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Bonomi (Confindustria): crediti incagliati del Superbonus, industriali pronti ad acquisti 

Il superbonus? Decisioni affrettate hanno gettato nel panico famiglie e imprese. L‘industria dice di essere pronta ad acquistare i crediti incagliati. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi non condivide le mosse dell’esecutivo sulla cessione dei crediti, ma offre anche una mano con un aiuto inatteso. E lo fa mentre le banche tirano dritto ribadendo di essere ormai sature e indicando – insieme all’Ance – come unica soluzione percorribile quella degli F24. Confindustria interviene all’indomani dell’incontro tra governo e categorie e non nasconde i propri dubbi per le modalità con cui si è arrivati al decreto sulla cessione dei crediti, varato in tutta fretta venerdì.

“Quello che lascia perplessi e preoccupati non è la scelta”, ma “non mi convince perché si devono prendere delle decisioni così affrettate gettando nel panico imprese e famiglie e poi convocare le parti. Non era meglio convocarci prima?”, si chiede Bonomi. Ma dopo la stoccata, apre all’esecutivo, offrendo l’aiuto dell’industria manifatturiera italiana. Di fronte al problema di migliaia di cantieri che rischiano di fermarsi, “anche noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità”, dice. L’idea è che il governo crei “le condizioni affinché si possano fare cessioni di primo grado tra privati”: a quel punto, si potrebbe “individuare una classe di imprese”, per solidità economica, che “potrebbero acquistare i crediti che ora sono fermi”.

Un’apertura che arriva mentre le banche, nel mirino perché avrebbero ancora spazio per assorbire crediti (secondo i dati elaborati dall’Agenzia delle Entrate, nel 2022 hanno versato imposte per 30-32 miliardi, di cui una decina per i crediti d’imposta), tornano a ribadire di essere invece al limite. La commissione di inchiesta a fine giugno 2022 ha indicato che “nel biennio 2020-2022, le banche hanno assunto impegni per crediti fiscali pari complessivamente a 77 miliardi circa, saturando la loro capacità fiscale”, ricorda l’Abi, che insieme all’Ance torna in pressing con la proposta di utilizzare gli F24.

Una soluzione, inoltre, che richiede “tempi molto rapidi”, “di facile realizzazione” e senza “impatto aggiuntivo sulla finanza pubblica”, sottolineano Abi e Ance in vista dei tavoli tecnici sul superbonus, che potrebbero essere convocati già in settimana. Intanto in attesa di capire da Eurostat e Istat i tempi dell’impatto del Superbonus sul deficit, a pronunciarsi sul meccanismo è la Banca d’Italia. Che ne evidenzia l’impatto positivo di spinta sulle costruzioni (e dai calcoli di Nomisma anche per le famiglie, con un risparmio medio in bolletta di 964 euro l’anno), ma anche gli oneri “ingenti” per il bilancio pubblico. E se le limitazioni alle cessioni da una parte hanno contribuito ad arginare le frodi, dall’altra hanno anche “finito per penalizzare le imprese virtuose”, osserva via Nazionale, sollecitando più in generale una riforma fiscale anche per le agevolazioni.

 

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