Basta pensare che l’ultima volta che si è rilevata un’inflazione così alta c’era ancora la lira. L’Istat registra a gennaio una nuova fiammata dei prezzi, un livello che non si vedeva da aprile 1996. Secondo le stime preliminari dell’istituto di statistica, infatti, il mese scorso l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua, in forte accelerazione rispetto al +3,9% del mese precedente.
A pesare è ancora il costo dei beni energetici regolamentati che è passato da +29,1% di dicembre a +38,6%. Incidono, sebbene in misura minore, i beni energetici non regolamentati, i prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (+2,4%) che non lavorati (+5,4%) e quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+3,5%). Rallentano invece i costi dei servizi legati ai trasporti (-1,6%), i cui andamenti tendenziali – commenta l’Istat – sono “ancora condizionati dalle limitazioni alla mobilità dovute alla pandemia”.
Intanto l’Istat aggiorna il paniere e balzano subito all’occhio le nuove abitudini di spesa delle famiglie e l’impatto della pandemia. Tra le new entry : la sedia da pc, la friggitrice ad aria, il saturimentro, la psicoterapia individuale, il tampone molecolare e il rapido per il Covid, oltre al test sierologico e all’antigenico fai da te. Poi ci sono il tappetino da ginnastica, il download film e lo streaming di contenuti musicali ma anche il poke take away e il il pane di altre farine. Escono dal paniere invece l’ormai poco usato compact disk e l’hoverboard.
L’Istat spiega che le novità di quest’anno “riflettono la costante evoluzione dei comportamenti di spesa delle famiglie ma anche l’impatto di eventi, come la pandemia tuttora in corso, che condizionano le scelte d’acquisto e la struttura della spesa per consumi”. Tiene poi conto “dell’evoluzione di norme e classificazioni e in alcuni casi arricchisce la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati”.
