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Anche il calcio può essere sostenibile?

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“Sostenibilità” è una parola che riguarda solo Stato e imprese? Pare di no. Michele Uva, Direttore Football & Social Responsibility di UEFA, intervistato da Fabio Insenga, Direttore Fortune Italia, al Forum sulla Sostenibilità, spiega che esiste uno stretto rapporto tra il mondo del calcio e la sostenibilità.

La correlazione tra finanza e temi quali l’ambiente, società e governance – e quindi sostenibilità – è ormai innegabile, anche per l’universo calcistico. Afferma infatti Uva che la Uefa sta lavorando ad una strategia decennale che verrà presentata a dicembre, il cui scopo è proprio quello di chiarire e rafforzare il legame tra questi temi. “Abbiamo chiari target” dice “che riguardano i club, le federazioni e la stessa Uefa”.

Il piano si articolerà in 4 policies. La prima è “Climate and advocacy”, relativa alle azioni per limitare le emissioni di Co2, monitorando e riducendo progressivamente l’impatto ambientale delle attività Uefa. Attività che, spiega Uva, si concretizza di fatto in “Eventi”, che è quindi la seconda policy su cui si sta lavorando. Al terzo posto, le infrastrutture, che andranno ammodernate e migliorate. Infine, l’economia circolare, per applicare questo sistema virtuoso agli eventi calcistici.

Ma la sostenibilità, ricorda Insenga, non riguarda solo l’ambiente. Tocca anche la sfera sociale e umana: i diritti. E visto che il calcio è il grande megafono della società italiana, sorge spontanea la domanda: cosa sta facendo la Uefa per la cultura dell’inclusione?

La questione dei diritti sembra occupare un posto di speciale rilievo nella strategia Uefa, stando a quanto dice Uva. Infatti, il piano decennale conta una seconda area, oltre a quella relativa alle tematiche ambientali, che si chiama proprio “Human Rights”, a sua volta suddivisa in 7 sotto-temi. L’obiettivo è avanzare, progredire. Sforzandosi di toccare tutte le grandi questioni del nostro tempo, dalla cultura della diversità (di genere, di religione, di orientamento sessuale, di abilità) alla dura battaglia contro il razzismo, fino alla “child protection”. Uva specifica che sono 18 milioni gli under 18 che giocano a calcio regolarmente iscritti ad una federazione; un numero che cresce esponenzialmente se si prendono in considerazione anche i non tesserati.

Accanto, il tema dell’alimentazione, che nel mondo dello sport assume una particolare importanza. E il supporto ai rifugiati, chiaramente legato alla tutela e alla difesa dei diritti umani, intesi in senso più ampio. È in corso un progetto che coinvolge le giocatrici di calcio afgane costrette a fuggire dal proprio paese a seguito del ritorno dei Talebani e delle conseguenti restrizioni che hanno colpito la popolazione femminile (soprattutto le atlete).

“Sentiamo la responsabilità, sappiamo che tocchiamo milioni di persone”, dice Uva. Ecco perché la direzione dove sta andando la Uefa – l’unica possibile – è “verso la sostenibilità, che è la chiave del futuro”. Nella Pa, nelle imprese, ora anche sui campi di calcio.

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