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Le aziende che ancora operano in Russia sono più di quante si pensi

Secondo un elenco tenuto da un professore della Yale School of Management, quasi 30 aziende stanno sfidando le richieste di lasciare la Russia o almeno ridurre le loro attività nello Stato. Tra coloro che operano imperterriti ci sono: Reebok, Halliburton, Koch Industries, LG Electronics e Subway di Authentic Brands, che ha quasi 450 sedi in franchising in Russia.

L’elenco, inaugurato dopo l’invasione russa dell’Ucraina, viene “aggiornato continuamente” da Jeffrey Sonnenfeld, senior associate dean per gli studi sulla leadership presso la Yale School of Management, e dal suo team di ricerca nel tentativo di “riportare gli annunci delle aziende quanto più possibile in tempo reale”.

Secondo quanto riporta Bloomberg, Koch Industries, con sede in Kansas, “continuerà a gestire i suoi due impianti di produzione del vetro in Russia”, come si evince da una dichiarazione di ieri del presidente e COO della società, Dave Robertson. “Sebbene l’attività in Russia sia una parte molto piccola di Koch, non ci allontaneremo dai nostri dipendenti o consegneremo questi impianti di produzione al governo russo in modo che possa operare e trarne vantaggio (che poi è ciò che, secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, avrebbe fatto)”. “Farlo metterebbe solo i nostri dipendenti maggiormente a rischio e farebbe più male che bene”.

Dalla pubblicazione iniziale dell’elenco durante la settimana del 28 febbraio, Sonnenfeld e altri ricercatori hanno rivisto il loro metodo di categorizzazione.  L’elenco rivisto comprende quattro categorie: ‘ritiro di tutte le attività’, ‘sospensione delle operazioni’, ‘riduzione delle attività’ e ‘collaborazione economica’.

Non ci sono scuse per le aziende della quarta, ultima categoria, ha scritto Sonnenfeld per Fortune, che è scesa da 34 aziende mercoledì a 27 giovedì.“La cosa peggiore sono le società della categoria 4 che continuano in Russia senza sosta”, ha scritto. “I fornitori di servizi petroliferi come Halliburton e Schlumberger rimangono collaboratori economici nonostante le sanzioni statunitensi. Ho incontrato Jean Riboud, il leggendario ex Ceo di Schlumberger che nel corso di diversi decenni ha reso la società la più grande del settore, un’azienda che sotto la sua guida era considerata l’azienda meglio gestita al mondo. Sopravvissuto all’Olocausto di Buchenwald e combattente nella resistenza contro i nazisti, Riboud, morto nel 1985, oggi non riconoscerebbe la sua azienda”

Ecco le 27 società che al 17 marzo “sfidano le richieste di uscita o riduzione delle attività”, secondo l’elenco:

  • Accor
  • Air Products
  • Asus
  • Auchan
  • Authentic Brands Group – Reebok
  • Baker Hughes
  • BBDO Group
  • Cargill
  • Cloudflare
  • DDB
  • Decathlon
  • Greif
  • Gruma
  • Halliburton
  • International Paper
  • IPG Photonics
  • Koch Industries
  • Leroy Merlin
  • LG Electronics
  • Metro
  • Nalco
  • Natura and Company
  • Omnicom Media Group
  • Oriflame Cosmetics
  • Pirelli
  • Schlumberger
  • Subway
  • Young Living

Centocinquanta aziende hanno realizzato quella che Sonnenfeld chiama una “rimozione chirurgica/resezione” dalla Russia. Includono:

  • Activision Blizzard
  • Airbnb
  • Alaska Airlines
  • Aldi
  • American Airlines
  • Bumble
  • Deloitte
  • Delta Air Lines
  • Exxon
  • FIFA
  • Formula One
  • Nasdaq
  • Netflix
  • Radio Free Europe
  • Swarovski
  • TJ Maxx
  • TripAdvisor
  • Uber
  • United Airlines

Secondo l’elenco, centottanta società hanno lasciato la porta aperta per un possibile ritorno. Includono:

  • 3M
  • Adidas
  • Adobe
  • ADP
  • Amazon
  • American Express
  • Bank of China
  • Bridgeston Tire
  • Cisco
  • Citrix
  • Clorox
  • Deutsche Bank
  • DHL
  • Discover
  • Disney
  • FedEx
  • Ford
  • GM
  • Harley-Davidson
  • Honda
  • HP
  • IBM
  • Intel
  • Lego
  • Mastercard
  • Mercedes-Benz
  • Meta
  • Microsoft
  • Nintendo
  • Nissan
  • Oracle
  • Paypal
  • Prada
  • Rolls Royce
  • Starbucks
  • TikTok
  • Toyota
  • Twitter
  • Under Armour
  • UPS
  • YouTube

Ottanta società stanno “riducendo le operazioni correnti/limitando nuovi investimenti”, secondo l’elenco, tra cui:

  • Abbott Labs
  • Bacardi
  • Coinbase
  • Colgate-Palmolive
  • Credit Suisse
  • Dow
  • Dunkin Donuts
  • GE
  • General Mills
  • GlaxoSmithKline
  • Goldman Sachs
  • Hilton
  • Johnson & Johnson
  • JPMorgan
  • Kellogg
  • Nestle
  • Pfizer
  • Procter & Gamble
  • Whirlpool

L’articolo originale è su Fortune.com

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