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Gli Stati Uniti verso un’economia a due velocità

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Nonostante l’inflazione quasi record, le costanti previsioni di recessione e l’aumento dei costi di indebitamento, gli americani continuano a fare ciò che sanno fare meglio: spendere. Anche quando ciò significa dover mettere mano a risparmi e utilizzare le carte di credito. A quanto pare, negli Stati Uniti non c’è fascia di reddito che nell’ultimo anno, non si sia concessa una vacanza o che continui ad andare a cena nei ristoranti. Ma le cose potrebbero cambiare.

Contro ogni previsione, secondo l’indicatore della Federal Reserve, a gennaio la spesa personale reale è aumentata dell’1,1%. Ma adesso gli economisti temono che con i tassi di interesse destinati a rimanere “più alti più a lungo” e l’inflazione che non accenna a fermarsi, i consumatori a reddito medio e basso comincino a sentirsi schiacciati. Potremmo essere diretti verso un mondo diviso in due: uno per i ricchi e uno per la classe meno abbiente.

Gregory Daco, capo economista di Ey Parthenon, ha detto a Fortune che quest’anno si aspetta di vedere un “modello di spesa dei consumatori a forma di K”, in cui le famiglie meno abbienti smettono di spendere, mentre le famiglie benestanti continuano a farlo, anche se con maggiore oculatezza.

Daco prevede che la spesa dei consumatori aumenterà solo dell’1% nel 2023, dopo essere cresciuta del 2,8% nel 2022 e dopo il balzo del 9,1% nel 2021. Le assunzioni rallenteranno “in modo significativo” e l’incertezza economica aumenterà, costringendo le famiglie a prestare attenzione anche alle piccole spese.

“Siamo ancora in un contesto in cui la forte inflazione i tassi di interesse alti sono un vincolo per molte famiglie. E se si guardano i bilanci familiari, sono in condizioni peggiori perfino rispetto a sei mesi fa “, ha detto Daco.

Una prospettiva di spesa a due velocità

Negli ultimi mesi, i licenziamenti dei cosiddetti colletti bianchi sono stati sulle prime pagine di molti giornali. I giganti della Big Tech continuano a licenziare decine di migliaia di dipendenti. Tuttavia, gli americani facoltosi possono permettersi di continuare a spendere anche durante i periodi difficili. Cosa che le persone con basso reddito non possono ovviamente fare.

Daco ha spiegato che questa catergoria di lavoratori tende ad avere risparmi considerevoli, riceve importanti pacchetti di licenziamento e trova facilmente un nuovo lavoro.

“Nel settore tecnologico, ad esempio, e anche per alcuni dipendenti del settore finanziario, il reimpiego è molto più semplice, sia nello stesso settore che in settori diversi”, ha affermato. “Un ingegnere impiegato in una grande azienda tecnologica può trovare lavoro in una società di consulenza. Chi lavora nell’investment banking può ricollocarsi in un’altra banca di investimento, o società di gestione patrimoniale o di servizi finanziari. In America c’è molta flessibilità”.

Gli americani a basso reddito, d’altra parte, sono spesso costretti a indebitarsi quando perdono il lavoro o si ritrovano a fronteggiare l’aumento dei costi. I nuovi dati di Bankrate mostrano che l’82% delle persone che guadagnano meno di 50.000 dollari non riesce a coprire le spese di un mese senza utilizzare il credito. E circa il 36% degli americani, adesso, ha più debiti con la carta di credito che risparmi: è la percentuale più alta dal 2011.

“È chiaro che con le condizioni economiche a dir poco sfavorevoli, l’inflazione decisamente alta unita all’aumento dei tassi di interesse, gli americani hanno dovuto pagare un prezzo molto alto”, ha detto Mark Hamrick, analista economico di Bankrate. “Molti hanno dovuto mettere mano ai loro risparmi  (se li avevano), oppure indebitarsi”.

Secondo il rapporto trimestrale sul debito e sul credito delle famiglie della Fed di New York, i saldi delle carte di credito statunitensi sono aumentati del 15% nel 2022 e del 7% solo nel quarto trimestre. Fino a un record di 986 mld di dollari. E i tassi di insolvenza sono in aumento.

Inoltre, all’inizio di febbraio Goldman Sach ha stimato che gli americani hanno speso oltre il 35% dei 2,7 mila miliardi di dollari di risparmi  accumulati durante la pandemia, quando la spesa è rallentata e i sussidi e le indennità di disoccupazione hanno incrementato le entrate.

“Non siamo più in un contesto in cui i risparmi ci salveranno o in cui ci si può aspettare crescita continua di posti di lavoro e salari”, ha affermato Daco. “Gli elementi di sostegno alla spesa dei consumatori, in particolare quelli destinati ai redditi più bassi, non saranno così forti per il resto dell’anno”.

Con la ricchezza degli Americani in calo per la diminuzione del valore delle azioni e degli immobili, Daco vede “una prospettiva di spesa a più velocità”, con i consumatori a basso reddito costretti a fare un passo indietro, mentre i più facoltosi continueranno a viaggiare e mangiare fuori.

Una timeline incerta

Eric Freedman, chief investment officer di U.S. Bank Asset Management, ha dichiarato a Fortune di ritenere che i consumatori statunitensi si stiano effettivamente dividendo in due gruppi distinti, ma ha osservato che, nel complesso, le finanze dei consumatori “rimangono in buona forma”.

E’ possibile che si vada verso il fenomeno di spesa a forma di K“, ha detto. “In questo momento le evidenze non mostrano che il consumatore si trovi in ​​una situazione davvero difficile. Ci aspettiamo un peggioramento con il passare dell’anno, ma credo che si debba attendere per capirlo, non possiamo dirlo adesso”.

Daco e Freedman concordano sul fatto che la spesa dei consumatori è destinata a diminuire, ma questo dipenderà molto dal mercato del lavoro. Freedman ritiene che, sebbene il tasso di occupazione non cresca più tanto in fretta, salvo una brusca impennata della disoccupazione, la spesa dei consumatori rimarrà forte almeno fino alla fine del 2023.

Daco ha notato che prima del rapporto sull’occupazione di gennaio, che ha abbassato il tasso di disoccupazione al 3,4% (il più basso da 53 anni), le assunzioni avevano cominciato a rallentare e gli aggiustamenti stagionali apportati a febbraio ai dati sull’occupazione potrebbero aver fornito un quadro eccessivamente ottimistico del mercato del lavoro.

“Dobbiamo considerare che queste interpretazioni tendono a essere piuttosto volatili”, ha detto. “C’è un grande margine di errore. Forse il mercato del lavoro è molto più forte di quanto ci aspettassimo, ma dubito seriamente che sia così tanto più forte, date le nostre conversazioni con dirigenti aziendali in vari settori”.

I capi azienda con cui Daco ha parlato di recente non hanno espresso l’intenzione di continuare ad assumere o aumentare i salari così velocemente come lo hanno fatto lo scorso anno. In un recente sondaggio di ResumeBuilder, circa il 61% dei capi azienda ha dichiarato di aspettarsi licenziamenti nelle proprie società.

“L’unica intenzione che hanno è quella di ripensare la dimensione corretta e ideale del proprio pool di talenti, le decisioni di assunzione e l’aumento dei salari e dei benefici nel contesto attuale“, ha affermato.

Le implicazioni per l’economia e gli investitori

La spesa dei consumatori rappresenta circa il 70% del Pil degli Stati Uniti. Se scende drasticamente avrà grandi implicazioni per l’economia e gli investitori. Ma mentre molti investitori miliardari e leader aziendali credono che ciò significhi automaticamente recessione, Daco di Ey Parthenon non ne è così sicuro.

Daco sostiene che le prospettive per l’economia statunitense sono “incerte”. Ma se pure l’economia potrebbe essere diretta verso una “lieve recessione”, non vede probabili “licenziamenti su vasta scala”. Neanche Freedman di U.S. Bank Asset Management prevede una vera e propria recessione.

“Il nostro team di economia chiede un rallentamento, non una recessione”, ha affermato. “Pensiamo che probabilmente sarà un rallentamento più lungo, ma non necessariamente profondo”.

Per gli investitori, il Cio ha affermato di essere un “grande fan” dei settori delle infrastrutture e dei servizi di pubblica utilità, che dovrebbero beneficiare della recente legislazione, e ha sostenuto che i titoli tecnologici potrebbero essere un buon investimento a lungo termine ma che non è un buon momento per acquistare. Come altri investitori di Wall Street, anche Freedman ha sottolineato il valore di detenere semplicemente liquidità sotto forma di titoli del tesoro statunitensi a causa del rischioso contesto economico.

“Puoi investire in buoni del tesoro a sei mesi che rendono oltre il 5,07%. E’ un ottimo tasso di rendimento per gli investitori, un freno a cambiare”, ha concluso. “È un rendimento reale assoluto. Ed è attraente, senza dubbio”.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

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