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La Russia legalizza le ‘importazioni parallele’ di brand occidentali

La Russia spera che il mercato grigio delle importazioni quasi legali consentirà di mantenere i prodotti stranieri sugli scaffali anche se i marchi occidentali hanno deciso di abbandonare il Paese, in seguito all’invasione dell’Ucraina. Mercoledì, il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha affermato che sarà consentito ai rivenditori di importare merci senza il permesso del titolare del marchio. Ciò significa che un importatore russo potrà acquistare abbigliamento di marca in un altro Paese e portarlo in Russia, senza fare accordi con l’azienda che possiede il marchio stesso.

È una pratica nota come ‘importazione parallela’ e rientra in un’area grigia di legalità.

“Questo approccio garantirà la spedizione di merci nel nostro Paese nonostante le azioni ostili dei politici stranieri”, ha detto Mishustin in una riunione del governo, aggiungendo che il ministero dell’Industria e del commercio redigerà un elenco di importazioni parallele autorizzate nei prossimi giorni.

L’agenzia antimonopolistica russa ha sottolineato che consentire le importazioni parallele potrebbe aiutare ad accrescere la concorrenza, “attraverso un aumento del numero di aziende che importano merci in Russia, il che porterà a una diminuzione dei prezzi al dettaglio di queste merci”. L’inflazione annuale in Russia ha raggiunto il 15,7% a marzo a causa del calo del rublo che ha fatto aumentare il costo delle merci importate.

A differenza di altri casi di violazione della proprietà intellettuale, come il contrabbando di un film registrato al cinema o l’imitazione di articoli di design con marchi dal nome che suona simile all’originale, le importazioni parallele sono prodotti autentici, non contraffazioni.

Le importazioni parallele spesso si verificano quando un’azienda non vende i propri prodotti in un determinato Paese o semplicemente li vende a un prezzo inferiore da qualche altra parte. Ad esempio, un importatore parallelo potrebbe acquistare un libro di testo a un costo inferiore da un rivenditore ufficiale all’estero e poi rivenderlo negli Stati Uniti, pagando a un prezzo più basso di quello fissato dall’editore nel Paese.

Per i marchi, il problema principale con le importazioni parallele è che l’azienda perde il controllo su come i propri prodotti vengono presentati e venduti all’estero. Le importazioni parallele possono anche far perdere denaro a un marchio, se i consumatori scelgono di acquistare prodotti importati a prezzi più bassi invece che la versione più costosa venduta nel mercato interno.

Gli Stati hanno atteggiamenti diversi nei confronti delle importazioni parallele, alcuni consentono la pratica mentre altri richiedono che tutte le importazioni abbiano l’autorizzazione del produttore originale. La Russia inizialmente ha preso una posizione dura sulle importazioni parallele, vietando l’importazione di merci straniere senza l’autorizzazione del titolare del marchio.

Mentre in precedenza la discussione sul consentire le importazioni parallele era legato a problemi di concorrenza, la decisione di mercoledì è stata probabilmente accelerata dall’esodo delle società occidentali a causa della guerra in Ucraina. Marchi come Apple, H&M, LVMH e Uniqlo, insieme a molti altri, si sono ritirati dal Paese, lasciando ai russi prodotti realizzati localmente o da aziende con sede in Paesi più vicini.

I rivenditori russi, che ora hanno difficoltà a reperire merci dall’estero, hanno espresso sostegno alla decisione di legalizzare le importazioni parallele.

Queste sarebbero “particolarmente importanti per beni socialmente significativi come medicinali, generi alimentari e prodotti per bambini”, ha affermato la scorsa settimana Tatyana Bakalchuk, fondatrice della piattaforma di vendite online russa Wildberries.

L’articolo originale è su Fortune.com

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