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Carlo III, il re è verde

carlo III

Il nuovo sovrano dovrà decidere se lasciare l’iniziativa ambientalista al figlio William o tenerla tra le sue prerogative. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di ottobre 2022.

A seguito della scomparsa della Regina Elisabetta II dopo 70 anni di regno, tra il succedersi di premier e avvenimenti storici di portata epocale, la Gran Bretagna e il Commonwealth sono ora guidati da Carlo III, da sempre sensibile alla tutela dell’ambiente e impegnato su più fronti nella promozione di un business più responsabile.

La filosofia di vita del nuovo Re

Aveva solo 22 anni, Carlo, quando nel 1970 fece un intervento a dir poco pionieristico sull’inquinamento derivato dalla plastica e sull’importanza di salvaguardare gli ecosistemi. Un pensiero tramutatosi, nel corso degli anni, in una vera e propria filosofia di vita, tra riciclo dell’acqua piovana nella propria residenza, il rewearing dei propri abiti anche in occasioni pubbliche, e una grande passione per l’agricoltura biologica, culminata nel 1990 con la creazione di Duchy Originals, una linea di prodotti bio, inizialmente provenienti dalle sue proprietà in Cornovaglia e ora realizzati in partnership con la catena di supermercati Waitrose, che promuove i produttori locali e re-investe i propri introiti nelle iniziative filantropiche del re.

Carlo è stato anche protagonista di ‘The Earth in balance. A personal view of the environment’, un documentario prodotto dalla Bbc in cui il re parla delle grandi sfide ambientali dei nostri tempi: dal riscaldamento globale, alla deforestazione fino al tema della sovrappopolazione mondiale. Una sorta di green influencer prima dell’avvento dei social network e prima che la sostenibilità entrasse ufficialmente nelle agende dei leader mondiali.

Il contributo alla moda responsabile

Da sempre grande sostenitore della necessità di sviluppare un sistema moda più responsabile, il re ha lanciato nel 2010 una campagna per promuovere i benefici della lana in termini di riciclo e biodegrabilità. E 10 anni dopo, in occasione del World Economic Forum a Davos, ha presentato la Sustainable markets initiative (Smi), la cui missione è quella di far fronte comune per accelerare la transizione del settore privato verso un futuro più sostenibile. L’iniziativa prevede 16 task force, di cui una è dedicata proprio alla moda ed è guidata da Federico Marchetti, founder di Yoox Net-a-Porter.

“Ho incontrato per la prima volta il re nel 2018 quando è venuto a visitare i nostri uffici Yoox”, dichiara Marchetti. “Durante le nostre discussioni è apparso subito chiaro che condividevamo la passione per la sostenibilità e le opportunità per i giovani. Ciò ha portato alla creazione del progetto The Modern Artisan, in cui giovani designer hanno avuto la possibilità di progettare e produrre una collezione di moda sostenibile. Successivamente, Sua Maestà mi ha chiesto di guidare la sua Fashion task force della Sustainable markets initiative, ideata per mettere al centro dell’industria della moda le pratiche sostenibili”, commenta Federico Marchetti. Dal suo lancio due anni fa, la task force è cresciuta in termini di adesioni e iniziative. Nel 2021 è stata di fatto affiancata dalla Terra Charta, un manifesto che definisce una road map di interventi da condurre entro il 2030, e nel 2022 con il Regenerative Fashion Manifesto, sviluppato in collaborazione con la Circular Bioeconomy Alliance, i brand aderenti si sono impegnati a transitare progressivamente verso un business circolare, inclusivo e ‘climate positive’.

Dal Prince’s Trust al G20

Sono più di 20 le organizzazioni artistiche, tra cui il Royal College of Music e la Royal Opera, di cui il re è stato presidente o padrino prima di succedere a Elisabetta II. E tra le attività filantropiche spicca l’istituzione del Prince’s Trust, dedicato a supportare i ragazzi svantaggiati nell’ingresso del mondo del lavoro.

Rilevante anche la creazione di Business in the community, il network di oltre 600 organizzazioni britanniche impegnate a diffondere pratiche di business più responsabile e a creare progetti ad alto impatto sociale su diversi ambiti.

Carlo è stato, inoltre, uno dei protagonisti del G20 a presidenza italiana focalizzato sui tre pilastri di ripresa economica e sanitaria: persone; pianeta e prosperità, dove ha anche ricordato che “i leader mondiali hanno una responsabilità schiacciante verso le generazioni future” e che dopo gli impegni presi sul cambiamento climatico è importante “tradurre tutte queste parole, in azioni concrete ed efficaci”. A chi passerà ora il testimone dell’impegno di sostenibilità di re Carlo? Il nuovo principe di Galles diventerà ambasciatore di sostenibilità ereditando le iniziative del padre o Carlo III estenderà i suoi doveri da monarca?

Lascia ben sperare il recente lancio da parte di William dell’Earthshot Prize, che prevede l’assegnazione di una sovvenzione di un milione di sterline a cinque personalità che si sono distinte per il loro contributo all’ambientalismo.

Comunque vada, sembra che la Royal Family continuerà a far parlare di sé anche su questo fronte. E chissà se il Re sostenibile non possa traghettare la monarchia britannica verso una nuova era.

 

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di ottobre 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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