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Nella fabbrica italiana dell’idrogeno

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In provincia di Brescia si producono elettrolizzatori industriali con tecnologia italiana. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022.

Rivoluzione Green e idrogeno. Mentre il  ministero per la Transizione ecologica cerca e promuove la creazione di una gigafactory che produca elettrolizzatori con una capacità di 1GW l’anno, per centrare l’obiettivo della decarbonizzazione che ci siamo dati entro il 2030, e rientrare nelle prossime tranche di fondi europei del Pnrr, c’è un’azienda, nel bresciano, che già oggi produce elettrolizzatori industriali con tecnologie innovative tutte italiane ed è in grado di produrre dai 5 ai 7 MW con un solo stabilimento di 2mila metri quadrati. L’azienda si chiama H2Energy ed è nata due anni fa sull’onda della crisi energetica internazionale e sulla certezza, condivisa dai tre soci, che l’elettrico non possa essere la vera rivoluzione green.

I tre soci che l’hanno fondata, Saro Capozzoli, Claudio Mascialino e Riccardo Ducoli, tutti imprenditori del Nord, hanno investito in primis in ricerca e sviluppo e hanno richiamato in Italia scienziati, tecnici, ingegneri meccanici e chimici che lavoravano in questo settore ma in aziende straniere, accelerando così il processo di crescita tanto che oggi stanno uscendo le prime macchine di produzione industriale che producono con tecnologie completamente italiane e innovative.

“Il nostro obiettivo- raccontano due dei founder, Capozzoli e Mascialino – era produrre idrogeno a livello industriale con tecnologia italiana e diventare veri produttori italiani, perché finora queste macchine erano prodotte solo da tedeschi, norvegesi, francesi e americani. In Italia c’è chi produce a livello industriale ma solo con tecnologia alcalina noi invece in questa prima fase produciamo con tecnologia Pem (Protonic exchange membrane) con una soluzione acida ma non alcalina e con in prossimi investimenti rilasceremo una nuova tecnologia più flessibile e meno costosa, l’Aem (Anionic Exchange Membrane) a cui stiamo già lavorando che è una sintesi innovativa che abbiamo sviluppato”.

Per capirsi, gli elettrolizzatori, usando elettricità prodotta da fonti rinnovabili, riescono a separare l’acqua nei due costituenti della molecola, cioè l’idrogeno dall’ossigeno. Dentro il sistema ci sono delle membrane che permettono la scissione dell’acqua, in diversi ambienti che possono essere alcalini, acidi, basici. La novità di H2Energy è nelle soluzioni che vengono usate in questo processo. Le prime macchine produttrici di idrogeno con tecnologia Pem sono grandi circa quanto un container di quaranta piedi, come dei piccoli edifici e a oggi la produzione può arrivare a 5-7 MW.

“Con il prossimo round di investimenti che chiudiamo a fine marzo – continua Mascialino, di H2Energy – arriveremo alla potenzialità di produrre il prossimo anno dai 30 ai 50 MW di idrogeno verde e a giugno alla fiera di Hannover dedicata all’innovazione industriale presenteremo la nuova macchina con tecnologia più innovativa, la Aem. Inoltre, stiamo lavorando ad altre tecnologie innovative e sulla prossima generazione di elettrolizzatori perchè non vogliamo che la vicenda idrogeno finisca come quella dei pannelli solari dove noi italiani eravamo produttori come i tedeschi e adesso compriamo tutto dalla Cina. Vogliamo investire in Italia per essere avanti agli stranieri”.

L’idea per cui è nata H2energy infatti è di tutelare il made in Italy e la produzione industriale italiana di idrogeno e di non dipendere da realtà straniere come è accaduto ad esempio anche con i treni a idrogeno, di cui avevamo la tecnologia che poi abbiamo venduto alla francese Alstom che ci rivenderà i treni. La piccola azienda italiana a oggi ha una ventina di dipendenti ma l’obiettivo è di arrivare alle 300 unità entro due anni. I primi ordini di idrogeno sono già arrivati negli stabilimenti di Pizzighettone e nella sede milanese della società e riguardano al momento il settore alimentare del food processing.

“Molte fabbriche di prodotti alimentari – spiega Capozzoli – hanno bisogno di vapore e stiamo lavorando con alcune realtà sul territorio per avere a breve i primi generi alimentari prodotti con idrogeno ma le applicazioni di questo tipo di energia verde sono tantissime abbiamo richieste per un porto sul Baltico e anche dall’India, dall’Arabia e da Israele, in gran parte per le acciaierie dove si può sostituire il carbonio con l’idrogeno creando l’acciaio verde”. Altro capitolo delicato di cui si discute in più sedi sul tema idrogeno è lo stoccaggio e il trasferimento idrogeno. Su questo H2energy ha una strategia chiara: costruire piccoli stabilimenti dove serve energia a idrogeno e produrlo direttamente lì. Tanto, come assicurano, con le “nostre tecnologie” bastano 50 metri per 20 per produrre fino a 30 MW.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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