Cerca
Close this search box.

Per l’IEA la crisi energetica è un disatro ma anche un’opportunità

La crisi energetica creata dalla guerra in Ucraina è un disastro e un’opportunità. Lo afferma il principale organismo di controllo energetico del mondo, che ha appena pubblicato un nuovo rapporto sulle prospettive globali del petrolio, il primo dall’invasione russa dell’Ucraina. Prevede una crescita economica più lenta quest’anno, ma maggiori opportunità per i Paesi di abbandonare del tutto il petrolio.

L’ultimo rapporto sul mercato petrolifero dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) afferma che l’invasione e le sanzioni internazionali hanno effettivamente tagliato la Russia dall’economia globale avvicinandoci all’orlo di una massiccia crisi dell’offerta internazionale di petrolio. Si prevede che la mancanza di petrolio russo e la volatilità del mercato “deprimeranno sensibilmente la crescita economica globale”.

Volatilità del petrolio

Nel rapporto, l’agenzia ha rivisto le proprie previsioni per la produzione di petrolio dell’anno. In quello del mese scorso, aveva previsto che avrebbe raggiunto i 6,3 milioni di barili al giorno quest’anno, ma nell’ultimo aggiornamento è stata stimata una riduzione di 1,3 milioni per il resto del 2022.

La Russia è il terzo Paese produttore di petrolio al mondo, secondo un precedente report dell’Iea, e rappresenta circa il 10% dell’offerta globale. Ma le sanzioni occidentali e i divieti di esportazione del petrolio del Paese hanno cambiato le previsioni sulla produzione globale e hanno fatto precipitare i prezzi in una spirale di volatilità. “Le implicazioni di una potenziale perdita delle esportazioni petrolifere russe sui mercati globali non possono essere sottovalutate”, si legge nel rapporto di marzo.

L’IEA sottolinea che, a parte un inaspettato aumento della produzione da parte di altri Paesi, questo petrolio mancante non verrà sostituito a breve, condizione per quella che chiama la “più grande crisi di approvvigionamento degli ultimi decenni”. I prezzi del petrolio sono già entrati in un regno di interminabile volatilità. Sono saliti brevemente a poco meno di 140 dollari al barile la scorsa settimana dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato il divieto di importare il petrolio russo – un numero che non si vedeva dalla crisi finanziaria del 2008 – prima di precipitare di nuovo sotto i 100 dollari martedì. Ma la volatilità rimane un fattore molto reale e le previsioni dello scenario peggiore prevedono che il prezzo del barile del petrolio salga fino a 240 dollari entro questa estate.

Petrolio a un bivio

Secondo l’IEA, la mancanza di petrolio e la consapevolezza tra le nazioni occidentali che l’energia russa ha sostenuto la loro economia per anni stimolerà nuove discussioni sulla sicurezza e sull’indipendenza energetica.

“L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato la sicurezza energetica in primo piano nelle agende politiche”, si legge nel rapporto. “Sebbene sia ancora troppo presto per sapere come si svilupperanno gli eventi, la crisi potrebbe comportare cambiamenti duraturi nei mercati energetici”.

L’Agenzia ha realizzato diversi rapporti nelle ultime settimane che affrontano il tema della sicurezza energetica, l’idea che i Paesi possano avere un flusso ininterrotto di energia a un prezzo accessibile e sostenibile. Ha persino prodotto un progetto in dieci punti per l’Ue su come staccarsi dal gas naturale russo e diventare più autosufficiente dal punto di vista energetico.

Ma raggiungere la sicurezza energetica richiede tempo e, in assenza di un aumento significativo della produzione da Paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, le nazioni dovranno rivolgersi ad altre fonti per colmare il divario.

Attingere alle riserve petrolifere strategiche, come hanno già iniziato a fare gli Stati Uniti, e bilanciare la domanda di mercato di petrolio con le scorte esistenti, può aiutare ad attenuare l’impatto dello shock dell’offerta. Ma l’agenzia prevede anche una potenziale opportunità per i Paesi di espandere le proprie infrastrutture di energia rinnovabile vista l’incertezza che circonda il petrolio.

“L’attuale crisi comporta grandi sfide per i mercati energetici, ma offre anche opportunità”, si legge nel rapporto. “In effetti, l’allineamento odierno tra sicurezza energetica e fattori economici potrebbe accelerare la transizione dal petrolio”.

L’Europa, il più grande acquirente di energia russa, finora non si è unita agli Stati Uniti nella decisione di bandire completamente petrolio e gas dall’Est, ma il passaggio dai combustibili fossili stranieri alle fonti di energia rinnovabile è qualcosa di cui i leader europei hanno parlato con entusiasmo.

L’Ue punta a generare il 32% della sua energia da fonti rinnovabili entro il 2030, con una grande attenzione all’energia solare e all’energia eolica sia onshore che offshore.

L’articolo originale è su Fortune.com

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.