Ad oggi ci sono ancora 500 miliardi da spendere rispetto ai 1.850 della dotazione complessiva del Pepp, il Pandemic emergency Purchase Programme, che affianca il sostegno dato con altri programmi che in via ordinaria rientrano nelle politiche espansive dell’Istituto. L’immissione di nuova moneta e l’abbattimento degli interessi bancari si stanno rivelando misure essenziali secondo l’Eurotower. Ma è molto probabile che non la penserà allo stesso modo la Fed. Quello che ci si aspetta da parte deo board capeggiato dal presidente Jerome Powell è la riduzione del programma di acquisto straordinario di titoli da 120 miliardi di dollari al mese, attivato appositamente per la crisi da Covid 19. La Fed, con molta probabilità, farà partire il famigerato ‘tapering’ ma potrebbe non aumentare i tassi di interesse. Non subito.

I mercati non sono tranquilli, il clima è di attesa. Ma quanto le decisioni delle Banche centrali possano essere determinanti si vedrà nel tempo. Perché sui fattori di rischio di cui si è già detto, nessuno in questa fase è in grado di fare previsioni. Il prezzo dell’energia e il supply chain, ovvero la catena di consegne delle materie necessarie a garantire la capacità produttiva dell’economia, sono in cima alle preoccupazioni. La situazione dei mercati di gas e petrolio crea allarme perché si stanno raggiungendo prezzi record in relazione all’ultimo decennio e se i livelli produttivi dovessero rallentare – in alcuni settori sta già accadendo – rischi per la ripresa ce ne sarebbero. Ma oltre al Pil contano i livelli occupazionali, e quando milioni di posti di lavoro mancano all’appello in economie notoriamente più forti come gli Stati Uniti, allora vuol dire che i parametri sono lontani da una stabilizzazione.

Gli occhi della finanza sono puntati anche sullo spread tra i titoli di Stato che operatori di mercato e analisti monitorano con attenzione per valutare i rischi che presentano i singoli Paesi, prendendo come riferimento le realtà ritenute maggiormente solide. Quello tra il Btp italiano e il tedesco Bond, ad esempio, nell’ultima settimana è salito toccando punte record mai raggiunte da quando si è insediato il governo Draghi. Non è un segnale di equilibrio, ma di evidente difficoltà a trovarlo. Intanto, le Borse europee sembrano procedere in ordine sparso dopo l’avvio debole di oggi. C’è cautela in vista del direttivo della Fed e di quello che verrà detto sulle prospettive dell’inflazione.

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