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L’Europa vuole combattere le microplastiche. Questa startup italiana sa come fare

BONACONSA NANOMNIA STARTUP

La startup Nanomnia usa una tecnologia che può aiutare a combattere le microplasticheLa versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2022.

Impiegare materiali naturali su scala nanometrica per raggiungere obiettivi d’immenso valore per il pianeta. Il binomio ‘piccolo-grande’ è sintetizzato in Nanomnia, sincrasi che riassume la mission strategica di una startup biotech che sfrutta le nanotecnologie per offrire alle aziende del pharma, dell’agrochimico, dell’industria cosmetica e di tanti altri settori, servizi tagliati su misura di nano e micro incapsulamento organico, biodegradabile e microplastic free, dei principi attivi.

Dietro l’ascesa di Nanomnia, lanciata 5 anni fa, c’è l’intuizione di tre ricercatori che si sono conosciuti nelle aule dell’università di Verona. La Ceo Marta Bonaconsa, biologa molecolare specializzata in neuroscienze e gli altri due cofondatori del gruppo: Michele Bovi, oggi Cto, e Pietro Vaccari, senior researcher, entrambi esperti di bio e nano tecnologie. I tre individuano e sperimentano con successo una tecnologia d’incapsulamento a basso impatto ambientale dei principi attivi e da quel momento vengono interpellati per altre consulenze e progetti di collaborazione. “Nanomnia nasce per nostro impulso”, puntualizza Bonaconsa, “non come spin-off del Dipartimento universitario ma in modo autonomo, dopo aver realizzato che la nostra tecnologia avrebbe potuto essere applicata in molti altri ambiti con ottimi risultati”.

Nel 2017, quando Nanomnia apre i battenti, la Commissione europea invitava l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) a valutare prove scientifiche in vista dell’adozione di una normativa comunitaria più severa sulle microplastiche. Due anni dopo l’Echa proponeva ampie restrizioni sulle sostanze nocive presenti in prodotti di uso corrente, per ridurne il rilascio nell’ambiente. I dati in mano ai tecnici di Bruxelles, del resto, sono allarmanti: solo in Europa l’utilizzo di microplastiche nei processi produttivi sfiora le 150mila tonnellate annue, quantità impressionanti di micro particelle che, se non correttamente smaltite, inquineranno l’ambiente per secoli. Non sono solo prodotti come i pesticidi, i fungicidi, i detergenti, i fertilizzanti, alcuni farmaci e gli abrasivi in generale a contenere microplastiche. Anche un’apparentemente innocua crema esfoliante, il blush e l’ombretto per il trucco, i prodotti glitterati o i materiali soffici di riempimento contengono grandi quantità di microplastiche che l’Ue, dalla fine di quest’anno, intende progressivamente ridurre.

Si stima infatti che la nuova normativa europea (allegato XVII del regolamento Reach) dovrebbe impedire il rilascio di circa 500mila tonnellate di microplastiche nell’arco di vent’anni.

E la ‘piccola’ Nanomnia, con la sua tecnologia innovativa, è tra quelle poche aziende europee che potranno concretamente aiutare un numero imprecisato d’imprenditori a restare competitivi pur rispettando le rigide regole imposte da Bruxelles.

“Nanomnia è nata per combattere la dispersione delle microplastiche e contribuire alla sostenibilità del pianeta migliorando l’efficacia dei principi attivi e diminuendo, al contempo, la tossicità dei residui”, spiega Bonaconsa a Fortune Italia descrivendo minuziosamente l’innovativo processo d’incapsulamento che “impiega esclusivamente sostanze organiche che non lasciano residui microplastici, riducono al minimo gli effetti collaterali del trattamento e massimizzano i benefici dei principi attivi”. La tecnologia, insiste, “è sicura per l’uomo e per l’ambiente, perché completamente plastic free”.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di settembre 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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