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Il Virtual world di Dxc e il metaverso della pubblica amministrazione

dxc metaverso virtual world

Ogni pochi mesi le stime sul futuro giro d’affari del metaverso subiscono oscillazioni da far invidia anche ai prezzi delle criptovalute che lo animano. Dalle società di consulenza alle big tech agli istituti finanziari, in tanti ancora stanno cercando di capire cosa sarà il metaverso, anche provando a dargli un valore.

Una cifra che inevitabilmente muta in base a tantissimi fattori (lo sviluppo di nuovi visori, il futuro delle criptovalute stesse) ma che non cambia la realtà dei fatti: il metaverso è virtuale, ma è sempre più concreto. Secondo società tecnologiche come Dxc Technology, è abbastanza reale da arrivare a un giro d’affari da 800 miliardi di dollari già nel 2024.

Ma il caso particolare di Dxc, la multinazionale nata dall’unione tra Computer Sciences Corporation e la divisione di servizi alle imprese di Hewlett Packard, offre un’angolazione particolare: secondo il fornitore di servizi IT (uno dei maggiori della Fortune 500, con oltre 130mila dipendenti, 2000 in Italia, e 16,2 miliardi di dollari di fatturato a livello globale) il metaverso può andare oltre il mondo delle imprese private, coinvolgendo la pubblica amministrazione. Con un occhio alla sostenibilità. “Dobbiamo reinventarcelo, questo mondo” riassume Eugenio Maria Bonomi, amministratore delegato di Dxc in Italia, che nella sua carriera (trentennale) è stato anche ceo di Crif Group e prima ancora Senior Managing Director di Accenture.

Secondo Bonomi, la tecnologia permetterà di re-inventare il mondo. Intanto, nel caso del metaverso, la multinazionale ha iniziato a re-inventare se stessa.

Eugenio MAria Bonomi, Dxc technologies
Eugenio Maria Bonomi, Ad Italia di Dxc technologies

Virtual world

DXC ha sviluppato il proprio Virtual World: un metaverso aziendale che permette ai suoi dipendenti di collaborare tra loro, incontrare clienti e partner, e dematerializzare gli uffici tradizionali con tutto ciò che ne consegue in termini di riduzione dei costi e dell’impatto ambientale.

Ma l’azienda offre anche ai clienti la possibilità di organizzare meeting aziendali nel metaverso, dove sembra di trovarsi nello stesso luogo degli altri avatar partecipanti, anche se si trovano a migliaia di chilometri di distanza. Un po’ come i grandi eventi come conferenze, concerti o spettacoli, organizzati nelle maggiori piattaforme metaverse mondiali, come Decentraland, a cui migliaia di partecipanti possono accedere dal proprio computer.

A inizio 2022, il metaverso di Dxc ha ospitato una conferenza virtuale per i suoi professionisti delle vendite in Europa, Medio Oriente e Africa con oltre 1.300 partecipanti. L’evento, di 2 giorni, ha avuto quasi tutte le caratteristiche che si vedrebbero in una conferenza nel mondo reale, tra presentazioni dei leader del settore e una sala con più di 50 espositori, tra cui alcuni dei partner globali di DXC. “Ormai viviamo una buona parte dell’attività quotidiana usando questa tecnologia”, dice l’Ad.

Uno sportello nel metaverso

Dxc, racconta l’Ad, in Italia lavora con diversi clienti istituzionali. Anche considerando il Pnrr (il 27% delle risorse è dedicato alla transizione digitale e alla trasformazione e innovazione della Pa) il settore pubblico rappresenta per Dxc una delle maggiori aree di business: lavora con clienti istituzionali che operano nella previdenza sociale, nell’istruzione, nella sanità, e ancora agricoltura, trasporti, servizi finanziari. Per il ministero delle Infrastrutture, per esempio, DXC ha sviluppato una piattaforma di servizi digitali per migliorare l’efficienza dei trasporti.

La domanda sorge allora spontanea: vedremo mai una pubblica amministrazione nel metaverso? “Sappiamo che il metaverso abilita la capacità di connessione e l’ampiamento dell’ambiente in cui connettersi: sicuramente i cittadini ne potranno trarre giovamento”, dice Bonomi. “Stiamo lavorando con importanti clienti istituzionali per i quali il metaverso permetterà di innalzare il livello di soddisfazione dei cittadini”, e al contempo di “rendere tutto più specifico in base ai loro bisogni”.

In questo momento, spiega Bonomi, Dxc sta lavorando con la Pa non solo per le piattaforme di mobilità sostenibile, ma anche per piattaforme legate all’educazione, alla formazione e all’e-learning. E con la Pa, come già fatto internamente, l’azienda sta lavorando sulla ‘collaboration’ tra colleghi.

“Stiamo già svolgendo dei lavori che si basano sul concetto di metaverso, perlomeno per la capacità di creare delle modalità di interazione”, spiega l’Ad.

Il partner migliore

Coinvolgere le pubbliche amministrazioni nella rivoluzione ‘metaverse’ significa coinvolgere anche i cittadini, che diventano una sorta di “partner”: “Io vedo nel cittadino un’ulteriore forma di partner che può indirizzare questa forma di universo”.

Inoltre va considerato che il fatto che i cittadini hanno già a disposizione gli strumenti per accedere (smartphone e pc): per Bonomi, questo significa una grandissima opportunità di scala per il metaverso. Il che è una buona notizia per i risultati economici delle stesse aziende del tech che sul metaverso stanno puntando così tanto (e che di solito sono quelle che diffondono le previsioni più ottimistiche). Secondo Nick Clegg, uno dei dirigenti più importanti di Meta, l’economia del metaverso potrebbe arrivare a 3.000 miliardi di dollari nel 2032.

Niente visore? Nessun problema

Secondo molte letture, tra gli ostacoli sul cammino del metaverso c’è l’hardware, e gli indispensabili progressi su visori e sensori: entrare in una stanza virtuale mentre qualcuno si assicura che tu non perda l’equilibrio non è sicuramente un’esperienza accessibile quanto quella offerta da un cellulare. E non è un caso se un gigante come McKinsey ha messo alla base della piramide che comporrà il metaverso proprio i dispositivi.

Il metaverso di Dxc, Virtual World

Anche l’Ad si è ritrovato “a girare su se stesso” indossando un visure virtuale. Ma secondo Bonomi “la tecnologia ha sempre dimostrato di poter superare” problemi del genere. “Banalmente, si tratta di mettere a punto una macchina”.

E già adesso, il metaverso è accessibile con gli strumenti ‘bidimensionali’, cioè pc e smartphone. In Dxc, già si potrà accedere a convegni interni, sessioni di leadership con un pubblico molto ampio (Dxc, ricordiamolo, ha 130mila dipendenti). Trasformarsi in un avatar, dice Bonomi, permette al leader di interagire in maniera diversa nella comunicazione con i dipendenti

Se si parla di comunicazione, “il metaverso concretizza il ‘mettere in comune’ di latina memoria. Quando sono tutti avatar si eliminano gli ostacoli alla comunicazione che spesso sono dati anche solo dalle gerarchie interne”. Anche Bonomi ha partecipato alle prime riunioni del Virtual world. “Ho notato una differenza: questa forma permette di dare pari dignità, perché non immediatamente associabile alla gerarchia. Credo sia fondamentale per un meccanismo aziendale” dove le decisioni non vengono più semplicemente calate dall’alto, ma coltivate dal basso, spiega l’Ad.

 

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