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Inflazione, la tassa occulta pagata dagli italiani

La fotografia scattata dal Rapporto Consob 2022 è impietosa. L’inflazione come una “tassa occulta” e l’incertezza pesano sulla gestione delle finanze ritenuta “complessa” per l’80% degli italiani che investono. Anche se il 65% ne comprende gli effetti, l’inflazione erode il potere di acquisto del reddito disponibile e il disagio economico delle famiglie torna ad aumentare.

Nel 2022 cresce la percentuale di chi ha visto un calo delle entrate (23% dal 17% del 2021) e anche la quota delle famiglie “fragili” che non riesce a far fronte alle spese fisse: sono il 37% dal 33% del 2021. Unica certezza è il mattone: la casa resta al primo posto tra gli investimenti. Sale l’interesse nelle criptovalute, mentre rimane scarso quello per la sostenibilità.

L’inflazione “opera come una tassa occulta e iniqua”, ha commentato il presidente della Consob, Paolo Savona, aggiungendo che “nonostante la perdita del potere di acquisto subito, la consistenza del risparmio è aumentata”. Secondo Savona poi, “le discriminazioni di trattamento normativo tra attività di portafoglio sono aumentate, ostacolando il raggiungimento dell’obiettivo di tutela del risparmio in ogni forma, come previsto dalla Costituzione”.

Nonostante oltre la maggioranza degli italiani comprenda l’effetto dell’inflazione, tuttavia, tra coloro che preferirebbero tenere i propri risparmi fermi sul conto corrente (il 12%) o ‘sotto il materasso’ (il 9%), più di un terzo non coglie appieno l’impatto della crescita dei prezzi sul proprio potere di acquisto. Anche se in lieve crescita, le conoscenze finanziarie non sono ancora sufficientemente diffuse né rispetto ai concetti di base né rispetto agli strumenti finanziari né rispetto alle dimensioni del rischio finanziario.

Il 66% degli investitori è sempre più consapevole della necessità di aumentare le proprie competenze. Il portafoglio investimenti degli italiani si conferma tradizionale, con una scarsa propensione al rischio (70%) e una scarsa tolleranza alle perdite seppur minime (69%). Gli italiani privilegiano l’investimento immobiliare (il 23% dal 26% del 2021), al secondo posto l’investimento finanziario ( il 20% dal 27%). La preferenza per il conto corrente è scesa al 12% (dal 18%).

Mentre investono nelle criptovalute ben il 6% dal 4%. Secondo l’indagine, sale infatti la quota di intervistati che accedono alla rete per scambiare cripto-valute e negoziare online (rispettivamente dal 2% all’8% e dall’8% all’11%) e l’interesse potenziale, che si associa, tra le altre cose, alla prospettiva di guadagni facili e alla propensione a sopravvalutare le proprie conoscenze in materia.

Solo l’11% degli intervistati possiede, invece, investimenti sostenibili. Secondo l’indagine “proprio la mancanza di conoscenze è il maggiore deterrente a scegliere investimenti sostenibili, seguito dalla percezione di rischi elevati (l’87%), performance finanziarie basse (l’86%), mancanza di informazioni utili e chiare e il timore del greenwashing”. L’interesse potenziale, tuttavia, in prospettiva potrebbe tradursi in un aumento: nel giro di due anni, infatti, si dichiara propenso a investire di più in prodotti sostenibili il 57% degli intervistati.

Quanto alla differenza di genere, secondo l’indagine le donne rischiano di meno, sottostimano le proprie conoscenze finanziarie, tendono ad avere meno familiarità con prodotti finanziari e sono anche più vulnerabili a livello finanziario. Tuttavia, quando le donne sono il primo decisore finanziario della famiglia le differenze di genere si attenuano.

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