NF24
Cerca
Close this search box.

Mangia’s, una joint venture per i resort italiani

Mangia’s (Aeroviaggi) si allea con Blackstone per investire sulle strutture. Il presidente: “Nell’hospitality italiana serve visione industriale”. La versione originale di questo articolo  è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022

Il Cala Blu e il Marmorata a Santa Teresa di Gallura. L’Agrustos a Budoni, sempre in Sardegna. Poi la Sicilia: il Brucoli vicino Siracusa, il Costanza a Selinunte e il Pollina a Cefalù. Sei alberghi (oltre 1.900 camere), vista mare e incastonati in paesaggi naturalistici. A dicembre 2021, la siciliana Aeroviaggi (che l’estate scorsa ha presentato il suo nuovo marchio, Mangia’s) ha preso 6 delle 13 strutture sotto il brand di famiglia e le ha usate per creare una joint venture con un gigante degli investimenti, Blackstone.

Un accordo che si compone quindi di due elementi principali: quello immobiliare, con la proprietà condivisa con gli americani (nella newco nata dall’accordo i Mangia saranno azionisti di riferimento), e quello di gestione, che resta a Mangia’s, che ora avrà anche a disposizione 85 mln di euro da investire sui suoi resort e sul loro riposizionamento nel settore premium dell’hospitality, spiega il presidente Marcello Mangia. L’estate scorsa, presentando il nuovo brand, il presidente era stato possibilista su un’apertura a investitori esterni. Già allora in realtà l’intesa era in dirittura d’arrivo. “È un accordo sul quale abbiamo lavorato per quasi un anno. In linea con la nostra strategia di crescita, ora abbiamo 1.200 dipendenti: avevamo bisogno di un partner istituzionale importante come Blackstone per continuare a crescere”. Le dimensioni del Gruppo in realtà sono di rilievo già ora: è la “prima catena alberghiera italiana per room market share di proprietà”, ed è “nella top 10 dei brand di ospitalità in Italia”, fanno sapere dal Gruppo. Per Mangia, la joint venture non è solo un’opportunità di crescita, ma anche un’evoluzione del modello di business verso quello di una ‘management company’, almeno nel caso delle 6 strutture parte della joint venture.  Blackstone ha portato a termine l’accordo tramite la controllata Hotel Investment Partners (HIP), il più grande proprietario di resort nel Sud Europa, che entra per la prima volta nel mercato italiano dell’hospitality. “L’unicum vero e proprio dell’accordo è il fatto che offriamo ai fondi d’investimento qualcosa di verticale”, dice Mangia: “Mettiamo la struttura, la ristrutturiamo con la nostra business unit (Mangia’s Build it) e ci occupiamo della gestione”. Il nuovo accordo, firmato il 16 dicembre 2021, vedrà i suoi veri frutti nel 2023, con il completamento delle fasi di ristrutturazione degli immobili. Ma non sarà necessario investire solo sulle strutture. Già ora Aeroviaggi punta molto sulla formazione, organizzando un’accademia con 500 partecipanti, oltre alla partnership con Luiss Business School per un major in tourism management. “Trovare personale è un dramma in questi anni”, dice Mangia. Senza dimenticare l’impatto della crisi energetica e dell’inflazione: l’aumento medio delle materie prime, come quelle alimentari, “è intorno al 15%”, e avrà una ripercussione sulla redditività. Difficoltà che si sommano a quelle degli anni della pandemia, che per il turismo italiano sono stati pessimi, ma che ad Aeroviaggi hanno offerto l’opportunità di riposizionarsi e ripartire.

“In Italia, nell’ospitalità, c’è una mentalità arretrata rispetto a Paesi come Spagna e Grecia”, secondo Mangia. “Noi, in quanto prima catena per posti letto di proprietà, siamo un’anomalia. In Italia nella maggior parte dei casi ci sono tanti piccoli proprietari che non ragionano in maniera industriale. Chi ha l’albergo lo gestisce in proprio, o lo dà in gestione a un tour operator, che poi in un periodo di crisi come quello della pandemia non ha incassi, ma deve comunque pagare un canone. Entrambi, alla fine, vanno in crisi”. Dai risultati del 2020, quando il Gruppo è riuscito “ad aprire le strutture e a portare a casa un ebitda in positivo, per quanto piccolo”, si arriva ai numeri del 2021: il prezzo medio delle camere è aumentato del 25% grazie al riposizionamento, un ebitda sostanzioso, con 52 mln di fatturato per la sola parte hospitality. E le prospettive per il 2022? “Probabilmente supereremo i numeri del 2019. Guardando le prenotazioni, a gennaio 2022 abbiamo già il 75% dell’intero fatturato hospitality dell’anno scorso già confermato”. La redditività “è un punto interrogativo”, a causa dei costi delle materie prime, ma questo non intaccherà gli investimenti, dice Mangia: oltre agli 85 mln generati con la joint venture, il Gruppo investirà 25 mln sulle sue strutture.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.