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Insieme contro la siccità, azioni e strategie nella Giornata mondiale

‘Rising up from drought together’ è il tema scelto dalle Nazioni Unite per la ventisettesima edizione della Giornata internazionale per combattere la desertificazione e la siccità, che sottolinea l’importanza di un’azione congiunta per essere efficaci nella sfida alla siccità.

Il rischio si sta trasformando in un problema cogente, e in Italia questo 2022 è iniziato all’insegna della scarsità di acqua marcata nel bacino del Po, che a livello europeo riguarda anche il Danubio. L’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici parla di un maggio con temperature superiori alle medie del periodo, che ha portato il livello del Po 3 metri sotto quello abituale, una  siccità che non ha pari negli ultimi 70 anni. Questa situazione porterà probabilmente, e già nelle prossime settimane, al razionamento di acqua in almeno 150 comuni del nord Italia.

REPORT GLOBAL DROUGHT OBSERVATORY
Il report del Global Drought Observatory del JRC-Joint Research Center dell’UE, l’impatto maggiore si avverte nei settori dell’agricoltura e della produzione di energia, ed è strettamente connesso alla scarsità di riserva idrica rappresentata dalla neve, che è l’acqua di domani.

Incide sulla disponibilità delle risorse idriche, specie perché alimentare la portata dei fiumi con la fusione primaverile ed estiva, quando le piogge diminuiscono ma la richiesta d’acqua aumenta. Da un monitoraggio sulla situazione delle Alpi, “dopo un inizio di stagione promettente, già ad inizio 2022 i dati evidenziavano la scarsità di neve rispetto alla media dei 12 anni precedenti”, spiega Francesco Avanzi, ricercatore dell’ambito Idrologia e Idraulica di Fondazione Cima.

“La quantità di acqua immagazzinata nella neve sulle nostre Alpi, misurata mediante l’Equivalente Idrico Nivale, risultava sostanzialmente in linea con gli anni precedenti all’inizio dell’inverno, ma – complici la siccità e le alte temperature – è aumentata molto meno nel corso della stagione invernale rispetto agli ultimi dodici anni , mantenendo la stessa tendenza anche durante la primavera. Il risultato è che la neve presente sulle Alpi è stata oltre il 60% in meno rispetto agli ultimi anni, un deficit particolarmente significativo che ha importanti ripercussioni sulla disponibilità d’acqua per settori quali l’approvvigionamento energetico e l’agricoltura”.

LA COPERTA DI NEVE
Oltre a ridurre la riserva d’acqua disponibile in primavera ed estate, questa grave scarsità di neve e la sua fusione precoce hanno contribuito a far scomparire lo stock nivale molto prima del tempo sugli apparati glaciali, esponendoli alla fusione stagionale anticipata. Analizzando i dati di tre tra gli apparati glaciali più importanti del paese, il Belvedere in Piemonte, il Forni in Lombardia e il Miage  in Val d’Aosta, è immediatamente evidente come siano ad oggi già privi di copertura nivale.

La neve non rappresenta esclusivamente una fondamentale riserva d’acqua, ma anche una “coperta” che preserva i ghiacciai e ne ritarda la fusione. La poca neve accumulatasi quest’inverno è già scomparsa in molte aree glaciali delle nostre Alpi, mettendo a dura prova delle aree che hanno già osservato arretramenti importanti negli ultimi anni. Questi processi sembrano destinati a continuare nei prossimi anni, andando ulteriormente a ridurre i ghiacciai, altra riserva d’acqua strategica per l’Italia.

LO STATO DELLE INFRASTRUTTURE
Il problema dei razionamenti delle risorse idriche dipende, in parte, anche dal fatto che il settore idrico integrato (SII) fa acqua da tutte le parti.

Le infrastrutture del servizio idrico italiano versano in condizioni non ottimali, e richiederebbero interventi importanti. Le perdite degli impianti di distribuzione dell’acqua, in Italia, arrivano al 42%, contro il 20% della Francia e all’8% della Germania. Questa situazione è lo specchio della spesa per abitante, che è di soli 49 euro annui contro i 90 della media europea. Il 36% della rete idrica ha un’età compresa fra i 31 ed i 50 anni, e ancora più vecchia risulta il 22% dell’intera rete nazionale. È quanto emerge dal “Servizio idrico integrato: il momento giusto per gli investimenti”, il Brief degli analisti di Cdp, che analizza il funzionamento del settore, evidenziano i fattori che da anni frenano la capacità di investimento dei gestori, e che dovrebbero essere finalmente superati grazie alle risorse messe a disposizione dal Pnrr.

I 3,5 MILIARDI DEL PNRR
Il settore idrico integrato rappresenta la filiera nel suo insieme, dal prelievo alla distribuzione fino alla depurazione dell’acqua. È un settore in continua trasformazione che presenta, fra le varie criticità, proprio la necessità di investimenti continui. Fra le criticità, anche la polverizzazione dei gestori, con oltre 2.500 operatori sul territorio nazionale, di cui solo il 17% degli operatori è classificabile come industriale, mentre il restante 83% è composto da gestioni in economia.

EXIT STRATEGY
Per evitare il futuro drammatico previsto dalle Nazioni Unite, governi e imprese dovranno impegnarsi e mantenere le promesse, come quelle assunte rispetto all’Agenda 2030. Ma è anche possibile contribuire singolarmente. Con azioni atte a ridurre sprechi idrici, ad aumentare la diffusione di informazioni utili a salvaguardare le risorse idriche delle singole aree.

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