I dati delle Agenzie delle Entrate e dei contribuenti italiani non sono in mano al collettivo di hacker filorusso LockBit. Non si è verificato un attacco informatico, fa sapere Sogei, a cui l’Agenzia si era rivolta per accertamenti.
“In merito al presunto attacco informatico al sistema informativo della fiscalità, Sogei spa informa che dalle prime analisi effettuate non risultano essersi verificati attacchi cyber né essere stati sottratti dati dalle piattaforme ed infrastrutture tecnologiche dell’Amministrazione Finanziaria”, ha comunicato Sogei in una nota.
Dagli accertamenti tecnici svolti Sogei “esclude pertanto che si possa essere verificato un attacco informatico al sito dell’Agenzia delle Entrate. Resta in ogni caso attiva la collaborazione con l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale e la Polizia Postale al fine di dare il massimo supporto alle indagini in corso”.
Secondo le notizie circolate inizialmente, all’Agenzia, da parte del gruppo LockBit, era arrivata una richiesta di riscatto, con un pagamento milionario da effettuare entro 5 giorni, pena la diffusione dei dati sottratti. Un classico chema ransomware, insomma.
La procura di Roma ha anche aperto un’inchiesta per effettuare verifiche sull’attacco hacker segnalato nel dark web dalla stessa LockBit, che sosteneva di aver sottratto 78 giga byte di dati.
“Il sistema tributario nazionale gode di ottima salute”, ha detto al Tg1 Roberto Baldoni, direttore del’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, riferendosi all’attacco hacker all’Agenzia delle Entrate. “Immaginiamo che l’attaccato sia un ente terzo che lavora con l’Agenzia – ha spiegato – ma su questo c’è un’indagine in corso”.
Secondo quanto riferito da Ansa, che cita i primi rilievi dell’indagine, ad essere hackerato sarebbe stato il profilo di un professionista, ma i dati dell’Agenzia non sarebbero stati compromessi.
