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Un locker per l’ultimo miglio: freno Agcom sulle consegne a domicilio

L’Agcom chiede di spingere sull’automazione dei recapiti e sollecita le aziende a disincentivare le consegne a domicilio. Una svolta che potrebbe avere effetti anche sulla riduzione dell’inquinamento. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022.

Le aziende nell’ambito dell’e-commerce dovrebbero promuovere l’uso dei punti di ritiro anziché favorire la consegna a domicilio, spesso offerta gratuitamente oggi. Gli amministratori locali dovrebbero armonizzare le norme amministrative al fine di semplificare l’installazione di locker automatici per la distribuzione dei pacchi in strade, negozi e condomini. Il governo dovrebbe altresì considerare l’adozione di incentivi per la diffusione di tali dispositivi, poiché le consegne a domicilio, a causa della crescente popolarità dell’e-commerce, comportano crescenti impatti sulla qualità della vita nelle città.

Il punto di partenza di questa iniziativa è stato la pandemia da Covid-19, che ha spinto nel 2020 tutti i principali attori del commercio online, tra cui venditori, corrieri, amministratori locali e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), a promuovere l’automazione della distribuzione, sia per ridurre i rischi sanitari per lavoratori e clienti, sia per migliorare l’efficienza del processo. Successivamente, questa iniziativa ha acquisito un suo slancio autonomo. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che si occupa anche della regolamentazione dei servizi postali, ha accolto la richiesta di esaminare la questione: ovvero, come agevolare l’aggiornamento dell’ultimo tratto della catena di distribuzione. Tuttavia, poiché questa autorità sovrintende anche alle questioni di concorrenza nei settori di sua competenza, ha deciso di condurre un approfondito lavoro per evitare che le proposte volte a promuovere la consegna automatizzata diventassero un vantaggio esclusivo per Amazon, l’attuale dominatore del settore. Questo incarico è stato affidato al commissario Antonello Giacomelli e ha richiesto oltre un anno di studio. È stato condotta una consultazione pubblica con tutte le parti interessate, seguita dall’elaborazione di un documento inviato al governo.

Obiettivi condivisibili

L’attenzione attiva delle istituzioni, soprattutto locali sul sistema del recapito, si legge nella segnalazione firmata dal presidente Giacomo Lasorella, potrebbe avere conseguenze sorprendentemente benefiche per la riduzione dell’inquinamento inteso nel senso più ampio: “Secondo il World economic forum, indirizzando la collaborazione pubblico-privato verso misure come: l’utilizzo di veicoli elettrici per la consegna nei centri delle città, la consegna in determinate fasce orarie, il ricorso a reti di parcel lockers e parcel box multi-brand e l’utilizzo di sistemi IT per l’organizzazione del recapito moderni ed efficienti, in dieci anni, si possono ottenere la riduzione delle emissioni di CO2 del 30%, della congestione del 30% e dei costi di consegna del 25%”.

Le buche dei clienti

Amazon, il colosso americano del commercio per corrispondenza, da anni studia una sistema di serratura per gli appartamenti che consenta al fattorino di entrare nella casa anche in assenza del proprietario. La serratura scatta utilizzando il codice a barre del pacco di consegna.  Un investimento importante che si giustifica, sempre che si riesca a vincere la prevedibile diffidenza dei proprietari di casa, con gli elevati costi delle mancate consegne e con le proteste e divieti che in alcuni condomìni, soprattutto in Inghilterra, si stanno diffondendo contro la politica dei pacchi lasciati davanti alla porta. Leggerezza o impegni imprevisti, scrive l’Agcom, fanno sì che il “tasso di pacchi inesitati al primo tentativo sia medio-alto nel caso di consegna a domicilio”. L’ultimo miglio del processo, che però genera il 40-50% dei costi totali del servizio di recapito. Naturale che si pensi a renderlo più efficace. Perché quando è legato alla presenza fisica del cliente diventa meno flessibile, più oneroso e aumenta le ricadute ambientali indesiderabili: l’uso degli armadi automatici annulla il tasso di fallimento e permette consegne multiple riducendo i costi ambientali del servizio. La crescita delle consegne dell’e-commerce, non regolata, scrive ancora l’Autorità, rischia di compromettere la vivibilità delle città, aumentandone il livello di congestione e di inquinamento”, soprattutto se si pensa al futuro visto che le vendite a distanza, prevedibilmente, non potranno che aumentare.

L’esempio di Singapore

Il governo dell’arcipelago asiatico ha finanziato “l’installazione di locker nelle aree residenziali e nelle stazioni ferroviarie a completamento dell’intervento privato che si era concentrato esclusivamente nelle più remunerative aree commerciali”. La Locker Alliance, questo il nome della società che cura l’infrastruttura aperta a tutti gli operatori, alla fine del 2021 gestiva un parco di 1.000 armadi automatici, in genere da 60 ripostigli multi-taglia, per servire i 5 milioni di abitanti. Il tasso di diffusione dei locker è di uno ogni 5.000 persone, con punti di ritiro a 200 metri di distanza dall’abitazione. L’esperimento che ha raccolto un tasso di soddisfazione del 90% fra gli utilizzatori non ha fatto scuola fuori dai confini della città-Stato. In Europa, lo sviluppo delle reti di consegna automatica è molto differenziato: sia per la diffusione degli armadi automatici, sia per la natura, aperta o chiusa, della rete. Ma non raggiuge la densità registrata nella città-Stato. Chi è andata molto avanti è la Spagna che, con tre gestori, sfiora i 30.000 punti di consegna automatica in funzione con una densità di un ripostiglio ogni 8.000 abitanti. Anche in Finlandia non sono rimasti con le mani in mano: hanno installato un punto di consegna ogni 2.800 abitanti. Deutsche Post ne ha collocati oltre 5.000, uno ogni 16.600 persone, ma si tratta di depositi riservati al proprio servizio. La Polonia dovrebbe raggiungere i 10.000 nel 2024. Tutti gli altri Paesi europei contano su decine o qualche centinaio di armadi.

Edicole e cabine telefoniche cercasi

A osservare il settore, invece, ci sono alcuni big della telefonia, Tim e l’operatore austriaco A1, che stanno studiano la riconversione delle proprie cabine pubbliche. La prima iniziativa è ancora allo studio la seconda è in fase sperimentale: una trentina di armadietti per lo più a Vienna che possono essere utilizzati sia per il deposito e il ritiro di pacchi, sia per lo scambio di merci tra privati attraverso una app sviluppata dall’operatore.

L’Italia ha numeri dignitosi se confrontata ai partner europei, grazie ad Amazon. Il colosso americano ha piazzato lungo lo stivale 2.150 armadi, a solo uso proprio, sui 2.500 totali. Gli altri appartengono a Poste italiane, una cinquantina, e all’operatore polacco InPost, che oltre nel Paese di Papa Wojtyla, sta estendendo la propria rete anche nel Regno Unito. Poi c’è lo strano caso di Dhl. Partita tra le prime con una sperimentazione a Milano e Roma, dopo un quinquennio e quasi uscita dalle consegne automatiche, “per scarso utilizzo”, e oggi ha un solo armadio a Milano dei dieci iniziali. Nel corso della consultazione pubblica avviata dall’Autorità sul documento inviato al governo, l’Agcom ha raccolto benevolmente durante la consultazione la proposta “della M-dis, società di distribuzione di prodotti editoriali, che propone di valorizzare le oltre 4.000 edicole già abilitate al servizio di pick-up point con l’installazione di armadietti per le consegne”. Senza un irrobustimento dell’infrastruttura, infatti, rileva l’Agcom difficilmente si riuscirà a convincere i cittadini a cambiare le proprie abitudini.

La pigrizia dei clienti

L’autorità dei Paesi Bassi nel corso di una indagine conoscitiva sui locker, ha scoperto che “la distanza massima che un utente è disposto a percorrere per passare dalla consegna a domicilio a una modalità differente di consegna sarebbe di 500 metri”. Non troppi. E, in Italia le cose non vanno meglio. Secondo l’Agcom, circa il 70% delle consegne avviene a casa anche perché, a oggi, la distanza media dai punti di recapito non domiciliari è superiore ai 2 chilometri per la metà della popolazione nazionale”. A Roma la densità degli armadi è di uno ogni 13.630 abitanti; a Milano superiore a 9.700; a Napoli siamo a un armadio ogni 60.125 cittadini. Con questi numeri si stimolano solo i più incalliti ambientalisti.

Per questo l’Agcom, tirando le fila dei propri ragionamenti, ha chiesto alle imprese al governo e agli amministratori locali un cambio di strategie per rendere più appetibile la consegna fuori dalle mura di casa.

Troppo comodo

La propensione all’uso dei locker tra gli acquirenti online è molto bassa, scrive l’Agcom nel documento, perché “la consegna a domicilio è spesso offerta gratuitamente dal venditore online per cui l’acquirente non ha un incentivo a scegliere la consegna presso il locker, che rimane un’opzione valida solo se vi è una specifica esigenza di flessibilità della consegna”. Insomma, l’Agcom non lo dice, ma lascia intendere che bisognerebbe rovesciare l’offerta: riservare la gratuità al recapito extra domiciliare a scapito dell’ad personam. Al governo l’Autorità chiede interventi legislativi per fare chiarezza semplificando e uniformando “le procedure previste dalle disposizioni locali in materia di autorizzazioni per l’installazione degli apparecchi, riducendo altresì i termini per il rilascio e i connessi oneri amministrativi”. Ma anche di scrivere “una normativa che disciplini l’installazione dei ‘locker condominiali’, soprattutto per le nuove costruzioni e incentivi che alleggeriscano i costi di installazione e di manutenzione-gestione a carico dei condomìni”. Infine, sempre il governo dovrebbe pensare ad “agevolazioni economiche o fiscali per l’installazione dei locker che coprano le zone meno profittevoli”, ma solo se inseriti in reti aperte.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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