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Superbonus, atto d’accusa del M5s a Meloni

La rimodulazione del Superbonus 110% per il deputato del M5S Emiliano Fenu “è un errore” grave del centrodestra. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2022 – gennaio 2023.

L’obiettivo della maggioranza di centrodestra al Governo è quello di ridefinire le regole d’ammissione ai finanziamenti e ridurre le risorse per il superbonus, passando dal 110% al 90%. Il governo Meloni, con la Legge di Bilancio, cambierà quello che è stato un cavallo di battaglia del M5S. Emiliano Fenu, deputato pentastellato, è uno dei più strenui difensori del Superbonus 110%. “Questa destra, con motivazioni del tutto infondate e assurde, sta cancellando il Superbonus. Studi alla mano, questa misura è un investimento sul nostro futuro perchè avremo case più efficienti e sostenibili e soprattutto sicure dal punto di vista antisismico. E invece per loro, per la destra al governo, il Superbonus è una spesa. Dovrebbero studiare prima di agire” dice Fenu, che si accalora al telefono mentre ci spiega che “il bonus ha innescato una catena di valore ben superiore alla spesa”.

Allora, onorevole, lei è il papà del Superbonus 110%. La domanda è: serve ancora il Superbonus? Si possono ridurre i fondi?

Intanto non sono il papà, perchè ci sono tanti padri del Superbonus. Riccardo Fraccaro ha avuto il merito di spingere il provvedimento in Consiglio dei ministri all’epoca del Conte II. È nato in un momento particolare, quando c’era bisogno di far ripartire l’economia. Il bonus consente ai beneficiari di effettuare lavori di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico, su non più di due immobili di proprietà, senza alcun tipo di costo. Grazie a questo incentivo si ricava, o meglio ricavava, una detrazione del 110% delle spese sostenute per gli interventi. E coloro che non vogliono utilizzare il credito d’imposta, hanno la possibilità di scegliere lo sconto in fattura o la cessione del credito a un soggetto terzo come banche e intermediari finanziari. Oggi crediamo ancora che questo strumento sia non solo importante, ma in linea con ciò che richiede l’Europa. Dispiace vedere come FdI, che nella scorsa legislatura a parole lo sosteneva, ora se ne discosti.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2022 – gennaio 2023. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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