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Manovra blindata al Senato, poi la partita delle nomine nelle partecipate

La Manovra sarà blindata al Senato. Ed entro giovedì 28 dicembre, secondo i calcoli di Giorgia Meloni, sarà approvata. Quello arrivato a Palazzo Madama è un testo blindato. Il giorno dopo, venerdì 29 dicembre, nella conferenza stampa di fine anno, la premier  tirerà un primo bilancio dei primi mesi di governo del paese. L’inizio del 2023 non si annuncia più semplice degli ultimi mesi. Dentro la maggioranza ripartirà il pressing dei partiti per migliorare alcune misure incluse nella legge di bilancio da 35 miliardi. Al di là delle misure contro il caro energia, nella manovra secondo la maggioranza ci sono una serie di novità che danno un segnale della visione dell’esecutivo, dalla flat tax per gli autonomi allo stop alla legge Fornero con l’introduzione di Quota 103, dalla stretta al Reddito di cittadinanza alla tregua fiscale.

Gli effetti del price cap

A breve termine occorrerà verificare gli effetti positivi del tetto al prezzo del gas definito dall’Ue. La crisi energetica resta, però, assieme alla congiuntura economica e al conflitto in Ucraina, fra i principali fattori di incertezza per il futuro. Una delle variabili da osservare è la buona tenuta dei rapporti nella coalizione, soprattutto quelli tra FdI e Forza Italia. La premier e Silvio Berlusconi si sarebbero sentiti prima di Natale per gli auguri. Il clima non è esattamente dei migliori. Ma per ora Fi sembra soddisfatta di alcune misure bandiera in Legge di Bilancio: l’aumento delle pensioni minime a 600 euro (mirando a raggiungere i mille euro nell’arco della legislatura) e la decontribuzione fino a 8mila euro per chi assume a tempo indeterminato dipendenti under 35.

Le fibrillazioni dentro Fi dopo la partita del Senato

Ma gli azzurri si aspettavano un maggior coinvolgimento nella fase di costruzione della prima Legge di Bilancio. Senza contare che, nel clima caotico dell’esame a Montecitorio, si è anche sfiorato l’incidente interno alla maggioranza sullo scudo penale per i reati finanziari, fino all’ultimo dato per sicuro negli emendamenti dei relatori e poi saltato.

Il Mes e la partita delle nomine dopo la manovra

Il prossimo banco di prova rischia di essere il Mes. Nel partito di Berlusconi si registra una certa apertura alla valutazione dello strumento del Meccanismo europeo di stabilità. La premier, invece, ha chiarito che l’Italia non vi ricorrerà, se anche alla fine il Parlamento dovesse decidere la ratifica. Fra gli appuntamenti in cui periodicamente emergono spinte non sempre coordinate, ci sono anche le nomine delle società partecipate: fra gennaio e giugno il governo dovrà indicare i vertici di una sessantina di queste, incluse Eni, Enel, Ferrovie, Leonardo e Poste.

Dall’ex Ilva a Ita Airways, le spine di fine anno del governo Meloni

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