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Editoria, quanto pesano pirateria e disinformazione

editoria pirateria

Sono 771 i milioni di euro sottratti al mondo dell’editoria italiana dalla pirateria nel 2021, pari al 31% del mercato complessivo (escludendo editoria scolastica ed export), con un danno per il sistema Paese di 1,88 mld di euro. Valori che si traducono in una mancata occupazione per 5.400 posti di lavoro nella filiera editoriale, 13.100 considerando anche l’indotto. È quanto emerge dalla seconda indagine Ipsos ‘La pirateria nel mondo del libro. Crescita del fenomeno e strumenti di contrasto’, commissionata dall’Associazione Italiana Editori (AIE), presentata oggi a Roma nell’incontro de “Gli Editori”, a cura di AIE e FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali).

Un fenomeno in crescita

I dati mostrano un trend in continua crescita: gli atti di pirateria stimati nel 2021 (copie in meno vendute di libri, download in meno di e-book e audiolibri) sono infatti 117,6 milioni contro i 112 milioni del 2019 (+ 5%). Significa 322mila atti di pirateria compiuti ogni giorno ai danni del mondo del libro. Il fenomeno riguarda tutti, in particolar modo i più giovani: l’anno scorso più di un italiano su tre sopra i 15 anni (il 35%, era il 36% due anni fa), ha compiuto almeno un atto di pirateria riguardante il libro di varia (romanzi e saggi). Fra gli studenti universitari la percentuale sale addirittura all’81% (era l’80% due anni fa): ognuno di loro, in media, ha piratato oltre 10 testi (10,6). In controtendenza i professionisti, che sono passati dal 61% del 2019 al 56% del 2021.

I danni al settore

La pirateria è diffusa in tutto il mondo editoriale librario: le vendite perse nel settore della varia sono pari a 36 milioni di copie l’anno, per un mancato fatturato di 423 milioni di euro. Le copie (libri a stampa e digitali) perse nel settore universitario sono 6 milioni, pari a un fatturato di 230 milioni di euro; quelle nel settore professionale – libri, e-book e banche dati – sono pari a 2,8 milioni di copie, con una perdita stimata di 118 milioni di euro. Se si fa una distinzione per canale di vendita, le librerie fisiche hanno perso in un anno 243 milioni di euro; mentre gli store online hanno un mancato fatturato di 455 milioni e ci sono 73 milioni di mancati ricavi per abbonamenti a servizi di audiolibri o e-book.

“Chiediamo un’azione di contrasto allo Stato che coinvolga tutte le istituzioni e che si avvalga di tutti gli strumenti possibili” ha detto il presidente dell’AIE, Ricardo Franco Levi, nell’intervento di apertura alla presentazione del report. “A monte di chi consuma contenuti piratati è in atto un’industrializzazione del fenomeno, talvolta legato alle organizzazioni criminali, che sottrae risorse alle imprese, allo Stato e ai lavoratori, che ruba futuro ai giovani” ha aggiunto. “Bisogna proseguire quindi con la politica degli incentivi alla domanda, sapendo che sostenere i giovani negli acquisti culturali è un modo per spingerli verso comportamenti virtuosi, cioè consumi legali” ha concluso Levi.

Una scarsa consapevolezza degli illeciti

Dal report emerge che negli ultimi due anni è calata la percentuale delle persone che si dicono consapevoli del fatto che gli atti di pirateria sono illeciti o illegali (passando dall’84% nel 2019 all’82% nel 2021), mentre è aumentata dal 66% al 68% la percentuale di chi ritiene improbabile essere punito. Complice anche l’anonimato offerto dalla rete. È chiaro, quindi, che esiste anche un problema di consapevolezza degli illeciti commessi e di contrasto effettivo dei fenomeni illegali, che passa necessariamente attraverso l’educazione degli utenti e il sostegno alla domanda legale dei cittadini di informazione e culturale.

Buone notizie: cresce il mercato italiano dei libri

Nonostante i danni causati dalla pirateria, il mercato italiano dei libri continua a crescere, confermando un trend positivo, già emerso nel 2020. Sempre secondo i dati dell’AIE, pubblicati il 28 gennaio 2022, l’editoria di varia nel 2021 ha raggiunto 1,7 miliardi di euro di vendita a prezzo di copertina. Le copie vendute sono 115,6 milioni (18 milioni in più del 2020). L’Italia si conferma così la sesta editoria nel mondo dopo Usa, Cina, Germania, Gran Bretagna e Francia, e la quarta in Europa. Con una crescita del 16%, il mercato italiano è secondo in Europa, subito dopo la Francia.

Continua anche la corsa degli audiolibri che passano da 17,5 milioni di euro a 24 milioni, con una crescita del 37%. Prendendo in considerazione anche audiolibri ed e-book, il mercato di varia raggiunge un valore di 1,8 miliardi (+15% rispetto al 2020).

Registrano una buona performance anche le librerie online, che passano da 632,96 milioni di vendite a prezzo di copertina a 739,93 milioni. Le librerie fisiche, che nel 2020 avevano perso quasi 200 milioni di vendite, iniziano a risalire la china, arrivando a 876 milioni.

Italiani creduloni

Il fenomeno della pirateria è strettamente legato a quello della disinformazione: più notizie non verificate circolano illecitamente sul web e sulle app di messaggistica, più alta è la probabilità di incappare in fake news e di condividerle con la propria cerchia di amici, con un effetto nocivo di rimbalzo. Come emerge dallo studio “Media e fake news” che Ipsos ha realizzato per Idmo (Italian digital media observatory), l’hub nazionale coordinato da Gianni Riotta e partner di Edmo, task force europea contro la disinformazione, 7 persone su 10 attingono esclusivamente informazioni da fonti gratuite e solo una su 4 è disposta a pagare, con ampie porzione di italiani che dichiarano di non avere opinioni nette riguardo ai temi al centro di dibattito pubblico, contribuendo al rafforzamento delle credenze popolari.

Fortunatamente, fra i giovani (18-30 anni) il fenomeno è più contenuto: il 61% di loro si accerta, infatti, dell’affidabilità di autori e link, il 56% fa comparazioni con altri indirizzi web, il 38% controlla che il sito sia aggiornato. Il discorso cambia radicalmente con l’aumentare dell’età e con l’abbassamento del grado di istruzione degli utenti: dallo studio risulta che meno titoli di studio si posseggono, e più si è suscettibili alle fake news.

Sapere cosa sia una fake news, spiega l’indagine, non significa però comprendere a pieno il concetto di “affidabilità” delle informazioni. Per il 60% degli italiani se la notizia è condivisa è considerata più affidabile, mentre il 55% la ritiene ancora più attendibile se condivisa da un amico molto attivo sui social (quota che sale tra i più giovani e tra i meno istruiti, mentre scende nella fascia d’età 31-50 anni e tra chi possiede più titoli di studio). La cultura e lo studio, anche in questo caso, si confermano strumenti necessari a comprendere la realtà e a evitare di cadere vittime della disinformazione.

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