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Come la nuvola di Amazon si è presa il mondo

AWS è il caso di studio perfetto per capire come innovare un’azienda. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2022 – gennaio 2023.

Se oggi avete preso in mano il telefono o il computer, molto probabilmente avete inconsapevolmente avuto a che fare con un’azienda gigantesca che pochi, al di fuori del mondo della tecnologia, conoscono. Forse siete andati sul Wall Street Journal o su MarketWatch, avete fatto trading su Robinhood o pubblicato qualcosa su Pinterest o Yelp; avete ordinato prelibatezze per il vostro cane su Chewy o per voi stessi su DoorDash; oppure avete pianificato la serata grazie a Tinder, OkCupid o Hinge. Se è così, lo avete fatto con l’aiuto di Amazon Web Services. Conosciuto come AWS, è il fratello meno affascinante nella famiglia delle tante attività di Amazon: e-commerce, streaming video, dispositivi intelligenti. Ma AWS non è meno onnipresente: nascosta da qualche parte nel cloud, la sua voce arriva a milioni di computer in tutto il mondo. Per tutti i clienti AWS, la piattaforma di cloud computing on-demand non è solo un fornitore. Ne sono dipendenti in maniera così profonda che assomiglia più a un servizio pubblico: dato per scontato, ma essenziale per far funzionare tutta la macchina. Negli ultimi 12 mesi ciascuna delle società sopra menzionate ha dichiarato nei documenti della Securities and exchange commission che verrebbero “danneggiate” se perdessero il loro servizio AWS. Altre centinaia di aziende – Netflix, Zoom, Intuit, Caesars Entertainment – hanno segnalato lo stesso fattore di rischio alla Sec nell’ultimo anno. A proposito, la Sec utilizza AWS. Stessa cosa per Fortune.com.

E questa è solo una piccola frazione dei clienti AWS.

AWS, inizialmente gestito da Andy Jassy, che è poi succeduto a Jeff Bezos come Ceo di Amazon, non dichiara il numero dei clienti, ma solo che fornisce potenza di calcolo, storage di dati e software a milioni di organizzazioni e individui. Anche quando Amazon ha recentemente annunciato licenziamenti (per 10mila lavoratori, secondo le voci), gli analisti di Wall Street hanno comunque mantenuto le loro ottimistiche aspettative sulla performance della sua divisione dedicata ai servizi web. Questo è probabilmente il motivo per cui pochi di questi tagli al personale influenzeranno questa sezione, relativamente a prova di recessione, dell’impero di Bezos. Amazon non dice quanti, tra i suoi 1,5 milioni di dipendenti, lavorino per AWS.

Per anni AWS ha portato più profitti di tutte le altre divisioni di Amazon messe insieme, di solito con un ampio margine. L’utile operativo di AWS lo scorso anno, 18,5 mld di dollari, è stato quasi tre volte quello riportato dal resto dell’azienda (6,3 mld di dollari). AWS ha generato 58,7 mld di dollari di entrate nei primi nove mesi di quest’anno; se fosse un’azienda indipendente, si classificherebbe facilmente nella classifica Fortune 100. Come ha fatto questa propaggine del rivenditore online a dominare il redditizio settore del cloud computing, sovrastando giganti della tecnologia come Microsoft e Google, che sembravano meglio posizionati per dominare il settore? L’ascesa di AWS è così improbabile che richiede una spiegazione. E svela il potere di una cultura veramente iconica che, sebbene a volte spietata, alla fine genera innovazione e preserva i talenti migliori, incoraggiando l’imprenditorialità.

Sulle origini di AWS c’è una storia più conosciuta di altre: tutto è iniziato quando Amazon aveva a disposizione una certa capacità di calcolo informatico di riserva, e ha deciso di affittarla ad altre società. Quella storia è immortale, ma non è vera. In realtà AWS ha percorso è un sentiero tortuoso che avrebbe potuto facilmente finire in un fosso. Un percorso che parte dalla filosofia che, ancora oggi, guida AWS.

“Per me, è la storia di player ‘insurgent’ contro player ‘incumbent’”, afferma Adam Selipsky, che è diventato Ceo di AWS l’anno scorso quando il suo predecessore, Jassy, ha assunto il ruolo di Ceo di Amazon. Selipsky, 56 anni, parla a bassa voce, trasmettendo grande intensità. “Una cosa che penso sia davvero importante, di cui ci preoccupiamo sempre”, dice, è che “continuiamo ad avere le esigenze del cliente davanti agli occhi in ogni momento”.

La vera storia di AWS è iniziata con le risposte innovative di Amazon a due problemi. Primo: all’inizio degli anni 2000 Amazon, ancora conosciuta principalmente come un ‘libraio online’, aveva costruito da zero uno dei più grandi siti Web del mondo, ma l’aggiunta di nuove funzionalità era diventata frustrante e lenta. I team di progettazione del software dedicavano il 70% del loro tempo alla creazione degli elementi di base richiesti da qualsiasi progetto, soprattutto un sistema di storage e un’infrastruttura informatica appropriata. Costruire quegli elementi per progetti su scala Amazon è stato difficile e tutto quel lavoro ha semplicemente prodotto una base su cui costruire le funzionalità gradite ai clienti che Amazon stava cercando. Ogni team di progetto stava eseguendo la stessa fatica. Bezos e altri manager di Amazon hanno iniziato a chiamarlo “sollevamento pesi”, lamentando che il risultato era una sorta di “fango” per gli ingranaggi aziendali.

In risposta, ricorda Selipsky, i leader aziendali hanno iniziato a pensare: “Costruiamo un livello condiviso di servizi infrastrutturali su cui tutti questi team possano fare affidamento e nessuno di loro debba dedicare tempo a funzionalità come storage, capacità di elaborazione, database”. I leader di Amazon non consideravano questo servizio una “nuvola” interna – il termine non era ancora usato nel mondo della tecnologia – ma era così.

Il secondo problema riguardava i siti Web che volevano aggiungere collegamenti ai prodotti Amazon sulle proprie pagine. Ad esempio, un sito Web a tema culinario avrebbe potuto consigliare una bilancia da cucina e includere un collegamento alla pagina Amazon.com per il prodotto. Amazon ha iniziato a inviare loro un po’ di codice che potevano includere nel loro sito. Se qualcuno avesse acquistato il prodotto tramite il link, il proprietario del sito avrebbe guadagnato una commissione. Ma man mano che il programma cresceva, sfornare pezzi di codice per ogni sito affiliato diventava più difficile e gli sviluppatori degli altri siti Web volevano creare i propri collegamenti ai prodotti invece di quelli che Amazon inviava loro. Così nel 2002 Amazon ha offerto un software più avanzato, consentendo loro di creare link e ‘display’ molto più creativi. Il nuovo software era complicato: gli utenti dovevano scrivere codice, non solo includerlo. Eppure migliaia di sviluppatori lo hanno amato immediatamente.

Quando Amazon ha lanciato una versione più completa e gratuita del software pochi mesi dopo, ha permesso a chiunque, non solo agli affiliati, di incorporare le funzionalità di Amazon nei loro siti. Sorpresa: molti dei download venivano effettuati dagli stessi ingegneri informatici di Amazon. Quel software si è rivelato una bozza delle innovazioni che Amazon stessa stava cercando per alleggerire il proprio lavoro. Stava emergendo un nuovo scenario. Amazon aveva un disperato bisogno di liberare i suoi sviluppatori di software dalla creazione di “fango”. Gli sviluppatori di tutto il mondo, non solo i suoi, avevano bisogno di nuovi strumenti che facessero proprio questo. “Abbiamo capito molto rapidamente che gli sviluppatori esterni avevano esattamente gli stessi problemi di quelli di Amazon”, afferma Selipsky.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2022 – gennaio 2023. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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