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Fortune Italia, un Nft in copertina: parla il creatore Giuseppe Lo Schiavo

ai society metafisica lo schiavo

“Noi inventiamo la tecnologia e la tecnologia inventa noi, in un rapporto mutualistico”. Giuseppe Lo Schiavo è l’autore dell’opera raffigurata sulla copertina del numero di marzo di Fortune Italia e in questa frase c’è buona parte della sua filosofia e della concezione che è alla base dell’animazione dal titolo “Metafisica” da cui è tratto il frame della cover.

“Sono molto legato quest’opera perché è la prima che ho registrato nella blockchain come Nft. Rappresenta uno scenario in cui il futuro dell’arte e della tecnologia si incontrano e si scontrano con la rigidezza del passato. La pittura metafisica aveva come riferimento degli scenari onirici, surreali, ma comunque molto rigidi, fissi e immobili. Ed è un po’ il modo in cui io approccio la scienza e il progresso scientifico in generale: con creatività, con fantasia, speculazione, gioco ma anche supportato da una base solida di ricerca, dati, istituzionalità”.

Ci può spiegare il significato dei vari elementi presenti in questa sua opera?

La statua del Diskoforos è stata riprodotta da una scansione reale 3d della collezione della National gallery of Denmark e rappresenta il passato, ma anche il passato umanistico. Invece nella maggior parte dei miei lavori, soprattutto in quelli più recenti, cerco di avere un linguaggio e un approccio post umanista, dove la tecnologia rientra come parte integrante del nostro tessuto sociale e quindi diventa parte dell’uomo: noi inventiamo la tecnologia e la tecnologia inventa noi, in un rapporto mutualistico. Il cane robot rappresenta un po’ la domesticazione di questa tecnologia. In generale nelle mie opere c’è sempre un rapporto positivo con la tecnologia, con l’arte e con la scienza. Spesso veniamo bombardati da questo futuro distopico in cui la tecnologia prenderà il sopravvento e cercherà di sconfiggere l’umanità, invece io ho un rapporto più pacifico.

E l’astronauta?

L’astronauta è un elemento che io spesso utilizzo nei miei lavori, così come spesso utilizzo la metallina, la coperta termica. Rappresenta la voglia esplorativa dell’uomo, che lo contraddistingue rispetto ad altre specie, la voglia di andare ad affrontare il futuro e l’universo un po’ per riconoscere se stesso fuori dall’orbita.

Come definirebbe la sua mission artistica?

Negli ultimi anni mi sono focalizzato sul creare un ponte tra arte, scienza e tecnologia. Per esempio ho lavorato all’UCL di Londra nel laboratorio di microbiologia dove cercavo di estrarre pigmenti da batteri patogeni. Ora sto lavorando con il Museo delle scienze di Trento a un progetto tra arte e biologia sintetica. Mi piace legare questi due mondi che apparentemente sono distanti ma trovo molto contemporanei. Infatti ci sono molti artisti che utilizzano la scienza come metodo artistico.

Questa è la sua prima opera Nft. Ci può raccontare come i non fungible token stanno cambiando il mondo dell’arte?

Per la prima volta si ha l’opportunità di dare valore a un’opera d’arte che non ha una sua fisicità. Viviamo in un mondo digitale, la nostra vita dipende quasi dalla nostra realtà digitale e intangibile. Quindi era necessario che anche l’arte sposasse questa rivoluzione. Per la prima volta si può dare dignità a un’opera d’arte non fisica, legandola alla blockchain, che realizza un certificato di autenticità che ne può dimostrare l’unicità e la provenienza.

A cosa sta lavorando attualmente? C’è già un’opera in arrivo?

Ho un paio di progetti in cantiere. Uno è appunto legare l’arte classica a questo mezzo anche con metodi provocatori. Infatti ho un po’ di paura a rilasciare la prossima opera, però penso sarà interessante. E poi sto continuando il progetto con il Muse, lavorando tra arte e biologia sintetica.

 

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