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L’Italia e la sindrome di Ginevra

editoriale dicembre fortune italia

Mi sono sempre chiesto se noi che raccontiamo l’Italia, riusciamo ancora a cogliere l’essenza dei sogni, le conquiste, i successi degli italiani. Ho come l’impressione che tra la realtà fattuale che dovremmo raccontare e i nostri (pre)giudizi, talvolta frutto d’ignoranza, qualche volta ideologici, ci sia un fossato virtuale che si allarga sempre più.

LA VERVE DEL BELPAESE del boom economico del dopoguerra, l’energia della Milano da bere degli anni ’80, hanno ceduto il passo negli anni ’90 allo storytelling di un’Italia vecchia, ripiegata su se stessa, corrotta, rassegnata a un inesorabile declino, incapace di trattenere i suoi figli migliori costretti a ‘scappare’ all’estero per assecondare legittime ambizioni personali e professionali frustrate in Patria. Abbiamo storie di eccellenze e di eccellenti che nascondiamo, talvolta ingiustamente e superficialmente critichiamo o mettiamo sotto inchiesta, per quella innaturale propensione alla negatività che contraddistingue il racconto giornalistico italiano.

SIAMO IL PAESE più amato nel mondo, Patria del Rinascimento, di Leonardo da Vinci, del genio creativo, della pittura, degli scultori, degli ingegneri, filosofi, inventori. Ma sembriamo affetti da una straordinaria amnesia collettiva che ci fa scordare tutto quello che di buono realizziamo. Ogni giorno ci ripetiamo che l’economia va male e andrà sempre peggio. Il Sud sprofonda e nessuno se ne (pre)occupa. L’Italia è ingovernabile e non cambierà mai nulla. La mafia c’è e non sarà mai sconfitta. I ritardi infrastrutturali sotto il Garigliano peggioreranno sempre più. Il Ponte sullo Stretto di Messina non si farà mai perché c’è ben altro a cui pensare.

In questo numero di Fortune Italia proviamo a raccontare, invece, un Paese che ha coraggio, che vuole cambiare, che affronta sfide importanti con la consapevolezza di poterle vincere. È l’Italia dell’ingegno. Raccontiamo la storia di successo di un manager, Luigi Ferraris, amministratore delegato del Gruppo FS. È alla guida di un colosso mondiale nel settore della mobilità che eccelle nel trasporto passeggeri e merci, conquista nuovi mercati europei, trasporta 1 miliardo di persone ogni anno, dà lavoro a 200mila persone, investe nei prossimi dieci anni 190 mld di euro in infrastrutture, innovazione, digitalizzazione. È stato selezionato come ‘Businessperson of the year’ del 2022 per aver maggiormente inciso nella guida del suo Gruppo.

TROVERETE UN SERVIZIO sull’ultimo gioiello di Leonardo Spa, fiore all’occhiello dell’industria della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Sembra un racconto di fantascienza, è invece una realtà italiana che sta per sbarcare sul mercato mondiale. Diamo anche conto della rilevante presenza di aziende e tecnologie italiane che grazie all’Agenzia spaziale del nostro Paese partecipano al progetto Nasa Artemis che punta a riportare l’uomo sulla Luna.

Su questo numero ricchissimo di servizi, reportage e inchieste, con cui salutiamo il 2022, c’è anche un inserto di 25 pagine dedicato al lobbying. Un fenomeno diffuso in tutte le democrazie occidentali, strumento di rappresentanza di legittimi interessi. In Italia il lobbying ha una radicata accezione negativa immeritata. Proviamo a spiegare perché.

Tutto questo accade sotto i nostri occhi mentre nel nostro Paese ‘discutiamo’ (su giornali, in tv, sui social network) del fatto che Giorgia Meloni ha portato con sé al G20 di Bali la figlia Ginevra di 6 anni. Ci raccontiamo male e ci impegniamo ogni giorno a superare l’asticella del ridicolo.

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