I timori legati agli aumenti dell’inflazione in America non sono così alti dalla metà degli anni ’80.
Un nuovo sondaggio Gallup mostra che l’aumento dei costi è la preoccupazione più urgente per quasi un americano su cinque. È quasi il doppio dei timori per la guerra in Ucraina.
Circa il 17% delle oltre 1.000 persone intervistate tra l’1 e il 18 marzo ha citato l’alto costo della vita e l’inflazione come il problema più grande della nazione. È più del doppio delle persone che hanno risposto così a gennaio.
I prezzi del carburante sono una preoccupazione relativamente bassa, arrivando ad appena il 4%.
Mentre sono sempre più preoccupati per l’aumento del costo della vita, gli americani si sentono molto meglio rispetto a Covid. Il numero di persone che classificano il coronavirus come il più grande problema non economico è sceso al livello più basso dall’inizio della pandemia, appena il 3%. (Basta pensare che a gennaio il 20% dichiarava fosse la questione più urgente).
Se c’è una buona notizia da trovare in questi dati, è che i numeri del 2022 di Gallup non sono neanche lontanamente alti come le percentuali che si registravano nei primi anni ’80, quando il livello di preoccupazione è schizzato al 52% dopo che i prezzi sono aumentati vertiginosamente in seguito alla stagflazione degli anni ’70.
I timori di inflazione riguardano tutte le fasce di reddito, osserva Gallup, affermando che “la percentuale è alta tra gli adulti che guadagnano 100.000 dollari o più (58%) quasi come tra quelli che guadagnano meno di 40.000 dollari (63%)”. Tuttavia, come spesso accade, c’è anche una questione partitica:tra i repubblicani il 79% afferma che è la più grande preoccupazione, percentuale che scende a 35% tra di democratici.
“Per gli americani l’inflazione non pesa come ‘problema più importante’ che il Paese deve affrontare come accadeva nei primi anni ’80 – spiega Gallup – ma è al top come non lo è stata in oltre tre decenni e sembra incidere negativamente sulla più ampia fiducia economica degli americani”.
L’articolo originale è su Fortune.com
