NF24
Cerca
Close this search box.

Se fare la pasta è una questione di famiglia

molisana pasta

In dieci anni il suo consumo è quasi raddoppiato e l’Italia si conferma leader nella produzione mondiale. Un prodotto che ha saputo rinnovarsi e puntare alla sostenibilità, ma adesso deve fare i conti con la crisi delle materie prime, i cambiamenti climatici e le guerre.
Ne abbiamo parlato con Giuseppe Ferro, Ad de La Molisana. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2022.

La pasta è da sempre uno dei simboli dell’Italia nel mondo. Nel 2020 ha festeggiato il decennale del riconoscimento Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. Come emerge dal rapporto ‘La pasta italiana: buona, sana e sostenibile nel 2021’ di Euler Hermes Italia, in dieci anni il consumo di pasta nel mondo è quasi raddoppiato, passando da 9 a 15 milioni di tonnellate annue. E il nostro Paese resta il punto di riferimento per produzione, consumi ed export.

Gli italiani consumano circa 23 kg di pasta pro capite l’anno, che corrispondono a una produzione totale di oltre 3,5 milioni di tonnellate, per un valore di oltre 5 mln di euro, con 1,43 milioni di tonnelalte destinati al consumo interno (43,5%) e 1,93 milioni alle esportazioni (56,5%). Con questi numeri, l’Italia si conferma leader mondiale nella produzione di pasta, con circa un quarto dell’intera produzione mondiale di pasta secca, seguita da Stati Uniti (2 milioni), Brasile (1,1 milioni) e Russia (1 milione). Il settore rappresenta il 3,5% del fatturato nazionale dell’industria alimentare. La filiera del grano conta circa 200mila aziende agricole. La maggior parte di queste è distribuita in tre aree geografiche principali: Puglia-Basilicata per il 30% della produzione, Sicilia per il 22% e l’area Emilia Romagna-Marche, che vale circa il 15%. La pasta è stata anche il prodotto più esportato durante la pandemia, registrando un balzo del 16%, per un valore superiore a 3,1 mld nel 2020. Tra i suoi punti di forza, la produzione della pasta annovera anche un basso impatto ambientale: negli ultimi dieci anni sono stati ridotti i consumi idrici del 20%, le emissioni di CO2 di circa il 21% e i rifiuti recuperati sono circa il 95% del totale. Giuseppe Ferro, Ad de La Molisana, quarto produttore nazionale di pasta, ci spiega come mantenere l’eccellenza di questo prodotto e parla delle sfide che sta affrontando il settore: inflazione, guerra, cambiamenti climatici e aumento dei costi delle materie prime stanno infatti mettendo in difficoltà i pastifici italiani.

Quest’anno La Molisana compie centodieci anni. Fondato dalla famiglia Carlone nel 1912, il pastificio nasce come bottega artigianale. “Nel 2011 – racconta Ferro – la nostra famiglia di mugnai dediti alla produzione di semole di grano duro, ha acquisito il pastificio.

All’epoca La Molisana faceva 16 mln l’anno di fatturato ed era già fallita tre volte. La voglia di riscatto e di realizzare prodotti di altissima qualità, unita a una conoscenza approfondita del mercato e della materia prima, che abbiamo lavorato per cento anni, ci ha permesso di realizzare prodotti di ottima qualità. “Oltre alla materia prima – spiega – è stato importante investire anche nella tecnologia per lo sviluppo della produzione: circa 60 mln di euro dal 2011 a oggi, di cui oltre 25 nel triennio 2016-2019, per un forte rinnovamento delle linee di produzione, dei magazzini, della sala macchine e confezionamento”. L’acquisizione da parte del Gruppo Ferro ha segnato l’inizio di una nuova stagione di crescita e traguardi per La Molisana, ma anche un cambio di paradigma: “L’azienda pastaia adesso controlla l’intera filiera, dal chicco di grano alla tavola”, sottolinea. Grazie alla rinnovata gestione, La Molisana è divenuta il quarto player nel mercato, primo per crescita, della pasta di semola di grano duro.

Oggi La Molisana è fra le aziende più presenti sul mercato e ha da poco arruolato come suo ambasciatore nel mondo il campione olimpionico Marcell Jacobs. Ma la sua è una storia di tradizione familiare dalle forti radici locali. Nei primi del ‘900, il fondatore Domenico Ferro sceglie di lasciare la sua terra, Fratta Maggiore in Campania, per non piegarsi alla mafia. Ricomincia tutto daccapo nel Molise, una Regione a lui prima ignota. Dopo la distruzione e le difficoltà portate dalla guerra, la famiglia Ferro si rimbocca le maniche e traghetta l’azienda fuori dalla crisi, espandendola e rendendola sempre più redditizia, fino al 2011, anno dell’acquisizione del pastificio La Molisana. Dopo mille trasformazioni, l’azienda vanta ancora oggi una gestione famigliare: Giuseppe (Ad), Rossella (Marketing & communication director), Flavio (Pasta production plant director) e Francesco (Milling plant director). Per Giuseppe Ferro la ricetta per raggiungere traguardi elevati è “tanto sacrificio e la passione che mettiamo nel fare questo mestiere. Ma anche l’ottimo rapporto qualità-prezzo dei nostri prodotti e la costruzione di un’immagine riconoscibile del prodotto. La ricetta del nostro successo è la somma di tutti questi elementi, più un pizzico di fortuna”. Le capacità manageriali e le scelte lungimiranti della famiglia Ferro hanno permesso a La Molisana di imporsi come brand di riferimento del mercato di pasta a livello internazionale. “Vendiamo in quasi 90 nazioni in tutto il modo. Un risultato raggiunto grazie agli enormi sacrifici messi in atto da mio cugino, che è a capo dell’export dell’azienda. Non è facile ricostruire un’attività in dieci anni e arrivare a questi risultati. Dietro c’è un grande lavoro di squadra”, sottolinea Ferro.

La pasta La Molisana è il primo marchio per dimensione tra i leader nazionali a essere prodotto con grano 100% italiano. Dal 2018, dopo 10 anni di ricerca, La Molisana si propone sul mercato con una pasta di solo grano italiano alto-proteico: il risultato di un percorso virtuoso di agricoltura sostenibile atta a valorizzare le colture locali a parametri qualitativi e tecnologici altissimi. “Raggiungere questo traguardo non è stato difficile per noi”, dichiara. “Avendo fatto i mugnai per cento anni, conosciamo a perfezione la materia prima. Fare i contratti di filiera integrata, scegliere semi certificati e grani alto-proteici (ricchi di proteine e poveri di ceneri), farli seminare nelle regioni adatte alla coltivazione, è stato un processo che ci è venuto naturale. Nelle nostre scelte ci siamo affidati anche alla scienza, per cercare di capire quali fossero le condizioni per avere un grano migliore, concimare e diserbare nel momento giusto e non utilizzare prodotti chimici inutili. Abbiamo reso così la coltivazione una vera e propria scienza. Per questo possiamo vantare un grano italiano, quindi una pasta, di eccellentissima qualità”.

Il nuovo pack interamente riciclabile nella carta della pasta La Molisana è stato realizzato in un’ottica di business sostenibile su cui l’azienda sta puntando molto.

“La scelta di un nuovo pack riciclabile è partito dal nostro reparto marketing, che ha voluto ideare un prodotto realmente differente e sostenibile, fin dal packaging. Abbiamo preferito puntare su un cambiamento reale, anziché sullo storytelling”, spiega. Il nuovo pack è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera responsabile e certificate FSC. Una scelta di natura etica con l’intento di ridurre la produzione di plastica, pari a circa 230mila kg annui, per rispondere alle richieste dei consumatori sempre più attenti all’origine dei prodotti alimentari e alla sostenibilità delle aziende. Le colle utilizzate sono a base di acqua e gli inchiostri non contengono solventi. Una scelta consapevole che ha saputo coniugare il rispetto per la natura all’aspetto estetico del prodotto.

Conflitti e crisi economiche possono sconvolgere gli equilibri geopolitici mondiali e avere ripercussioni drammatiche sull’economia e sul tessuto produttivo di un Paese. La Molisana è sopravvissuta a due guerre mondiali, superando anche la sfida della ricostruzione. “Lo scenario economico-finanziario in cui ci troviamo adesso è però del tutto eccezionale: tutti i parametri sono saltati”, prosegue Ferro. “Prima la crisi delle materie prime, con un aumento dell’80% del prezzo del grano duro (in Italia, negli ultimi 12 mesi sono stati prodotti due terzi in meno di questo tipo di grano, ndr). Poi è seguita l’impennata del costo degli imballaggi, con un aumento compreso tra il 30 e il 50%. Quando pensavamo di aver superato il peggio, il costo dell’energia è salito alle stelle (il petrolio è ai massimi dal 2008, luce e gas sono aumentate rispettivamente del 55% e del 41,8% in un anno) ed è scoppiata anche la guerra in Ucraina”. Da Russia e Ucraina viene più di un terzo del grano esportato nel mondo: la crisi della domanda non ha però interessato il grano duro, che nel 2021 ha rappresentato meno del 3% delle importazioni dalla Russia e meno dell’1% sul fabbisogno totale dei pastai. Per questo la guerra, per ora, non sta avendo conseguenze immediate sul mercato italiano. “Gli equilibri mondiali stanno cambiando radicalmente e il futuro che abbiamo davanti al momento ci è ignoto”, dichiara.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.