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Lavoro, Istat: a dicembre 2022 +334mila occupati

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Circa 37mila occupati in più rispetto al mese precedente, e 334mila in più rispetto a dicembre 2021: i dati preliminari relativi a dicembre 2022, diffusi dall’Istat, segnano un nuovo picco per l’occupazione italiana, che sale al 60,5% (+0,1 punti). Un picco che riguarda però principalmente gli uomini: su 334mila occupati, 296mila sono maschi. Da segnalare l’aumento di contratti a tempo indeterminato e autonomi.

Il miglioramento mensile e trimestrale dell’occupazione (il quarto trimestre 2022 registra un +0,4%) non va di pari passo con le stime preliminari sul Pil, diffuse sempre dall’Istat: dopo sette trimestri consecutivi di crescita, si registra una lieve flessione congiunturale, e rallenta la crescita annuale. Nel corso del 2022 il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato del 3,9% rispetto al 2021. Una variazione comunque superiore a quanto stimato nella nota di aggiornamento al Def, e in linea con il cauto ‘ottimismo’ che sembra circolare anche tra gli economisti del Fondo monetario internazionale.

L’occupazione cresce ma pesa il dato demografico

Il dato mensile è positivo per tutti, tranne che per buona parte dei millennial: l’occupazione cresce (+0,2% il dato congiunturale) per uomini, donne, dipendenti permanenti, autonomi e per tutte le classi d’età a eccezione dei 25-34enni, tra i quali invece il dato diminuisce; risultano in calo anche i dipendenti a termine.

“A dicembre 2022, dopo il calo registrato a novembre, l’occupazione torna a crescere per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti e degli autonomi”, si legge nella nota dell’Istat. “La crescita dei dipendenti permanenti e degli autonomi determina anche l’aumento dell’occupazione rispetto a dicembre 2021 (+334mila), a fronte di un numero di dipendenti a termine che risulta inferiore di 30mila unità”.

Le tabelle Istat mostrano come la variazione dell’occupazione del 2022 sia dovuta soprattutto all’aumento degli occupati uomini: sono 296mila su 334mila. Sono invece 38mila le donne che hanno trovato lavoro – da Istat.it

 

Da notare come una buona fetta dell’incremento si registri nella parte finale dell’anno. Confrontando il quarto trimestre 2022 con quello precedente, si registra un incremento del numero di occupati (+0,4%, pari a +100mila unità). Secondo l’Istat, però, la crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-1,2%, pari a -24mila unità) e degli inattivi (-0,6%, pari a -83mila unità).

L’Istat sottolinea come la componente demografica e della popolazione complessiva giochi un ruolo importante sui numeri. L’istituto fa l’esempio del numero di occupati, che a dicembre 2022 supera, come detto, quello di dicembre 2021 dell’1,5% (+334mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa; il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,1 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,7 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.

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Intanto rispetto a dicembre 2021 diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-11,0%, pari a -242mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,7%, pari a -225mila).

Il dato sugli inattivi si inverte se si considera la variazione mensile: il numero di persone in cerca di lavoro cresce (+0,1%, pari a +2mila unità rispetto a novembre) tra le donne, i 25-34enni e i maggiori di 50 anni.

Il tasso di disoccupazione totale è stabile al 7,8%, quello giovanile cala al 22,1% (-0,5 punti). La diminuzione del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,4%, pari a -54mila unità) coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età. Il tasso di inattività scende al 34,3% (-0,1 punti).

Salari fermi rispetto all’inflazione

Ma se il livello dell’occupazione è in crescita, non cresce abbastanza quello delle retribuzioni: “Nel 2022, l’intensa stagione contrattuale ha portato al recepimento di 33 contratti collettivi e la crescita delle retribuzioni contrattuali è stata, nella media dell’anno, pari a +1,1%”, dice l’Istat nella nota relativa alle retribuzioni italiane del quarto trimestre. Apparentemente una buona notizia, se non si considerasse l’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione, che lascia meno in tasca ai cittadini italiani.

Ma “il divario tra la dinamica dei prezzi – misurata dall’IPCA – e quella delle retribuzioni contrattuali è salito a 7,6 punti percentuali, raggiungendo il valore più elevato dal 2001, primo anno di diffusione dell’indicatore dei prezzi armonizzato a livello europeo (in passato il valore massimo era stato raggiunto nel 2012 ed era pari a 1,8 punti percentuali)”.

Nel quarto trimestre 2022, dice l’istituto, la dinamica tendenziale delle retribuzioni contrattuali (+1,5 in media) è stata più marcata nei settori dell’agricoltura e della pubblica amministrazione (+3,2% e +2,4%), mentre si è fermata a +0,6% in quello dei servizi.

 

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