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Putin spinge Svezia e Finlandia verso la Nato

La guerra in Ucraina ha ridato forte unità al fronte occidentale, innescando una serie di cambiamenti storici. Paesi confinanti con la Russia, che per decenni sono stati militarmente neutrali, hanno infatti scelto di schierarsi contro Putin. È il caso di Svezia e Finlandia, che recentemente hanno dichiarato la loro volontà di entrare nella Nato. Si tratta di un passaggio molto importante viste le implicazioni sull’ordine di sicurezza europeo e sul futuro della guerra.

Molti paesi occidentali hanno condannato la campagna militare di Putin. La Russia ha sempre sofferto di una sindrome di accerchiamento, che non è però giustificata dai fatti. Infatti, la frontiera terrestre russa misura circa 20.000 km di cui solo 1.215 km (un sedicesimo del totale) sono condivisi con Paesi Nato. Mosca condivide i suoi confini con 14 Paesi. Solo 5 di questi fanno parte della Nato: Norvegia, Estonia, Lettonia e – considerando anche l’exclave di Kaliningrad – Polonia e Lituania.

La possibile adesione di Kiev all’Alleanza Atlantica è stata utilizzata da Putin per invadere l’Ucraina. Tuttavia il suo piano potrebbe essere controproducente perché molti paesi geograficamente vicini alla Russia stanno seriamente pensando di entrare nella Nato. La Finlandia – che condivide un confine di 1.340 km con la Russia – potrebbe adottare a breve una decisione definitiva in questo senso. Stando alle fonti di governo citate dalla testata finlandese Italehti, Helsinki presenterà la domanda per fare il suo ingresso nella Nato il 12 maggio. La scelta ha registrato il supporto del governo finlandese e dei maggiori partiti che siedono in parlamento. E il consenso è molto alto anche tra i cittadini. Un sondaggio di marzo ha rivelato che il 62% dei finlandesi vede con favore questa possibilità.

La Ministra degli esteri svedese Ann Linde sembra confermare che Stoccolma potrebbe seguire l’esempio della Finlandia. “Sappiamo che la Finlandia farà questa mossa storica. L’equilibrio strategico nell’area ne risentirà e siamo consapevoli che la tensione è destinata a crescere”, ha dichiarato la Linde. Il governo svedese non si è esposto sulla questione, ma un sondaggio di aprile ha dimostrato come il 57% dei cittadini svedesi sia favorevole ad un ingresso nell’Alleanza, a fronte di un 21% contrario. Il Partito Socialdemocratico svedese – oggi al governo – è storicamente contrario poiché teme che questa mossa violerebbe la politica di neutralità militare del Paese (in vigore da 200 anni). Ma questa posizione potrebbe cambiare dopo la pubblicazione di un editoriale che ha sostenuto l’ingresso della Svezia nella NATO su Aftonbladet, un giornale nazionale le cui posizioni sono state allineate con il programma dei socialdemocratici per decenni.

“Non capisco come la Svezia e la Finlandia saranno in grado di garantire la nostra sicurezza al di fuori della Nato quando la Russia nel 2022 è pronta ad iniziare una guerra su vasta scala contro un paese vicino”, ha scritto Anders Lindberg, redattore politico del giornale, nell’editoriale.

C’è ancora un ampio dibattito sull’adesione della Svezia alla NATO ma una decisione sarà probabilmente annunciata il 13 maggio – il giorno dopo la richiesta della Finlandia – quando il governo rilascerà un documento sulla politica di difesa nazionale.

La fine della neutralità?

Sia la Svezia che la Finlandia hanno adottato una politica decennale di neutralità militare negli affari internazionali. La Finlandia – che aveva fatto parte dell’Impero russo per oltre un secolo prima di rivendicare l’indipendenza nel 1917 – si è dichiarata neutrale durante la guerra fredda con l’obiettivo specifico di evitare qualsiasi conflitto con la Russia.

Anche la politica estera della Svezia è stata a lungo segnata dalla neutralità, dalla prevenzione dei conflitti e dalla volontà di rimanere al di fuori delle alleanze internazionali. Questa politica è in vigore dalla Prima guerra mondiale, poiché il paese mirava a prendere le distanze dalle dispute militari e mantenere relazioni economiche con tutti gli schieramenti del conflitto. Un orientamento che è rimasto in piedi nel corso della guerra fredda ed è sopravvissuto fino ad oggi.

L’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato potrebbe avere conseguenze potenzialmente gravi sull’esito della guerra in Ucraina. Putin non vede con favore l’ipotesi di avere i paesi della NATO più potenzialmente ostili ai suoi confini e funzionari di Mosca hanno già emesso un avvertimento minaccioso per quanto riguarda i paesi nordici che intendono entrare nell’Alleanza. Ad aprile l’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha dichiarato che “la Russia rafforzerà quei confini” e che “un tale sviluppo porterebbe inevitabilmente a un riarmo militare più pesante nei Paesi baltici”. L’espansione della Nato verso il confine del nord “metterebbe fine alle discussioni sullo status denuclearizzato dei baltici” ha aggiunto Medvedev.

Il Cremlino ha costantemente intensificato le minacce di una guerra nucleare che coinvolga l’Occidente. Basti pensare che un funzionario di Mosca ha recentemente affermato che il rischio di un utilizzo delle armi nucleari nel conflitto è ora “considerevole”. Ma mentre l’arsenale nucleare del paese è in stato di allerta dall’inizio della guerra, l’esercito deve ancora arrivare al punto estremo di posizionare le testate nucleari in prima linea.

Un accumulo di armi nucleari nel Mar Baltico potrebbe aumentare significativamente la tensione e i fattori di rischio in un conflitto che vede già tutta l’Europa sull’orlo del precipizio.

L’articolo originale è su Fortune.com

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