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I dipendenti di Zuckerberg d’ora in poi saranno ‘metamates’

Un nuovo slogan, un aggiornamento dei valori. La trasformazione da Facebook a Meta passa anche attraverso nuove parole d’ordine e nuove definizioni. Ed ecco che i dipendenti diventano ufficialmente ‘metamates‘.

In un post Mark Zuckerberg ha detto che Meta è ora “una società di metaverso, che costruisce il futuro della connessione sociale” e non più soltanto una società di social media. Ha anche spiegato che, dopo il recente cambio di nome, voleva ricalibrare le politiche aziendali e i valori, che non venivano aggiornati dal 2007.

Per Meta e il suo staff significa mettere al primo posto e al di sopra di tutto l’interesse dell’azienda; una delle sei nuove stelle guida di Zuckerberg è il motto ‘Meta, metamates, me‘.

“Meta, metamates, me significa essere buoni amministratori della nostra azienda. Riguarda il senso di responsabilità che abbiamo per il nostro successo collettivo e l’uno per l’altro come compagni di squadra. Si tratta di prendersi cura della nostra azienda e degli altri”, ha affermato Zuckerberg.

‘Meta, Metamates, Me’ è un riff legato al mondo della marina – nave, compagni di bordo, se stessi – che, secondo Andrew Bosworth, Chief Technology Officer di Meta, è stato a lungo un principio guida per Instagram.

Bosworth afferma anche che il termine ‘metamate’ è stato coniato dal fisico Douglas Hofstadter dopo che un dipendente della società, per qualche motivo, gli ha inviato un’e-mail con ‘idee dopo il nostro rebranding’.

Resta da vedere se il nome prenderà piede nel team di Meta, precedentemente noto come Facebookers. Ma l’idea che i dipendenti mettano l’azienda al di sopra di ogni altra cosa suona un po’ strana, considerando che il rebranding di Facebook è avvenuto mentre l’azienda stava combattendo uno scandalo. L’anno scorso, l’ex dipendente Frances Haugen ha fatto trapelare dettagli su come l’azienda, nelle sue stesse parole, “ha dato la priorità ai propri profitti rispetto alla sicurezza pubblica e ha messo a rischio la vita delle persone”.

A ottobre, Haugen ha fatto trapelare documenti interni, soprannominati Facebook Papers, che mostravano come l’azienda non fosse in grado di affrontare l’incitamento all’odio sulla sua piattaforma, ignorasse i rapporti secondo cui le sue stesse app danneggiavano la salute mentale delle ragazze adolescenti e fosse attanagliata dal dissenso interno sulle sue policy.

Tratto da un articolo di Fortune.com

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